Non puoi predicare Cristo senza predicare sulla depravazione umana

Il concetto di depravazione non va molto di moda in questo periodo. Non capita mai di sentire amici, seduti davanti a un caffè, parlare dell’oscurità che si cela nei loro cuori; non scegliamo versi che riguardano il peccato dell’uomo per decorare belle tazze in porcellana, né scegliamo versi di questo tipo per creare dei bei biglietti tutti decorati che stimolino la nostra riflessione interiore.

Ci piace ascoltare versi incoraggianti, del tipo “Io so i pensieri che medito per voi”, ma non vogliamo soffermarci su versi come “il cuore è insanabilmente maligno”.

Tuttavia, se vogliamo davvero comprendere la grandezza della grazia di Dio, dobbiamo necessariamente comprendere la profondità della nostra depravazione. In effetti, non dovremmo mai sottrarci dall’affrontare il tema della depravazione, non solo perché si tratta di una realtà esistente, ma in particolare perché mette chiarezza ed esalta ciò che Gesù ha compiuto sulla croce. E’ strettamente necessario che predichiamo questa dottrina e che ci rendiamo conto che il nostro compito nel proclamare il vangelo non è quello di “solleticare le orecchie” affinché le persone si decidano a fare qualcosa per sé stesse, ma quello di compungere le anime per mezzo della verità.

Charles Spurgeon una volta disse:

“il motto di ogni fedele servitore di Dio deve essere “noi predichiamo Cristo e Lui crocifisso”. Un sermone senza Cristo al centro è come un impasto di pane senza farina. Caro amico, non c’è Cristo nel tuo sermone? Allora torna a casa e non predicare più fino a quando non troverai un soggetto degno di predicazione”.

Predica Cristo, o tornatene a casa, diceva Spurgeon. Ma per cosa fu crocifisso Cristo? Perché il suo sangue purissimo ha impregnato quella croce di legno destinata ai criminali? La causa della crocifissione fu il peccato. Fu crocifisso a causa della nostra depravazione. Ecco perché ignorare la profondità della nostra malvagità cambia non poco le cose, privando di fatto il messaggio della sua forza.

Se desideriamo predicare Cristo nelle nostre chiese, allora dobbiamo predicare su quello che Gesù ha sopportato e sconfitto sulla croce: dobbiamo spiegare che cos’è la depravazione da cui siamo stati salvati.

Una realtà inevitabile

Molti pastori tengono la dottrina della depravazione lontana dai loro pulpiti, pur ritenendola una verità. La archiviano lì nelle loro menti, ritenendola utile per una buona conversazione, ma non certo applicabile in un sermone della domenica mattina.

A onor del vero, alcuni negano del tutto la depravazione, affermando che l’umanità sia fondamentalmente buona, ma imperfetta. Questa è certamente una teologia sbagliata, estranea al contesto biblico ed estranea alla storia dell’umanità. L’Olocausto, il massacro di My Lai, il genocidio in Rwanda sono solo alcuni esempi di quello a cui mi riferisco.

Quando la depravazione che c’è dentro di noi viene alla luce e si manifesta nel mondo, non può che portare distruzione. E quello che dobbiamo sapere, la notizia orribile che non possiamo ignorare, è che il peccato che c’è nel nostro cuore non è di natura differente rispetto al peccato che si trova nel cuore di coloro che commettono queste atrocità. Così, quando stiamo male, piangiamo e rabbrividiamo davanti a tali orrori, dobbiamo riconoscere che il peccato che si trova nel nostro cuore ci rende non solo capaci, ma addirittura inclini a commettere azioni malvagie.

Semplicemente, la nostra depravazione deve essere proclamata dal pulpito, perché solo in questo modo le persone comprenderanno tanto la grandezza del bisogno che hanno di Cristo, quanto la potenza della croce e la profondità del lavoro di santificazione che compie lo Spirito Santo in noi.

Predicare una grazia più grande della nostra depravazione

Qualcuno potrebbe obiettare che tutto questo parlare della cattiveria umana non faccia che oscurare la bontà di Dio. Le persone non possono fare altro che rimanere disgustate da loro stesse.

Certamente, è possibile predicare un sermone biblico che lasci nelle persone un senso di pesantezza interiore. Tuttavia, è altrettanto possibile che il motivo di questa pesantezza sia un altro: probabilmente, avremo predicato sufficientemente sulla depravazione del genere umano, ma troppo poco sulla grazia di Dio. La vittoria di Gesù sulla morte è la dimostrazione che la grazia di Dio è superiore alla depravazione umana.

L’ira di Dio è giustamente accesa contro il nostro peccato e, per essere salvati da quest’ira, abbiamo bisogno del sacrificio espiatorio di Cristo. Quando insegniamo sul sacrificio espiatorio di Cristo, teniamo ben presente che, dopo aver spiegato la cattiveria del peccato, dobbiamo spiegare in modo approfondito quanto sia immensa la grazia di Dio.

L’opera compiuta da Gesù sulla croce

Considera questo: sulla croce, l’unico Perfetto fu assassinato. Egli subì molto più che una semplice esecuzione: fu umiliato e torturato fino alla morte. Gesù, l’unico ad essere senza peccato, il Figlio di Dio, fu trafitto, deriso, prese sputi in faccia e infine fu ucciso.

Se fossimo semplicemente delle persone imperfette, allora la croce sarebbe stata una “correzione” esageratamente crudele. Se fossimo semplicemente imperfetti, allora la croce sarebbe stata davvero una soluzione eccessiva. Ma quando consideriamo il peccato per quello che è realmente, allora ci rendiamo conto che quello che è accaduto sul Calvario è stato appropriato alla gravità della colpa.

Un tradimento eterno richiede un pagamento eterno.

Dobbiamo ricordarcelo, dobbiamo predicarlo. Dobbiamo comprendere quanto sia profonda la grazia di Dio verso di noi in Cristo. Non siamo stati salvati da innocui errori infantili; siamo stati resuscitati dalla nostra condizione di morte spirituale.

Caro pastore, predica su queste cose. Argomenta la gravità dello stato di depravazione dell’uomo e, dopo averlo fatto, presenta la liberazione radicale che Cristo ha operato per i suoi per mezzo della sua croce e della sua tomba vuota.

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