Iran, Saeed sta meglio anche se non curato. Venerdì la moglie davanti al Congresso USA

Abbiamo appena appreso da Naghmeh Abedini che il marito Saeed, condannato a 8 di carcere nella famigerata prigione di Evin, fuori Teheran,  “sta meglio, anche se non ha ricevuto alcuna cura medica”. Naghmeh ringrazia la comunità cristiana italiana per le preghiere a suo favore.

Saeed Abedini è un giovane (32) pastore evangelico di origini iraniane e titolare della cittadinanza americana. Convertitosi dall’Islam al cristianesimo ed emigrato successivamente negli USA,  è più volte ritornato in Iran per visitare i familiari (genitori e un fratello). Il 26 settembre 2012, le autorità iraniane lo hanno arrestato mentre era in casa con i genitori e rinchiuso nel  carcere di Evin. Accusato di attività sovversive per la sicurezza del Paese (cioè la diffusione della fede cristiana), il mese scorso, per ordine della Guardia Rivoluzionaria, Saeed Abedini è stato condannato a 8 anni di carcere. Per la moglie Naghmeh, “questa è una condanna a morte”. E’ difficile resistere a lungo nel braccio più duro del già famigerato carcere di Evin. La paura, non infondata, è che Saeed ne esca da morto. Venerdì la moglie di Saeed e i legali dell’American Center for Law and Justice saranno al Congresso americano a Washington DC per “audizioni sulla repressione delle minoranze religiose”.


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