NON TI DISTRARRE

La distrazione è un fenomeno che permea molti aspetti della nostra quotidianità, spesso sottovalutato, mentre il suo impatto può essere significativo, influenzando il nostro modo di vivere e agire.

Quando non prestiamo attenzione a ciò che ci circonda, ci esponiamo a rischi e opportunità sfuggite.

Il vero costo della distrazione si manifesta in varie sfaccettature della nostra esistenza, dalle relazioni interpersonali alle performance lavorative.
È importante riflettere su come la distrazione può ostacolare la piena realizzazione delle nostre aspirazioni e dei nostri obiettivi, e come, solo mediante un’attenta analisi, possiamo sperare di mitigare i suoi effetti e vivere in modo più consapevole.

La distrazione può essere conseguenza di stanchezza e di altri fattori come lo stress, l’ansia o la mancanza di interesse nell’attività svolta.
Questo stato mentale può comportare rischi significativi, specialmente quando si tratta di compiti che richiedono attenzione e concentrazione, come la guida o l’operare con macchinari pesanti, e i momenti di stanchezza, possono influenzare la capacità di reazione e il tempo di elaborazione delle informazioni, aumentando oltremodo il rischio di incidenti. Inoltre, l’affaticamento può anche compromettere la capacità di valutare correttamente le situazioni e di mantenere la focalizzazione sull’attività in corso.

Essere consapevoli di questi rischi è fondamentale per adottare misure preventive. È quindi indispensabile, in tal proposito, prendere frequenti pause durante il lavoro, riposare a sufficienza di notte e cercare occasioni di relax che possono contribuire a ridurre la stanchezza e migliorare la capacità di concentrazione.

Inoltre, chiedere aiuto o delegare compiti ad altri quando si avverte un eccessivo affaticamento, può essere un passo importante per garantire un ambiente sicuro sia per sé che per gli altri, perché, la consapevolezza dei propri limiti e la ricerca di un equilibrio tra impegno e riposo, sono essenziali per prevenire situazioni pericolose e mantenere elevate performance e livelli di sicurezza.

Dì la verità, ti sei già distratto dal testo che stai leggendo in questo preciso istante!

Forse una notifica sullo smartphone, un messaggio al quale non puoi evitare di rispondere, o almeno è quello che credi, oppure hai visto il passaggio in TV di uno spot che ti ha catturato l’attenzione, o addirittura la musica che stai ascoltando in cuffie, proprio mentre stai leggendo questo articolo ti ha distratto facendoti dimenticare ciò che ti ho detto finora.

Nel libro degli Atti è descritta in dettaglio tutta l’opera dello Spirito Santo in quel periodo, nonché il modo in cui il Signore si è servito degli Apostoli, incluso Paolo. Proprio parlando di Paolo, mi viene in mente uno degli eventi più sorprendenti avvenuti durante una delle sue visite. L’episodio è avvenuto a Troas dove, durante una riunione di culto in quei giorni, un giovane di nome Eutico, preso da un profondo sonno mentre Paolo predicava la Parola di Dio, è caduto dal terzo piano ed ha perso la vita.
Ma leggiamo il testo insieme:

Trascorsi i giorni degli Azzimi partimmo da Filippi e, dopo cinque giorni, li raggiungemmo a Troas, dove ci trattenemmo sette giorni. Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte. Nella sala di sopra, dov’eravamo riuniti, c’erano molte lampade; un giovane di nome Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo, poiché Paolo tirava in lungo il suo dire; egli, sopraffatto dal sonno, precipitò giù dal terzo piano e venne raccolto morto. Ma Paolo scese, si gettò su di lui e, abbracciatolo, disse: «Non vi turbate, perché la sua anima è in lui». Poi risalì, spezzò il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato lungamente sino all’alba, partì. Il giovane fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltremodo consolati. (Atti 20:6-12)

Eh sì, Paolo si prolungava molto nel parlare quel giorno, fino a tarda notte, così come abbiamo letto nel testo. ed io vorrei provare ad immaginare la scena ancora una volta, cercando di non dimenticare nessuna delle sensazioni che si sarebbero potute riprodurre in quel momento.

Immagino quella luce soffusa che rifletteva sulle pareti, tingendo di ombre ogni angolo della stanza. Il calore delle tante lampade accese che rendeva tutto così intimo, mentre quasi sicuramente, un leggero venticello notturno accarezzava la pelle.

Beh, Eutico si sentiva probabilmente un po’ troppo a suo agio, ma non poteva neanche ignorare ciò che stava accadendo dentro quella stanza. Quella sera, infatti, era l’ultima sera che Paolo sarebbe stato in mezzo a loro ma, probabilmente per il nostro giovane Eutico, ogni istante che lentamente trascorreva rendeva tutto più difficile e confuso.

C’è anche da dire che erano tutti ammassati nella stanza di sopra, quelle troppe lampade accese che bruciavano tanto ossigeno, quindi il caldo, la stanchezza e sicuramente influiva anche la tensione accumulata nei giorni precedenti per ciò che era successo ad Efeso, il tutto rendeva quei giorni cruciali per i credenti di Troas, in quanto dopo la dispersione di Gerusalemme, questi momenti rappresentavano un’opportunità unica per ricevere conforto ed esortazione attraverso il ministero di Paolo.

Riflettendo sulla posizione di Eutico durante quella riunione, emerge una dimensione simbolica della sua presenza in essa.
Trovandosi sul davanzale della finestra, pur rimanendo in una posizione comoda, ma marginale rispetto ai suoi fratelli concentrati su ciò che Paolo stava dicendo, la sua condizione rifletteva una distrazione proveniente dall’esterno.

Si potrebbe immaginare che fosse attratto dalle cose esterne, manifestando così un atteggiamento indeciso e perché no, potremmo azzardare addirittura quasi forzato.

Forse era ancora troppo giovane e non aveva ancora preso una decisione definitiva di servire il Signore, e la sua presenza lì potrebbe essere stata influenzata probabilmente dalla sua famiglia o più semplicemente, qualora Eutico avesse già realizzato la salvezza in Cristo, dalla nostalgia per la sua vita precedente.

Queste considerazioni ci offrono l’opportunità di approfondire il nostro pensiero sulla profondità dell’attenzione e della partecipazione autentica durante i momenti di culto e di comunione.

È fondamentale riconoscere come il nostro stato interno possa essere influenzato da distrazioni esterne e fare uno sforzo cosciente per mantenere un impegno concentrato e consapevole con il Messaggio divino durante i momenti di condivisione e adorazione.

Questo ci chiama a riflettere anche su come possiamo sostenere e abbracciare coloro che possono sentirsi incerti o lontani, offrendo loro amore e sostegno all’interno della comunità. È in questi atti di compassione e comprensione che viene coltivata la vera essenza dell’unità e della connessione spirituale, favorendo un senso di appartenenza e di parentela tra gli individui nel loro viaggio spirituale.

Se Eutico, invece di stare seduto sul davanzale della finestra, fosse stato seduto al centro dell’assemblea, insieme agli altri, magari stretto spalla a spalla, visto il poco spazio disponibile, al momento dell’assopimento dovuto alla stanchezza, non sarebbe caduto e non sarebbe morto, ma stretto dagli altri, sarebbe stato sostenuto e avrebbe ripreso ad ascoltare Paolo attentamente.

La stanchezza ci porta ad essere distratti, ma anche le troppe distrazioni ci portano ad essere sempre più stanchi.

È un circolo vizioso in cui veniamo a trovarci un po’ tutti e al quale, non sempre sappiamo trovare una soluzione. Quindi, possiamo dire che, riflettendo sulla storia di Eutico, è la nostra posizione che ci garantisce una sicurezza nel proseguire il nostro cammino verso il cielo, senza correre rischi inutili e inevitabilmente dannosi per la nostra salute, sia fisica che spirituale.

Stare sul davanzale della finestra spirituale della nostra vita ci espone a viaggi nel nostro passato, a desideri di un futuro diverso da quello che stiamo vivendo, ovviamente lontano dalla presenza del Signore, guardando proprio lì, fuori da quella finestra, immaginando o ricordando come sarebbe, o sarebbe stata, la nostra vita in mezzo a quella strada buia, strada tra l’altro, dalla quale siamo andati via poco prima, per salire su in quella stanza in alto, alla presenza del Signore.

Forse le troppe distrazioni ci fanno perdere il valore dell’importanza della presenza del Signore nella nostra vita, ma anche della presenza della nostra vita al centro della Sua presenza. Perdonatemi il gioco di parole, magari rileggetelo pure se volete, ma voglio porre enfasi sul fatto che non è solo importante che Dio sia presente nella nostra vita quotidiana, ma anche che noi restiamo attenti alle Sue parole proprio come faceva Samuele nel tempio, del quale è scritto che: “non faceva andare a vuoto nessuna delle parole che il Signore diceva”.

Samuele intanto cresceva e il Signore era con lui e non lasciò andare a vuoto nessuna delle sue parole. (1° Samuele 3:19)

Continuare a guardare fuori mentre stiamo alla presenza del Signore non fa altro che appesantire gravemente il nostro spirito, fino a farlo sentire stanco persino di ciò che il Signore sta dicendo alla nostra vita e, inevitabilmente, la troppa distrazione produce stanchezza, la stanchezza assopimento, e l’assopimento la morte spirituale.

È vero, viviamo in un tempo difficile, dove è sicuramente troppo facile distrarsi, dove siamo continuamente bombardati da informazioni da elaborare in fretta e furia, ma, così come quando guidi la tua auto, la tua distrazione può procurarti la morte, anche quando stai dirigendo i tuoi passi spirituali distrarti dall’obiettivo che Dio ti ha posto, può procurarti la morte spirituale. Ecco perché l’incoraggiamento di oggi è NON DISTRARTI, hai una meta ben definita da raggiungere, il cielo.

Dio ti benedica.

a firma Ugo Tramontano

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