“Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte”

Questa famosa frase tratta da una poesia di Eduardo De Filippo, dovrebbe far riflettere tutta l’umanità. Eduardo scrisse questa poesia non durante la guerra, gli anni della fame e della miseria, ma quando era già famoso, quando le cose gli andavano bene. Forse fu proprio la mancanza di tranquillità, nonostante le comodità e gli agi che la vita gli offrirono, a spingere Eduardo a cercare il ristoro che credeva potesse trovare solo morendo, ma che desiderava ottenere da vivo.

“Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte”.

Aveva capito che, su questa terra decaduta dal peccato, dove si danno i premio Nobel della pace, la pace non esiste; logicamente parliamo di una pace interiore, una pace dell’anima. Ma Eduardo si sbagliava due volte.

Primo: la pace non arriva con la morte, anzi se non ti metti a posto con Dio, sarà il principio dell’eterna sofferenza. Sarà un posto più solo della solitudine stessa molto probabilmente, un posto dove non c’è passar del tempo, nè speranza di cambiamento o fine, ma tutto sarà infinitamente tremendo, soprattutto la mancanza di pace quella tanto desiderata da Eduardo.

Secondo: se fai entrare Gesù nel tuo cuore, potrai avere quella pace che sopravanza ogni intelligenza (Filippesi 4:7), una pace che solo Gesù sa donare, quella pace che nonostante mille tribolazioni, sofferenze, malattie, lutti, abbandoni ti fa svegliare la mattina e elevare un canto di gioia a Dio, nonostante la fame, il lavoro perso e tante altre ingiustizie, ti fa sentire il cuore traboccante di gioia. Perché non è una pace terrena ma celestiale che viene ad abitare nel cuore, nell’intimo del credente. Solo chi è stato ricolmo di tale grazia può capire che cosa è la vera pace di Cristo. L’umanità è perennemente in guerra, nazioni contro nazioni, popoli contro popoli, famiglie contro famiglie, fratelli contro fratelli: invece della pace, ci sono guerre ovunque. Nessun uomo o donna che non conosce Cristo potrà mai dire di avere la pace perché è semplicemente impossibile.

La pace è un frutto dello Spirito Santo, per cui solo Dio può donarla ai Suoi figlioli, rigenerati in Cristo (Galati 5:22-23). Eppure i cristiani spesso perdono il valore di questo dono perché, come fece la moglie di Lot, incominciano a guardare indietro, ai piaceri e le concupiscenze del mondo. Si! Anche i cristiani ne sono vittime. Ma il cuore di chi non conosce Cristo sarà sempre agitato da qualche cosa, da qualche problema, e quando pensi che il mondo ti stia sorridendo, intorno a te ci sarà sempre qualche ombra che ti toglierà il senso della felicità. Nella vita ci sono delle “oasi” di tranquillità ma sono momenti effimeri, fugaci, passeggeri, brevi, ma momenti di pace vera no, in cuore senza Cristo è impossibile averla. Più si predica la “pace” nel mondo, più si susseguono guerre, e nessuno potrà fermare l’odio che c’è nel mondo finché non ci sarà una fine stabilita da Dio e questa fine avverrà con il ritorno di Gesù sulla terra.

“Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo” (Atti 1:11).

C’è un posto solo in questo mondo dove regna la pace, nella vera Chiesa universale invisibile di Gesù Cristo, l’insieme di tutti i “chiamati fuori”, i rigenerati a nuova vita dallo Spirito Santo, e non delle mura di una chiesa fatta di mattoni. Chi ne fa parte di tale Chiesa non “dovrebbe” essere afflitto nell’anima. E potrà testimoniare che grazie a Colui che prese il suo posto e lo liberò dai suoi peccati quel giorno morendo su di una croce di legno, ha trovato e ottenuto quella pace tanto agognata da Eduardo De Filippo.

“Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte”.

Il Cristiano redento potrà invece dire:

“Io ho trovata chellà pace, chellà pace senza morte”.

Perché la verità, per poter ottenere questa pace tanto anelata da tutti gli uomini del mondo, non c’è bisogno di morire, ma di dare invece, la propria vita nelle mani di Cristo Gesù.

Qualcuno potrebbe accusarmi di giudicare Eduardo. Ma quello che ho scritto non è un giudizio all’uomo, ma alle sue azioni. Eduardo stesso ha ammesso di non avere la pace che voleva nella sua vita.

Ma c’è un’altra azione che fa dubitare di Eduardo: il giorno della morte di suo fratello Peppino, Eduardo non partecipò alle esequie e la sera, rivolto al pubblico del teatro Duse di Bologna disse: “Adesso mi manca. Come compagno, come amico, ma non come fratello”. Nemmeno di fronte alla morte di un fratello spesso sappiamo perdonare, e se non sappiamo perdonare non saremo neanche da Dio perdonati. Nel cuore del grande artista napoletano, albergavano alcune radici velenose che gli indurirono il cuore e non potevano dare all’uomo pace e serenità, e nel tormento della sua anima scrisse:

“Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte”.

E purtroppo sono in tanti a non trovarla neanche dopo la morte. Gesù nel Suo discorso sacerdotale, prima della Sua crocifissione disse ai Suoi discepoli: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. (Giovanni 14:26).

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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