La psichiatria di Dio

16h2a2tIn premessa a questo articolo dedicato ad una semplice riflessione sulla psichiatria vorrei dire alcune cose:

  1. non sono uno psichiatra;
  2. ma sono uno a cui piace interessarsi delle varie realtà e discipline che hanno a che fare con l’uomo (o con cui questi a sua volta – a volte purtroppo – ha a che fare con esse);
  3. mi interessa capire la natura e le cause della sofferenza umana, sperando di trovare dei sistemi e dei modi per aiutare chi soffre;
  4. credo che la ‘scienza’ non può e non arriva sempre a comprendere e a spiegare tutto e spesso con i suoi ‘rimedi’ non sempre riesce a risolvere ciò che dice di poter e saper curare;
  5. penso che per poter esprimere qualche opinione e qualche parere su un determinato argomento non bisogna per forza essere laureati in quell’argomento, dal momento che alcuni ‘sintomi’ di certi disturbi studiati dagli ‘esperti’sono, infatti, osservabili e a volte spiegabili anche da chi si trovi al di fuori dell’ambito di coloro che li studiano per professione;
  6. la sofferenza umana può stare alla base di molti disturbi e la ‘cura’ della sofferenza non è patrocinio o patrimonio [1] della psichiatria;
  7. per molti psichiatri di stampo materialista l’origine e la causa dei disturbi mentali risiede e deriva esclusivamente da problemi neurologici del sistema nervoso centrale e secondo costoro l’intervento privilegiato per affrontare tali disturbi è quello di tipo farmacologico (che volgarmente si potrebbe tradurre nella cosiddetta prassi dell’ imbottire di farmaci il paziente);
  8. le considerazioni che vorrei fare qui non sono di tipo medico, ma di altro genere.

Cos’è la psichiatria?

La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio sperimentale, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali.

Essa è definibile come una “disciplina di sintesi”, in quanto il mantenimento e il perseguimento della salute mentale viene ottenuto prendendo in considerazione diversi ambiti: medico-farmacolo-gici, neurologici, psicologici, sociologici, giuridici, politici.

Etimologia Il termine è stato coniato dal medico tedesco Johann Christian Reil [2] nel 1808, dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e iatros (ιατρός) che significa cura (medica). Letteralmente la disciplina si dovrebbe occupare della “cura dell’anima“. Il medico specializzato in psichiatria è lo psichiatra.

Descrizione Henry Ey, psichiatra francese, definisce la psichiatria come “una branca della medicina che ha per oggetto la patologia della vita di relazione a quel livello di essa che assicura l’autonomia e l’adattamento dell’uomo nelle condizioni della propria esistenza”.

La psichiatria è una pratica medica focalizzata strettamente sull’uso del metodo scientifico-sperimentale come mezzo di indagine conoscitivo, sull’uso prevalente dei farmaci come mezzo curativo e con l’utilizzo accessorio di metodologie altrimenti tipiche della psicologia, che invece è la disciplina che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali.

Critiche alla psichiatria Le critiche più comuni storicamente rivolte dai movimenti antipsichiatrici (tra i cui fondatori vi fu Szasz) sostengono che la psichiatria, a loro dire, utilizzerebbe concetti e strumenti medici impropriamente; che la classificazione fornita per i disturbi mentali è troppo rigida e metodica rispetto alle caratteristiche del disturbo in sé, che può evolvere in moltissimi modi differenti e per il quale la psicodinamica [3] si rivelerebbe invece più appropriata e flessibile; che in alcuni casi (quelli in cui il paziente è incapace di intendere e di volere) tratterebbe i pazienti contro la loro volontà, o sarebbe troppo “autoritaria” rispetto ad altri approcci; che, come le altre specializzazioni mediche, sarebbe “compromessa” in legami finanziari e professionali con l’industria farmaceutica.

I suoi due libri più noti sono Il mito della malattia mentale e The Manufacture of Madness: A Comparative Study of the Inquisition and the Mental Health Movement, che espongono alcuni degli argomenti cui è più associato.

Le sue posizioni politiche e sociali sono invece spesso avvicinate al libertarianismo [4], anche se si inseriscono direttamente nel solco del liberalismo classico sul rispetto dell’ individuo come obbligo da parte della società. Pur non essendo contrario a uno stato sociale minimo, ammonì in Farmacrazia, medicina e politica in America, a prestare attenzione di non trasformare il welfare state in uno Stato terapeutico.

Quali considerazioni si possono fare rispetto a quanto emerge dal quadro descrittivo della psichiatria appena fatto (?) :

  • La psichiatria dice di curare i disturbi mentali, ma dal quadro prima riportato non emerge l’importanza da dare ai pensieri come al ‘con-tenuto’ della mente. In altre parole, se la psichiatria dice di voler curare i disturbi mentali, la base di tali disturbi possono benissimo essere i pensieri (ovvero il tipo di pensieri fatti dalla persona). E quando si parla di pensieri e più probabilmente dei pensieri distorti, (che possono benissimo stare alla base di problemi e disturbi per la mente), ecco che essi (i pensieri, la loro natura, la loro bontà o malvagità) non sono per forza oggetto di studio o di riflessione esclusiva della psichiatria. Infatti possono benissimo esserlo di varie altre discipline: educazione, teologia, morale, per esempio.
  • Eppure quando la psichiatria viene definita come una “disciplina di sintesi”, poiché prende in considerazione diversi ambiti (medico-farmacolo-gici, neurologici, psicologici, sociolo-gici, giuridici, politici), ecco che, invece, sembra scartare proprio determinati ambiti (l’educazione, la teologia, la morale, per es.). Dunque se la si vuol definire come una “disciplina di sintesi” ad onor del vero bisognerebbe dire che la psichiatria opera una sintesi parziale ed è dunque una disciplina parziale(!);
  • ma come può arrogarsi il diritto di definirsi come una disciplina che si “cura dell’anima” quando il suo approccio è solo di tipo materialista (e, dunque, parziale). Come si fa a cercare di definire l’anima come qualcosa di materiale (?!);
  • “Se” la psichiatria è la scienza della “cura dell’anima” come fa a dire di aver l’unica voce in capitolo quando si tratta di studiare la sofferenza dell’anima umana e a pensare che l’anima umana si curi esclusivamente a forza di farmaci (?);
  • la vera cura dell’anima ha bisogno di altri approcci rispetto all’imbottire di farmaci la gente;
  • può essere molto più efficace un semplice colloquio educativo che la somministrazione di mille farmaci in un soggetto che pur assumendoli rimane inconsapevole dei propri problemi e disturbi mentali. Il farmaco può sedare, ma non dare consapevolezza. Per incrementare il livello di consapevolezza di una persona ci vuole un’illuminazione dell’anima e dello spirito piuttosto che un’ottundimento della coscienza per via dell’assunzione di sedativi;
  • diciamo pure chiaramente che i farmaci possono agire sulla parte materiale della persona, ovvero sul corpo (il sistema nervoso), ma non sull’anima (la cui sede principale riguarda tanto i pensieri quanto i sentimenti (o potremmo più semplicemente dire la mente ed il cuore);
  • se la persona non viene aiutata a mettere ordine nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti, invano si cercherà di curare il disturbo che la porta ad uscir fuori di ragione e, dunque, ad arrivare alla follia [5] ;
  • la vera cura dell’anima consiste nel cercare di mettere ordine nel flusso di pensieri e di sentimenti che la persona porta e con-tiene dentro di sé (nell’anima): ad esempio quale grande operazione di ordine sarebbe quella di aiutare le persone a distinguere la verità dalla menzogna all’interno di quel caos (di verità e menzogna, appunto) che può divenire l’anima quando questa non è stata educata ed esercitata a fare un tale tipo di esercizio (che potremmo anche definire di “igiene mentale o dell’anima”, pulendo con la verità tutte quelle convinzioni errate che la persona può man-tenere dentro di sé e che la portano a vedere la vita in un modo non corretto e distorto e, quindi, ad orientarsi e comportarsi in un determinato modo (folle, ossia non secondo ragione…, ovvero non secondo verità e giustizia)).

E, allora, cosa si potrebbe dire al di là ed al di sopra di quel quadro ristretto che sembra venir fuori dalla descrizione della psichiatria? Di certo si può dire che la cura dell’anima:

  1. non solo non compete soltanto gli psichiatri, ma
  2. gli psichiatri non capiscono (o “meglio” non vogliono capire) molto dei veri problemi dell’anima.

Al più uno psichiatra può dare i farmaci per il cervello.

Ma non mi risulta che a tutt’oggi i farmaci abbiano il potere di cambiare i pensieri dell’uomo, ovvero di educarli, di trasformarli da negativi in positivi, da malvagi in buoni.

Questo, la psichiatria devota al suo approccio materialista e farmacologico, non sa né può farlo.

Ma questo è proprio quello in cui dovrebbe consistere la “cura dell’anima”.

Che dire dunque? Beh, si può dire che l’Esperto nella cura dell’anima è Dio stesso ed il professore che sa davvero curare l’anima (quando questa è sommersa da un groviglio disordinato e disturbato di pensieri non buoni) è Gesù stesso, che dice:

“Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati (da pensieri che turbano) ed io vi darò riposo (ovvero quella pace e quell’armonia, che sono il risultato della vera guarigione dell’anima malata e ferita).

Molti possono essere i motivi ed i fattori che possono portare squilibrio all’interno dell’anima umana; ma Colui che può riportarvi il giusto ordine, il buon equilibrio e la vera armonia è il Signore delle anime e degli spiriti degli uomini, Colui che solo conosce i cuori e sa come riportare alla Ragione i pensieri distorti (cioè deviati dalla semplicità, dalla verità e dalla buona giustizia di Dio).

Che dire a mo di conclusione di queste riflessioni (che spero possano servire ad allargare la visione di molti che a) pensavano che solo la psichiatria potesse e sapesse curare i problemi dell’anima o b) non pensavano che oltre alla psichiatria ci vogliono ben altri approcci ed interventi per curare davvero l’anima ?

Beh, diciamo che per poter curare in modo vero e profondo l’anima umana non si può fare a meno di una visione che sia completa ed efficace su di essa. Ed, allora, quale visione può essere più completa ed efficace per comprendere e curare l’anima dell’uomo della Parola di Dio? Nella Bibbia, infatti, leggiamo che:

Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Tutte le cose (compresi gli uomini – coi loro pensieri e coi loro possibili problemi -) sono state fatte per mezzo di lui (la Parola)…In lei era la vita e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende nelle tenebre….Egli (la Parola) era la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo…E noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza grazia sopra grazia[6]

Ecco la vera Luce che illumina le tenebre dell’anima umana e può restituire all’uomo quella sana consapevolezza che può mettere ordine ed equilibrio nei suoi pensieri e riportare, quindi, la sua mente ed il suo cuore a ragionare bene e ad essere ‘sano di mente e di spirito’! Che Iddio vi possa benedire. Amen.

  1. S. Se questo articolo è stato di aiuto a qualcuno che volesse approfondire i pensieri in esso contenuti per ricevere in base ad essi del bene e della cura per la propria anima secondo un tale approccio questi potrebbe approfondire le cose qui descritte leggendo un buon libro sull’argomento:

La psichiatria di Dio di Charles L. Allen, casa editrice EUN (Editrice Uomini Nuovi)

[1] Già patrimonio…, visto che “a volte” alcuni ‘luminari’ cercano di speculare economicamente sulla sofferenza della gente  attraverso il pretesto (o più banalmente la scusa) del ‘sapere scientifico’!

[2] Fu lui a coniare il termine psichiatria, in tedesco psychiatrie, nel 1808. Reil utilizzò il termine ‘psychiaterie’ in una rivista che fondò con J.C. Hoffbauer, Beytrage zur Beforderung einer Curmethode auf psychischem Wege (1808: 169). Reil non cencettualizzò la pazzia solo come opposto della ragione, ma come riflesso di ampie condizioni sociali, ed era convinto che il progresso portasse ad un aumento della follia. Non vide la pazzia come una lesione fisica del cervello, o un male ereditario, ma come un disturbo dell’armonia delle funzioni mentali, radicato nel sistema nervoso.

[3] L’accezione “dinamica” sta ad indicare prevalentemente l’esistenza di forze o attività psichiche che possono interagire o entrare in conflitto, dando origine a caratteristiche di personalità e comportamenti che, se pervasivi e disadattivi, sono considerati come sintomi di un disturbo psichico.

[4] Il libertarianismo è un insieme di filosofie politiche tra loro correlate che considerano la libertà come il più alto fine politico. Ciò include la libertà individuale, la libertà economica, la libertà politica e l’associazione volontaria. La parola libertarianism fu usata dalla seconda metà del XX secolo da filosofi e politici anglosassoni che provenivano da differenti formazioni culturali (talvolta anche contrapposte): ossia quelle del liberalismo, socialismo, comunismo e dell’ anarchismo.

[5] In psicologia, psichiatria, e nel senso comune con il termine follia, pazzo o matto si indica genericamente una condizione psichica (o dell’anima) che identifica una mancanza di adattamento che il soggetto esibisce nei confronti della società, tipicamente attraverso il suo comportamento, le relazioni interpersonali e stati psichici alterati ovvero considerati anormali fino a causare stati di sofferenza psicologica per il soggetto. La definizione di follia è influenzata dal momento storico, dalla cultura, dalle convenzioni, quindi è possibile considerare folle qualcosa o qualcuno che prima era normale e viceversa. Spesso in ambito sociologico si preferisce il termine devianza.

[6] Giovanni 1: 1 – 16

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com


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