Lo specchio su cui riflettersi

Al termine della nostra vita, Dio non ci chiederà se apparteniamo a questo o a quel gruppo religioso. Ci chiederà invece cosa abbiamo fatto della nostra vita, quali gesti d’amore abbiamo compiuto nel nostro passaggio sulla terra, come abbiamo agito lungo il percorso del nostro cammino, come abbiamo cresciuto la nostra famiglia e gestito ciò che vi è stato donato.

È una “semplificazione” quasi difficile da accettare sopratutto per chi, gestisce molto male le realtà ecclesiali come un “tempio personale”.

Nonostante la tanto sbandierata frase “l’albero si riconosce dai frutti”, non vi si accorge – fa più comodo non farlo – di quali sono in realtà le proprie problematiche e quali, grazie a DIO, potrebbero essere le soluzioni.

Ma nel frattempo,il mondo va avanti, le famiglie devono affrontare la realtà, spesso le difficoltà, crescere i propri figli, affrontando quelle che sono le intemperie delle stagioni e tutte quelle pseudo realtà dove si parla soltanto ma non si agisce verso il vero bene comune,la vera crescita costante, credono di proseguire in “giustizia”.

Il Signore ci doni di essere capaci di quella comunicazione attenta, discreta, sincera, autentica del Vangelo e di crescere personalmente nella sua conoscenza, perché vi sono troppe ormai, pseudo realtà ecclesiali incentrate su se stesse e non più indirizzate verso il vero cuore di Cristo.

Vi è troppo decadenza morale, spirituale e sociale entrata a far parte delle chiese.

Bisogna davvero ritrovare il coraggio di “resettare” il tutto è di ripartire “semplicemente” dal “sì” del Signore, di partecipare con la propria espressione di vita a quel “sì”, che rimane tale nella gioia e nel dolore, fino al momento della croce e della risurrezione.

È quel “sì” che aprendosi al mondo   lavora nei cuori degli “smarriti”, nelle anime “indebolite”, nel portare luce dove le tenebre hanno avvolto tutto.

È quel “sì” impregnante che ti fa vivere sempre,ovunque e in qualsiasi contesto,la tua appartenenza al regno.

Una persona che vive di fede vede con gli occhi del cuore l’azione di Dio nella sua vita e a Lui solo da gloria.

Poniamoci delle domande quest’oggi,perché c’è tanto da lavorare in primis per noi stessi.

La prima chiesa degli atti ha tanto da insegnare nonostante le fragilità degli apostoli.

Domandiamoci il perché avvengono troppo di rado i miracoli descritti in quei testi. DIO ci benedica.

Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook