Libri: Di quali leadership la società ha bisogno?

Immagine-8-300x221Due libri a confronto con due opposte visioni sulla leadership. Uno è quello di  John C. Maxwell, Le 21 qualità indispensabili del leader. Come diventare la persona che tutti voglio seguire, Gribaudi, Milano 2004; l’altro è quello di  Andrea Vitullo, Leadership riflessive. La ricerca di anima nelle organizzazioni, Apogeo, Milano, 2007.Entrambi gli autori sono delle autorità nel campo dello studio e della formazione della leadership nell’ambito del marketing, formatori e conferenzieri di estrazione molto diversa ma accomunati da vasta esperienza sul campo.

Maxwell, pastore evangelico americano, si presenta come una delle massime autorità in materia di management e sviluppo delle potenzialità umane, vanta milioni di copie vendute in tutto il mondo dei suoi libri sull’argomento. Sebbene i suoi testi non contengano quasi mai espliciti riferimenti cristiani (ma ne contengono molti tra le righe) è molto apprezzato in ambito evangelicale.

Come dice lo stesso titolo, Le 21 qualità indispensabili del leader è un manuale dedicato a chi vuol essere e crescere come leader. In 21 settimane, una per ogni capitolo, una per ogni qualità, la persona comune diventerà un leader carismatico ed amato dai suoi seguaci. Ogni singolo capitolo, snello e scorrevole, propone in fondo una serie di esercizi da svolgere durante la settimana per sviluppare quella specifica qualità.

Il contesto descritto non è immediatamente né necessariamente quello della chiesa, il leader può essere tranquillamente un manager d’azienda, le dinamiche non cambiano, le modalità di conduzione di una leadership sono le stesse.

Il presupposto è il seguente: lavorando sulla propria personalità dall’esterno, per così dire, impostando una disciplina delle azioni, si crea un’onda lunga di modifiche che si ripercuotono in automatico sul carattere. Modificando il modo di agire, si riprogramma il modo di essere.

Un altro presupposto, questo enunciato in cento modi con estrema chiarezza: il successo e l’insuccesso dipendono esclusivamente dal soggetto, nulla di contingente o di esterno può fermare la persona votata alla vittoria.

Un leader con le giuste qualità vincerà ogni sfida, sarà seguito dai suoi sottoposti che condivideranno senza riserve il suo entusiasmo contagioso e i suoi obiettivi. Tutti cercano leader così, appassionati e coinvolti nel vissuto di chi li circonda, tutti cercano qualcuno che li capisca e dedichi loro un sorriso.

Il leader irresistibile non è dunque un despota ma apprezza i suoi collaboratori e si prende cura del loro benessere. Non è un accentratore ma è soddisfatto delle conquiste del suo team. Lavora molto per crescere costantemente e investe sulla durata della propria leadership, è convinto delle proprie potenzialità e cosciente dell’importanza del proprio operato. Sa di non essere indispensabile ma considera il fatto di essere superato come un fallimento personale.

Ogni capitolo riporta almeno un paio di aneddoti e citazioni delle persone più diverse, campioni dello sport e intellettuali, uomini di pace e di guerra, leader spirituali e uomini d’affari, politici e commedianti, tutti accomunati dal fatto di aver avuto successo nel loro cammino. Un successo quasi sempre preannunciato da predisposizioni d’animo già presenti in giovanissima età, da determinazione e spirito di sacrificio.

In azienda come in chiesa il buon leader è amato e seguito senza riserve, ama e prende a cuore la crescita del suo team, ha forte visione e capacità di provocare l’entusiasmo dei suoi seguaci. Cresce costantemente e dalla sua crescita dipende la crescita comunitaria, il suo successo è il successo di tutti, il suo fallimento è il fallimento di tutti.

Andrea Vitullo, filosofo, lavora nel campo della pratica filosofica applicata al mondo del business, si occupa di formazione del management e di “coaching” filosofico. Detto in pochissime parole, la pratica filosofica è la filosofia applicata alla vita, al di fuori delle accademie e dei discorsi dotti. La filosofia come metodo del pensiero aperto e insieme metodico offerta come strumento alle persone della strada, come chiave per comprendere meglio e guardare con occhi nuovi la propria stessa vita.

All’esatto opposto dell’approccio manualistico di Maxwell e di tanta letteratura motivazionale, Leadership riflessive guarda con scarsa fiducia alle risposte facili e brevi. Il libro, di non agilissima lettura, esamina la leadership nel mondo delle aziende (il suo approccio è filosofico e assolutamente laico, ma lo è d’altronde – laico – anche quello di Maxwell), le sue dinamiche, le sue potenzialità di evoluzione, in riferimento al mondo attuale, le sue problematicità.

È finita da tempo (sebbene non si sia estinta del tutto) la vecchia leadership impostata secondo una linea gerarchica, assolutamente inadeguata al nostro tempo e a lungo andare inefficace perché creatrice di una serie di frustrazioni e malcontenti che ne minano la funzionalità. Le nuove strutture puntano sul lavoro di squadra, sulla suddivisione dei compiti, su intrecci multipli di responsabilità reciproche. Il vecchio capo non c’è più? È solo un’illusione voluta.

La struttura del team funziona solo in un contesto di armonia collettiva e di gratificazione generale, sola spinta motivazionale a che i singoli si muovano per il bene della comunità. E uno dei freni della gratificazione è nel sentirsi il fiato di un superiore sul collo. Così il leader che non sta sopra ma al tuo fianco e sorride mentre valuta il tuo lavoro è più accettabile. Nulla è cambiato, nella sostanza: il capo è sempre lì, il meccanismo dell’incentivo e della sanzione continuano a funzionare.

La ricerca di benessere nelle organizzazioni, tutto l’investimento nella soddisfazione dei dipendenti o dei clienti, è strumentale, è inevitabile. Non è un fine, ma un mezzo. La buona disposizione d’animo di questi è funzionale al successo dell’azienda, alla massimizzazione della vendita, alla dinamizzazione della produzione. Il vero obiettivo dell’impresa non può esser altro, ovviamente.

Da questa metamorfosi è investito in pieno il manager, il leader, che deve reinventarsi, meno autarca e più empatico. Fioriscono dunque i manuali che svelano i segreti di un carisma irresistibile. L’approccio filosofico di Vitullo però mette in seria discussione il presupposto che il lavoro sulla tecnica della leadership sia sufficiente a riprogrammare l’universo valoriale dell’individuo, che il solo risultato rischi di essere la spersonalizzazione dello stesso leader, e di rimando di tutto il suo team (tutte persone, uniche e irripetibili), forzosamente adeguatisi alla mission aziendale senza averla condivisa.

C’è spazio per un’altra leadership? si chiede Vitullo. Che sappia essere funzionale alle necessarie priorità aziendali senza dover però perseguire il sacrificio dell’individuo. Che non presupponga l’appiattimento nel consenso generale e non tema la diversità e il dissenso.

Tutta questa discussione potrebbe essere distante da noi, gente di chiesa, se non fosse che in realtà la riflessione sulla leadership è molto presente in maniera trasversale alle diverse posizioni dottrinali.

Di quali leader ha bisogno la chiesa? Di leader che sappiano investire sul proprio carisma e le proprie capacità, irresistibili trascinatori e catalizzatori di consenso? Che differenza c’è tra l’amore per l’altro ed una tecnica che sviluppi le capacità empatiche? Che differenza c’è tra il bene e il benessere?

Leader che investono sulla propria durata, spesso anche in termini dinastici, o leader che sanno decrescere, che sanno scomparire, come Giovanni Battista?

Recensione di Daniele Mangiola, DiRS-GBU

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook