La riforma prima di Lutero

Imperia1Seicento anni fa, nel 1415, moriva a Costanza, condannato dal Concilio ecumenico, il Riformatore boemo Jan Hus. Cento anni più tardi, le sue tesi, riprese da Lutero, avrebbero incendiato l’Europa.
(Paolo Tognina) Jan Hus, accusato di eresia, fu bruciato a Costanza seicento anni fa, nell’estate del 1415. Il boia fu incaricato di eliminare ogni traccia e ogni resto, per impedire il sorgere di un culto del martire: le ceneri furono perciò disperse nel Reno. Ma che cosa è rimasto del Concilio che a Costanza viene ricordato con una miriade di eventi – mostre, concerti, rappresentazioni teatrali, tornei e visite guidate?

Risanato lo scisma rinviate le riforme
La grande assise ecclesiastica sanò lo scisma dei tre papi che stava lacerando la cristianità medievale, ma l’unità di tutte le chiese cristiane non fu realizzata. Con Jan Hus e Girolamo da Praga furono condannati due eretici, ma alle questioni di fede e alla richieste di riforma vennero date poche e insufficienti risposte. E ben presto i papi di Roma riaffermarono il loro primato reprimendo ogni richiesta di rinnovamento. Queste mancanze costarono care: cento anni dopo il Concilio di Costanza, Lutero e i suoi alleati fecero proprie le richieste di Hus. E la chiesa si spaccò un’altra volta.

Alla vigilia del Rinascimento
Tra il 1414 e il 1418 arrivano a Costanza delegati da tutto il mondo cristiano: da Uppsala, Atene e Costantinopoli, da Lisbona, Novgorod e addirittura dalla lontana Etiopia. In città confluiscono re e papi, patriarchi e cardinali, vescovi ed abati, principi e teologi, seguiti da artigiani, artisti, commercianti e spettatori. Secondo Ulrich Richental, autore di una “Cronaca” di quegli eventi, la piccola città lacustre ospita durante il Concilio oltre settantamila persone.
Nella storia della chiesa, il Concilio di Costanza – il primo a essere convocato a nord delle Alpi e l’unico celebrato in Germania – riveste un ruolo importante: per i cattolici è il Concilio che ha permesso di sanare lo scisma d’Occidente e ha salvato il papato, per i protestanti è quello che ha mandato a morte Jan Hus, precursore boemo della Riforma di Martin Lutero.

Preservare l’unità della chiesa
Il Concilio fu indetto in risposta alla gravissima crisi che aveva investito il papato nel 14. secolo. In seguito alla cattività avignonese, due pontefici si contendevano il primato: a Roma, il veneziano Gregorio XII si considerava il legittimo successore di Pietro, ad Avignone lo spagnolo Benedetto XIII faceva altrettanto. Un primo tentativo di soluzione della crisi, con il Concilio di Pisa del 1409, fallì: quell’assemblea depose Gregorio e Benedetto ed elesse un nuovo papa, Giovanni XXIII, ma i primi due si opposero alla decisione. Ad aggravare le cose si aggiunse il sostegno che ognuno poteva vantare: Gregorio era riconosciuto in Germania e a Napoli, Benedetto in Francia, Spagna e Scozia, Giovanni era sostenuto dalla maggioranza dei principi e dei vescovi della Germania meridionale.
Il re Sigismondo, monarca d’Ungheria e del Sacro Romano impero di nazione tedesca, deciso a porre fine a quella caotica situazione, spinse allora Giovanni XXIII a indire un nuovo Concilio. La scelta del luogo dove celebrare l’assise cristiana cadde su Costanza, centro commerciale che Sigismondo poteva facilmente controllare.

Colpo di scena a Costanza
Papa Giovanni – il quale non vedeva l’ora di sbarazzarsi dei suoi rivali – aprì i lavori del Concilio ai primi di novembre del 1414. Ma gli avvenimenti precipitarono: con l’arrivo dei sostenitori di Gregorio e Benedetto, i rapporti di forza mutarono e Giovanni perse il controllo sull’assemblea. La vigilia di Natale re Sigismondo raggiunse Costanza e si convinse che l’unica soluzione consistesse nel far eleggere un nuovo papa. Pochi mesi dopo, Giovanni XXIII fu costretto ad abdicare. Messo con le spalle al muro, tentò di fuggire. Sigismondo lo fece inseguire e arrestare. Considerato “antipapa”, più tardi il suo nome sarà radiato dall’elenco dei pontefici. Nel 1958 un altro papa assumerà il nome di Giovanni XXIII. E anche lui, come il suo lontano predecessore, convocherà un Concilio.

Via libera per il conclave
Nel novembre del 1417, dopo la destituzione da parte del Concilio dei papi Gregorio e Benedetto, si aprì il conclave. Gli elettori si riunirono nel grande emporio che sorge in riva al lago – da allora chiamato “Konzilsgebäude” – e nel giro di quattro giorni designarono un nuovo papa. Venne eletto il romano Oddo di Colonna, il quale assunse il nome di Martino V.
Dopo tre anni di lavori il primo degli obiettivi del Concilio di Costanza fu raggiunto, la questione dell’unità della chiesa sotto un unico pontefice era risolta. Ma il Concilio non aveva ancora esaurito tutti i suoi compiti.

Un riformatore sul rogo
A Costanza si affrontarono anche questioni relative alla dottrina, sollevate in particolare dal sacerdote boemo Jan Hus, rettore dell’Università di Praga. Hus riprendeva le dottrine dell’inglese John Wycliff, il quale criticava il potere temporale della chiesa. Il boemo rincarò la dose e criticò il culto dei santi e delle reliquie, la vendita di cariche ecclesiastiche e il mercato delle indulgenze. Egli riteneva che i laici, nell’eucaristia, dovessero anche poter bere il vino. Messo al bando, Hus fu convocato davanti al Concilio. Sigismondo gli concesse un lasciapassare per poter raggiungere Costanza. Tre settimane dopo il suo arrivo, Hus venne incarcerato e il Concilio – il 6 luglio 1415 – lo condannò a morte per eresia. Bruciato sul rogo, le sue ceneri furono disperse nel Reno.
Ironia della storia, forse qualcosa è sfuggito al boia: nel 19. secolo, a Colmar, è stato ritrovato un pezzo di stoffa che potrebbe provenire dal mantello che Hus indossava a Costanza. Analisi del tessuto hanno dimostrato che la “reliquia” risale alla fine del ‘300.

Da Costanza a Wittenberg
La morte di Hus costituì un segnale eloquente: il Concilio non intendeva affrontare la questione delle riforme nella chiesa. Con la destituzione degli “antipapi” e la nomina del nuovo pontefice, la maggioranza dei padri conciliari ritenne di avere esaurito il proprio compito. La corrente riformista nel Concilio, a cui apparteneva ad esempio il teologo francese Jean Gerson, il quale sosteneva che l’autorità del Concilio fosse superiore a quella del papa, uscì sconfitta. Dopo l’elezione diMartino V, i lavori volsero rapidamente al termine. Anche perché un’epidemia di peste minacciava Costanza. La richiesta di riforme sfocerà, un secolo più tardi, nel movimento avviato dal monaco agostiniano Martin Lutero.

Nella foto: statua di Imperia, allegoria di una prostituta di Costanza, in servizio durante i lavori del Concilio, la quale tiene in una mano l’imperatore e nell’altra il papa.

Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/

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