Sono circa 600 i rifugiati nordcoreani che la Cina ha recentemente rimpatriato in Corea del Nord, scontrandosi con gli appelli di numerosi organismi internazionali per la difesa dei diritti umani. Con molta probabilità, il rimpatrio porterà le persone coinvolte ad affrontare prigionia, tortura o morte.
“Ho vissuto personalmente l’esperienza del rimpatrio forzato e conosco bene il processo di imprigionamento, punizione e tortura”, scrive Timothy*, un cristiano nordcoreano fuggito da tempo dalla Corea del Nord, in una lettera rivolta alle istituzioni. Timothy ritiene che la Cina abbia sfruttato l’attenzione del mondo verso il conflitto Israele-Gaza per muoversi senza fare troppo rumore.
“Molti di questi rifugiati sono cristiani, donne e bambini, compresi neonati. La punizione per chiunque sia entrato in contatto con chiese o missionari cristiani mentre si trovava in Cina è particolarmente severa. Molti potrebbero essere perfino giustiziati”.
Non è la prima volta che la Cina rimpatria i nordcoreani entrati nel paese attraverso il suo confine settentrionale, anche se negli ultimi anni il numero è stato più contenuto.
“Ormai è troppo tardi per le 600 persone rimpatriate. Quello che possiamo fare è esortare le autorità cinesi a trasferire altrove i futuri nordcoreani in fuga, per esempio nelle Filippine. Questo permetterà loro di raggiungere la Corea del Sud in modo sicuro”, ha concluso Timothy.
La Corea del Nord è il paese alla posizione n.1 della World Watch List 2023 di Porte Aperte, un luogo veramente ostile nel quale vivere come cristiani. Se scoperti dalle autorità, i credenti vengono mandati nei campi di lavoro come prigionieri politici o giustiziati sul posto.
Chiediamo di pregare per i rifugiati nordcoreani!
“La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta” – Giovanni 1:5
https://www.porteaperteitalia.org/nordcoreani-in-fuga-rimpatriati-tra-loro-ci-sono-dei-cristiani/
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