Matrimonio: questione di “anima gemella” o questione di carattere … modellato da Cristo?

Quando si parla di matrimonio, riflettendo su quali debbano essere le basi di questa istituzione, a cosa si pensa esattamente?

Quale principio o quali valori possono rappresentare le fondamenta di questa forma intima convivenza fra due esseri umani che, prima di impegnarsi a vivere secondo un tale patto, sono in pratica due sconosciuti, che scelgono di vivere insieme … per sempre?

Qualcuno dice che la base di questa particolare forma di vita a due (fintanto che non arrivano i figli e anche, dopo, quando questi, un giorno, “lasceranno il nido”) è la scelta reciproca dei partners di stare con la persona che “è reciprocamente piaciuta” e che ha fatto scattare il cosiddetto “colpo di fulmine”.  In effetti, a parte i cosiddetti matrimoni combinati (realtà ormai sorpassata – almeno qui da noi -), la realtà della formazione delle attuali coppie – che poi decidono di ‘convolare a nozze’ – pare basarsi su tale aspetto, ovvero sulla libera scelta della persona con cui si decide di stare.

Eppure la triste analisi e constatazione dello stato attuale del vincolo matrimoniale (un vincolo sigillato con la promessa espressa nel corso della celebrazione del matrimonio, promessa che consiste nella seguente dichiarazione:

Consapevoli della nostra decisione siamo disposti, con la grazia di Dio, ad amarci l’uno con l’altra per tutti i giorni della vita. Ci impegniamo ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarci e a educarli secondo la Parola di Cristo”)

Ci mostra che tale istituzione, in questi ultimi tempi, sembra andare in crisi; e la riprova di ciò è la costante crescita dei “matrimoni andati a male”, ovvero dei divorzi, ossia dello scioglimento di quel vincolo e di quel giuramento che ci si era impegnati a rispettare nel momento del coronamento e del suggellamento di quel “sogno d’amore”, che aveva visto – inizialmente – entrambi gli sposi esprimersi attraverso un consapevole “si”!

Proprio ieri, mentre avevo in cuore di scrivere questo articolo, ho ricevuto la notizia da parte di una mia parente del fatto che un mio cugino, purtroppo, si è separato da sua moglie. Ascoltando la sua storia, ovvero i motivi di tale scelta, mi sono determinato ancora di più a riflettere sulle cause di tale fallimento (l’ennesimo tipo di fallimento nei rapporti interpersonali, non fra estranei, ma fra i coniugi stessi, definiti anche “con-sorti”! ).

Volendo riflettere su tale crisi e su tale fallimento, ovvero sui motivi che portano a sciogliere quel vincolo che entrambi i coniugi si erano impegnati a vivere e a mantenere (di restare insieme, nel bene e nel male, per tutta la vita, per amarsi, rispettarsi ed aiutarsi reciprocamente nel sacro vincolo del matrimonio) non ci si può esimere dal chiedersi come mai, dopo aver prestato fede a quel vincolo, poi, si viene meno ad esso (?), come mai, dopo aver sigillato un patto, poi, lo si rompe pur sapendo di averlo contratto (non tanto e non solo davanti agli uomini, ma “anche” davanti a Dio)?

Di fronte a tali domande alcuni trovano subito, facilmente (e superficialmente), la risposta, dicendo:

“Vuol dire che lui/lei non era la mia anima gemella”!

Ma permettetemi di esaminare con voi tale “giustificazione” – o scusa -, perché temo che essa sia una strategia che sta andando di moda per pensare di liquidare, così, su due piedi, quel vincolo, quell’impegno, quel giuramento e quel patto che i coniugi si erano ripromessi di sigillare, allorchè si erano impegnati a vivere insieme davanti agli uomini e davanti a Dio!

Pensare alla cosiddetta “anima gemella” può essere un argomento valido per rompere il vincolo e il patto del matrimonio? Potrà questa scusa reggere dinanzi a Dio?

Spesso per dire che ogni individuo è unico e particolare si ribadisce il fatto che ognuno è diverso da qualsiasi altra persona. E questo principio si usa, ad esempio, quando si parla dell’educazione dei figli, i quali non vanno trattati tutti allo stesso modo, ma secondo le loro particolari inclinazioni e propensioni (realtà ribadita, appunto, anche nel contesto del matrimonio ). Ora, se la realtà dell’unicità di ciascun individuo è vera per i figli, che pur vivono avendo in comune molte cose tra loro (dai medesimi genitori al medesimo ambiente familiare), quanto più lo è fra due estranei, che, un giorno, per mezzo del matrimonio, decidono di impegnarsi a vivere insieme, per rispettarsi e amarsi reciprocamente. Tale impegno ha senso e valore proprio perché i due, pur non essendo uno ma due (e precisamente due estranei), si impegnano ad unirsi e a fondersi per poter divenire uno (su questa realtà si fonda e si basa la verità detta dal Signore, secondo cui “I due diverranno uno (una sola carne)” e, ancora, “Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito” ).

Pertanto il discorso della cosiddetta anima gemella  non solo è irrealistico (falso), ma non è neanche il vero presupposto per l’impegno del matrimonio! L’unione coniugale non può avere per base l’idea dell’anima gemella. La considerazione della ricerca dell’anima gemella è qualcosa di assurdo e puerile, in quanto espressione di animi che non vogliono affatto impegnarsi a modellare se stessi in vista ed in funzione dell’amore per l’altro, ma dell’amore per sé stessi. Utilizzare un argomento (fittizio) come quello dell’anima gemella rivela l’intenzione e la tendenza egoistica di coloro che non sono per nulla disposti a modificare se stessi per realizzare una convivenza basata sull’amore (che è fondato sul dare, sul dedicarsi all’altro/a per il suo bene, e non sulla pretesa del ricevere sempre e comunque).

Ora, essendo irrealistica la concezione dell’anima gemella, ecco che, quando, poi, i nuovi sposi si trovano davanti alla realtà di un compagno/una compagna non fatto/a a propria immagine e somiglianza “vanno in crisi”, non essendo preparati a saper vivere con qualcuno che è “diverso da loro” (nel senso che non coincide in tutto e per tutto con ciò che loro vorrebbero che questi fosse).

E “scandalizzati” da tale scoperta ecco che le coppie immature (perché poggiate sulla puerile visione di un matrimonio fondato sull’ideale (utopistico) dell’anima gemella) trovano “un motivo” per annullare quel “sacro” vincolo che avevano suggellato con tanto di promesse e col simbolo della fede rappresentato dall’anello nuziale.

E’ talmente banale ed insensato il discorso dell’anima gemella che basterebbe prendere qualche esempio dalle realtà spirituali insegnate dal Signore per dire quanto esso sia assurdo ed errato, ovvero basato non sui presupposti della sincerità e dell’onestà, ma su quelli dell’ipocrisia della menzogna.

Ad esempio, il Signore non ha fondato la Sua chiesa sul principio che essa dovesse essere costituita da tante “anime gemelle” (tutte uguali le une alle altre), ma su un Corpo spirituale (ma anche fisico, poiché composto da  esseri umani concreti) formato da individui diversi fra loro, che il vincolo dell’Amore divino avrebbe unito fra loro. L’unione concepita e voluta da Dio è un miracolo che Egli stesso realizza laddove ed ogni volta che degli individui, anche molto diversi o distanti tra loro, vengono da Lui educati a vivere insieme, realizzando l’unità dello Spirito, mediante il vincolo della pace. In altre parole, è Dio che insegna ai suoi a vivere secondo l’unità voluta da Lui. L’unità, dunque, è qualcosa che va imparata, man mano che si vive secondo i dettami ed i principi spirituali divini e non secondo i propri principi umani ed egoistici!

Ora, “se” il Signore ha costituito la Sua chiesa su determinati principi (seguendo e soltanto seguendo i quali su di essa il diavolo non avrebbe prevalso ), come si può pensare che, poi, il matrimonio si possa basare su altri principi (?), su principi che non siano altrettanto divini? Il miracolo dell’unità (fra esseri e persone diverse) è un’Opera che solo Dio può e intende realizzare, tanto nella chiesa quanto nelle famiglie (che, fondamentalmente, sono le cellule della chiesa stessa ).

Per tanto, quando il Signore esorta la sua chiesa (quindi la globalità delle famiglie che la compongono) a vivere nell’unità Egli non si aspetta che tale unità scaturisca dall’ideale (assurdo e falso) dell’ “anima gemella”, ma dall’unione che le persone possono realizzare (pur essendo diverse tra loro) vivendo in Cristo, radicate e fondate in Lui.

In certe case, dove vivono persone non credenti, cioè non cristiani, spesso si trovano certi quadretti che riportano delle frasi e dei principi che, logicamente, sono fuori dall’etica divina della Sacra Scrittura; e tali espressioni e tali principi più o meno dicono che il capo della casa è l’uomo o certi quadretti (in versione tragi-comica) dicono, viceversa, che il padrone della casa è la donna (riportando immagini di “donne” che picchiano – in vari sensi – i mariti).

Quanto distante è, invece, l’etica del cristiano, che, sapendo che il Capo della Chiesa è Cristo, sa che il Signore deve essere anche il Capo della propria casa (che è appunto una piccola chiesa, poiché dovunque “Due o tre sono riuniti nel mio nome – dice il Signore – io sono lì in mezzo a loro”) e che quindi i principi secondo cui vivere al suo interno sono quelli del Signore e non i propri! In tale casa potrà regnare l’armonia voluta da Cristo, la stessa armonia concepita e voluta dai santi e che, un giorno, si godrà anche nel cielo. Non per nulla un cantico cristiano dice così “E’ la casa un paradiso quando v’è il Signor”!

Se l’argomento dell’anima gemella è fasullo, irreale e pagano, quale può essere e deve essere, al contrario, un principio conforme ai valori della morale divina cristiana e sul quale può davvero fondarsi un matrimonio, perché esso sia stabile e testimoniare del fatto che la promessa del vincolo matrimoniale, secondo gli statuti divini, non è un’utopia, ma una concreta realtà, realizzabile da tutti coloro che si dispongono a vivere il matrimonio alla luce degli insegnamenti di Cristo?

Abbiamo visto e considerato che l’unione della quale parla il Signore è fra esseri umani diversi fra loro e che essa è il frutto dell’ Opera divina nel cuore degli uomini. Quindi l’unione realizzabile per mezzo della grazia di Cristo non si basa sul presupposto della perfetta identità fra le persone (le cosiddette – inesistenti – “anime gemelle”), ma su quello dell’Amore di Dio.

Quando i primi discepoli e futuri apostoli litigarono, (per cercare di sapere e di stabilire chi di loro fosse il maggiore ), il Signore li riprese, dicendo, che nella sua chiesa le cose non sarebbero dovute andare come vanno nel mondo (dove ognuno cerca di primeggiare sugli altri e di ergersi a capo), ma tra loro ogni litigio e contesa sarebbe stata risolta guardando al modello di Cristo. In Lui e per lui si sarebbe dovuto impostare lo stile di vita e, dunque, ogni rapporto tra i membri della chiesa e anche di  ogni famiglia cristiana.

Ma, qualcuno (immagino non cristiano) dirà: “Come si fa a mettere insieme gente diversa, gente con pensieri e caratteri diversi”?!

Beh, questa è la Chiesa, questo è il corpo di Cristo; questa è l’Opera di Dio (realizzabile in noi se ci lasceremo modellare da Lui).

Ecco il valore delle parole del Signore:  “Ciò che Dio ha unito,  (secondo determinati principi – che nell’insieme formano il Suo divino insegnamento (la dottrina cristiana del vangelo ) -, l’uomo non lo separi”!

Il fondamento della vera Unione è la verità della dottrina di Cristo, la “dottrina secondo pietà (ovvero secondo l’amore di Cristo)” .

Discorsi (pagani) come l’ “anima gemella”o la cosiddetta “incompatibilità di carattere” sono argomenti che tentano di sfuggire alla realtà del Vangelo di Cristo.

Ad essere in crisi non è il matrimonio in sé (come istituzione, voluta e concepita da Dio), ma sono le persone, chè non sanno più come e perché viverlo.

Il matrimonio è un’istituzione voluta e pensata da Dio, perché gli uomini e le donne potessero realizzare per mezzo di esso una piccola parte di quella Unione che Egli vuole creare e realizzare per coloro e fra coloro che gli ubbidiscono; per realizzare delle piccole cellule che siano sulla terra la testimonianza vivente di tanti piccoli pezzi di paradiso, in cui ognuno non vive più secondo lo stile del mondo pagano (di coloro che non conoscono Cristo e che cercano, quindi, di imporre la propria  supremazia sugli altri), ma si mette – per amore – a servizio degli altri, ad immagine del divino Maestro, che ha detto di “Non essere venuto per essere servito, ma per servire”.

L’incompatibilità di carattere, l’essere fatti – cioè – secondo caratteri diversi e differenti, alla luce della parola del Signore diventa un altro di quei possibili argomenti con cui coloro che non vivono il matrimonio secondo gli statuti e i principi del Signore cercano di scaricare la colpa del loro fallimento matrimoniale sull’idea stessa del matrimonio.

Quando vi sono delle crisi coniugali ciò che non va non è fondamentalmente la concezione stessa del matrimonio, ma qualcosa all’interno … delle persone che sono chiamate a vivere secondo i principi con cui – sin da quando Dio ha concepito il matrimonio – Egli ha inteso che dovessero vivere i coniugi stessi.

Il motivo della presunta “incompatibilità di carattere”, alla luce degli statuti voluti da Dio perché il matrimonio possa funzionare davvero, si manifesta per quello che esso veramente è, una scusa.

L’unione voluta da Dio non è possibile solo se e quando, infatti, coloro che promettono di unirsi e di vivere secondo la grazia di Cristo hanno lo stesso e identico carattere (cosa che equivarrebbe al già commentato discorso della cosiddetta “anima gemella”), ma si estende “anche” laddove tale identità non c’è e non sussiste, poiché a creare la vera unione ci pensa Dio stesso, quando i cuori si aprono all’amore della sua verità, non facendo di se stessi (ossia dei loro reciproci modi di fare e di pensare) i legislatori e i giudici assoluti.

Quando, anticamente, il popolo di Israele si sviava dai sentieri e dalle vie volute da Dio per esso (affinchè questo, camminando in tali sentieri ne avesse del bene ), Dio ha usato mandare, di tempo in tempo, dei giudici, che potessero guidare e riportare il popolo sui sentieri divini, affinchè il popolo recuperasse la pace vissuta mentre ‘camminava con Dio’ e, viceversa, perduta quando lo stesso si persuadeva a camminare al di fuori dei Suoi sentieri (per cercare di imitare le altre nazioni, pagane).

Ora, il giudice, chiamato da Dio a riportare il popolo nelle Sue vie, non guidava il popolo sulla base di propri principi e visioni, ma sulla base dei principi e delle visioni di Dio.

Allo stesso modo in una famiglia può regnare il Signore quando tutti i suoi membri non camminano secondo i propri criteri (umani, limitati e parziali), ma secondo quelli di Dio.

Insomma, se è vero (com’è vero) che l’armonia e la pace tra gli uomini (in qualsiasi contesto) possono sembrare delle mete impossibili (a causa dei propri personali egoismi e delle proprie personali “ragioni”, che spesso non seguono la Giustizia di Cristo) la stessa cosa non può dirsi quando e laddove le persone di dispongano a vivere secondo i principi del Signore.

Insomma, non solo la famiglia è una bella e una buona istituzione (non concepita dall’uomo ma da Dio, che è perfetto), ma essa può anche funzionare bene quando gli uomini e le donne che sono chiamati (da Dio) a formarla – sulla base dei suoi principi e dei suoi presupposti e fondamenti – si lasciano modellare per realizzare un piano e un progetto a Sua immagine e a Sua somiglianza.

Sarebbe assurdo sostenere che è impossibile vivere in una famiglia quando i membri di questa si dispongono a vivere secondo i valori cristiani. Nelle famiglie veramente cristiane regna la pace e la grazia fra tutti i suoi membri, chè realizzano al suo interno ciò che il Signore ha insegnato per poter fondare la chiesa e per riunire in essa gente da ogni parte del mondo.

Le scuse e le utopie della cosiddetta “anima gemella” o dell’ “incompatibilità di carattere” decadono di fronte alla verità del fatto che dei cuori che si arrendono nelle mani del Signore possono venire modellati al punto da acquisire un carattere che sarà conforme a quello del loro divino Maestro.

Con un carattere formato dal divino Salvatore sarà un piacere stare insieme, realizzando quel rifugio e quel ‘nido’ dove poter vivere insieme nell’unità.

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

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