Uno degli aspetti che più colpisce della predicazione di Gesù è il suo modo originale e paradossale di dire le cose. I suoi detti hanno ispirato secoli di riflessione teologica e di predicazione. Non c’è limite alla profondità delle sue parole. Il suo insegnamento è di una ricchezza spirituale immensa e di una saggezza infinita. Gesù è maestro di sapienza. Insegna le parabole in modo del tutto originale per parlare di Dio e dell’uomo. Le sue parabole superano di molto quelle dei profeti, dei rabbini e della cultura ellenistica del tempo: non ci sono animali o piante che parlano, come nelle favole di Esopo, ma egli parla di Dio come di un padre che ama i suoi figli. Come il titolo di questo articolo suggerisce, vorrei qui accennare ad un aspetto insolito, sorprendente, paradossale dell’insegnamento di Gesù: la radicalizzazione di certe norme della Torah (legge di Mosè) e la relativizzazione di altre. E questo ha ovviamente delle implicazioni notevoli per il discepolo. A scanso di equivoci, premetto subito che Gesù era rispettoso della Torah, perché data da Dio a Mosè, perciò essa non va né smentita né contraddetta, ma osservata. Egli stesso dice che la Scrittura non può essere annullata; che chi trasgredisce uno dei minimi comandamenti sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; che neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto.
Nel suo insegnamento Gesù radicalizza certe norme della Torah e ne relativizza altre. Prendiamo ad esempio alcuni casi della predicazione di Gesù molto noti. Nel sermone sul monte, egli presenta almeno sei casi, e tra questi l’omicidio, la sessualità, la purità, il giuramento, il possedimento dei beni materiali (Matteo 5-6; Luca 6). Qui però non li prendo in considerazione tutti, ma soltanto alcuni, che considero paradigmatici. Iniziamo con l’omicidio e l’adulterio. Secondo Gesù si può uccidere una persona con le parole e commettere adulterio con lo sguardo e il cuore. Si uccide denigrando, offendendo. E l’adulterio non lo si commette soltanto con un rapporto extraconiugale, basta il desiderio peccaminoso. Non è condannato soltanto l’atto in sé, come fa la legge, ma persino ciò che ad esso conduce: la disposizione peccaminosa del cuore. Che cosa presuppone questo detto di Gesù? Presuppone che la conversione debba essere radicale, vera e profonda; debba penetrare fino in fondo, perché fino in fondo si annida il peccato: è nel profondo che c’è l’infezione del male. L’antido all’omicidio è trattare l’altro come fratello. E l’adulterio si evita con uno sguardo e un cuore trasformati. Riguardo ai possedimenti, Gesù non soltanto dichiara beati i poveri e pronuncia “guai” contro i ricchi (Luca 6,20.24), non soltanto chiede di liberarsene esteriormente, ma invita pure a sbarazzare il cuore dalla voglia di possedere, poiché incatena l’esistenza. Riguardo alla sincerità Gesù insegna che ogni parola deve essere vera, e questo rende assurdo e inutile ogni giuramento (Matteo 5,33-37). Riguardo alla purezza egli dice che non esistono oggetti puri e impuri, luoghi puri dove c’è Dio e impuri dove non c’è Dio, piuttosto è il peccato che è nel cuore dell’uomo che rende ogni cosa e azione impura (Marco 7,15-23).
Perché Gesù radicalizza certe norme e ne relativizza delle altre? Uno dei motivi è questo: quando le norme vengono radicalizzate i limiti (e le differenze) tra santi e peccatori, giusti e ingiusti, buoni e cattivi, ebrei e pagani, saltano. Poiché nessuno (senza la grazia di Dio e l’opera dello Spirito Santo) è in grado di osservare completamente il comandamento, allora nessuno ha il diritto di criticare gli altri a motivo delle loro trasgressioni. Il comandamento viene radicalizzato in modo così estremo che in fondo tutti lo trasgrediscono, nessuno è più in grado di osservarlo. La radicalizzazione di certi comandamenti accentua ancora di più la separazione, ma Gesù non radicalizza norme di tipo separatistico, bensì comandamenti accessibili a tutti; mentre relativizza le norme che mirano al separatismo, come il comandamento del sabato. Ma c’è dell’altro: il comportamento paradossale di Gesù. Gesù richiede una santità e una perfezione assolute (Matteo 5,48), eppure egli ha comunione alla mensa con pubblicani e peccatori (Luca 15,1-2). Richiede fedeltà sessuale e rifiuta ogni concessione, perciò non ci si aspetta che egli abbia contatti con persone che contraddicono tali norme, ma non è così; dice che le prostitute vanno innanzi nel regno di Dio (Matteo 21,31). Il possesso materiale viene duramente attaccato, eppure tra i suoi discepoli ci sono persone ricche e benestanti: Giuseppe di Arimatea, Zaccheo, certe donne. Emerge così il rapporto paradossale tra comandamento e grazia. Il che significa che Dio intende offrire a tutti la sua grazia.
Paolo Mirabelli | Bibbiaoggi.it
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