La parabola del Fariseo e del Pubblicano

Quante volte abbiamo letto i versi del fariseo e del pubblicano, magari non prestando la giusta attenzione a quello che GESÙ ha voluto dirci? Sembra un racconto banale ma, come tutti i racconti che troviamo nella PAROLA di DIO, non è per niente banale e va compresa fino in fondo. Il Fariseo in questo caso aveva l’unica preoccupazione di mostrarsi sapiente davanti a DIO, elencando tutte le sue qualità di credente: «Io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano; digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo» (Luca 18:11-12); rilevando in questo modo la sua superiorità davanti al Pubblicano, volendo quasi sostituirsi a DIO in quanto a giustizia.

Il Pubblicano, invece, se ne stava in disparte riconoscendo la sua natura peccaminosa: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Luca 18:13), e non un cuore sinceramente arreso chiedeva perdono e misericordia al SIGNORE. Certamente, Gesù non era venuto solo per evangelizzare e salvare il popolo di Israele; ben sapeva di essere venuto per la salvezza di tutta l’umanità , pertanto, occorre che ciascuno di noi faccia un sincero e approfondito esame di coscienza, per vedere “se” e “fin dove” accogliamo l’insegnamento di Gesù, e come tale insegnamento sia veramente radicato nella nostra coscienza e nel nostro cuore.

Siamo tutti piuttosto pronti a giudicare gli altri, e anche su questo Gesù ci ammonisce, dicendo: «Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati … perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Luca 6:37-38); ma, per di più, ci insegna a perdonare; anzi, nella preghiera del Padre nostro, ci fa chiedere al Padre di essere perdonati se e nella misura con cui perdoniamo ai fratelli: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori».

Chi siamo noi, che non di rado ci atteggiamo a giudici del Signore e ci lamentiamo con Lui perché, ad esempio, non interviene nella storia nostra, ma anche nelle vicende mondiali, come noi vorremmo? Gesù ha condannato chiarissimamente l’orgoglio e la presunzione del fariseo, che proietta in Dio il fatto di essere giusto, quando in realtà parla a se stesso… invece, il pubblicano, che riconosce sinceramente e umilmente il proprio limite, il proprio peccato è giustificato da Gesù il quale ci invita caldamente a imitarlo, per essere anche noi “resi giusti” di fronte al Padre.

DIO ci benedica!

Luigi Mandile | Notiziecristiane.com                                                                                 

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