La chiesa evangelica vicina ai detenuti

CASERTA – Aiutare a scontare la pena con il conforto della fede e nell’ottica della riabilitazione per il reinserimento nella società è ciò per cui si presta quasi tutti i giorni la Chiesa evangelica di S. Maria Capua Vetere (CE) nei carceri della zona.

Ieri, come ormai è di consueto la corale della Chiesa evangelica, capeggiata dal pastore Cesare Turco, ha sfoggiato cantici e musica in due riunioni di culto evangelico tenutosi davanti a decine di detenuti (e agenti penitenziari dell’alta sicurezza) rinchiusi in vari reparti del carcere sammaritano che per l’occorrenza si sono riuniti per ascoltare e partecipare al culto evangelico. Nell’occasione alcuni detenuti hanno testimoniato come il Vangelo abbia cambiato la loro vita e come quest’esperienza abbia reso sopportabile la propria detenzione, creando serenità nel loro cuore e in quello delle loro famiglie. Nel corso della riunione, i pastori Francesco Lugubre e Giuliano Guarnieri, che erano intervenuti per l’occasione, si sono alternati predicando il messaggio biblico e mettendo in risalto l’importanza nel cuore dell’uomo della signoria di Cristo, che cambia pensieri, sentimenti e comportamenti di quanti glielo permettono. La direzione del carcere sammaritano è molto aperta alle innovazioni progettuali che hanno il fine di contribuire esclusivamente al reinserimento del detenuto nella società civile. Il pastore Cesare Turco, ribadisce che chi ha commesso un crimine è condannato a scontare la propria pena con la privazione della libertà e non con la perdita della dignità.

Come essere umani si ha il dovere di trovare il “proprio spazio” per esercitare la carità, il comandamento dell’Amore. Cristo dice: “Ero carcerato e sei venuto a visitarmi” (Mt.25,36), chiedendo così di essere incontrato nei carcerati, come in tante altre persone toccate dalle varie forme della sofferenza umana “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt.25,40); (da notare che Gesù non mette in risalto né la colpa, né la condanna perché la dignità del carcerato supera sempre la sua colpa).
Spazio privilegiato per esercitare la carità e il comandamento dell’Amore è: il Carcere. E questo non perché i carcerati meritino più degli altri o siano migliori degli altri (secondo una concezione romantica che ogni tanto ritorna), ma perché sono più bisognosi di altri. I carcerati appartengono a una categoria di persone misconosciuta, incompresa, travolta dal proprio destino, che non ha portavoce perché suscita più scandalo che compassione. Eppure vuole riscattarsi e sporge le braccia dalle sbarre in richiesta di aiuto. Le sbarre sono legali, il compito della chiesa non è quello di infrangerle, fare uscire, ma è quello di andare dagli altri dietro le sbarre e annunciare il messaggio biblico che nella sua globalità, se viene ricevuto nel cuore, produce sentimenti divini. Il pastore Turco considera i carcerati pecore che languono fra le spine e afferma con determinazione che è lecito lasciare il resto del gregge che non rischia allo stesso modo. «Credo – afferma il pastore – che c’è un modo di sporgere le braccia da dietro le sbarre che è estraneo alla richiesta umile e consapevole, fa capo a una situazione oggettiva di miseria e abbrutimento. Essa è di per sé sufficiente ad attrarre la simpatia e l’intervento degli altri, perché rappresenta una detrazione della dignità umana e reclama una compensazione. La consapevolezza del carcere, l’impegno per il carcere è più che mai una testimonianza cristiana e merita il suo spazio di carità. Le parole del Signore “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi” (Mt. 25, 36), possono sorprenderci, perfino colpirci, ma non possono lasciarci indifferenti: andare a trovare, aiutare un carcerato significa andare a trovare, aiutare Cristo! Cristo, e solo Cristo, è il motivo che spiega la presenza di ministri di culto evangelico e assistenti volontari spirituali, che, sul Suo esempio, si fanno prossimo al detenuto che lo richiede, e lo accompagnano per tutto il periodo della sua detenzione». Il pastore Turco ribadisce che non bisogna dimenticare che la legge prevede che ogni istituto di pena garantisca al detenuto l’assistenza religiosa e la libertà di professare la propria fede, di istruirsi in essa e di praticarne il culto. L’azione della Chiesa evangelica ha una radice e una meta ben precisa: la persona di Gesù Cristo. «Solo da Cristo viene il motivo per cui andiamo verso gli uomini, e non ad altri se non a Gesù, vengono indirizzate le persone che incontriamo nella nostra attività evangelistica».
«Non possiamo non ammettere che il tempo libero in carcere è una condanna. L’ozio fa a pugni con la rieducazione. Da qui l’importanza del lavoro, delle attività formative, ricreative, culturali che sono svolte dagli educatori, assistenti sociali e assistenti volontari e che riempiono l’ozio dei detenuti. Queste associazioni esterne all’azione rieducativa, che insieme con altre finalità, riveste un’importanza sostanziale nell’interpretazione della pena detentiva, a parer mio – ribadisce Turco – per quando siano vitali, non potranno né loro né alcuna cosa di natura umana raggiungere lo scopo della riabilitazione. Sono efficaci nell’accompagnare il detenuto tenendolo occupato nel corso della sua detenzione con delle giuste iniziative progettuali, ma come ho affermato altrove, solo la Bibbia, quando entra nel cuore dell’uomo, lo cambia radicalmente».

Il Pastore Turco afferma che, favorire il reinserimento sociale delle persone detenute, seguendole e accompagnandole durante l’espiazione della pena nella delicata fase di transizione da modelli comportamentali delinquenziali all’adesione ai corretti modelli della civile convivenza, è l’obiettivo della Chiesa cristiana evangelica di S. Maria Capua Vetere (CE). Da molti anni ormai incontra decine di detenuti e detenute che richiedono assistenza spirituale evangelica nei carceri di Poggioreale, Secondigliano e principalmente in quello sammaritano. Da qualche mese l’opera evangelistica del pastore Turco è iniziata anche nel carcere militare sammaritano. La Chiesa evangelica  locale crede molto in questo lavoro, infatti, in questi ultimi anni, tanti sono usciti dalle ragnatele della delinquenza, tornado miracolosamente ai principi della sana moralità.
In vista di questi buoni risultati ottenuti solo per mezzo della potenza della predicazione dell’Evangelo, la chiesa Evangelica  sammaritana, ha dato vita a un’associazione Onlus, la GMC (Gruppo missionario carcerario) per favorire il reinserimento nella società dei reclusi. Attualmente la GMC Onlus opera nell’ambito delle famiglie dei reclusi sopperendo secondo i propri mezzi alle esigenze primarie di queste. Il pastore Turco, inoltre, impartisce corsi di teologia e formazione biblica nel penitenziario sammaritano. Negli ultimi anni in questo carcere – grazie a Dio e anche alla buona gestione della direzione del carcere – la Chiesa evangelica  promuove la giustizia conciliativa incentrata sulla responsabilità e sulla relazione, che mira a ricomporre le fratture, a rinsaldare i rapporti sociali feriti, a far rincontrare le volontà di convivenza. Assistenti volontari spirituali sono tutti coloro, uomini e donne, che in forza della loro esperienza evangelica, scelgono di prestare il loro servizio in maniera disinteressata e gratuita e che ispirati al comandamento evangelico, cooperano nelle attività di sostegno morale e principalmente spirituale del detenuto e delle loro famiglie. Operando in piena intesa con le direzioni delle carceri, programmano e realizzano una serie d’iniziative a sfondo spirituale, culturale, formativo per tutti i detenuti che lo desiderano. Con “iniziativa spirituale” s’intende permettere  di ripristinare nei detenuti che lo richiedono quei valori morali che il peccato ha portato via.

da: CasertaNews

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