Dunque no alle discriminazioni in base all’orientamento sessualee al gender all’interno della pubblica amministrazione e nei rapporti che questa intrattiene con i vari consulenti, fornitori, appaltatori d’opere etc. Forse è per questo spirito di uguaglianza che l’inquilino della Casa Bianca ha fatto sapere che sta appoggiando la candidatura di due persone omosessuali per la carica di magistrato federale. Obama quindi usa lo strumento del decreto perché su questa materia trova la porta sbarrata al Congresso. Infatti, al Senato è passato sì un disegno di legge – l’Employment Non-Discrimination Act – che estende questa particolare tutela alle persone omosessuali e ai transessuali in tutti gli ambiti lavorativi, pubblici e privati. Ma alla Camera, a maggioranza repubblicana, sta incontrando non pochi ostacoli. Il presidente naturalmente ha espresso il desiderio che tale normativa venga varata al più presto: “Ogni giorno, milioni di americani vanno a lavorare sapendo che potrebbero perdere il loro posto di lavoro, non per qualcosa che hanno fatto, ma per quello che sono. Questo non è giusto. E’ sbagliato”. Viene da chiedersi – ponendo mente a quello che ha scatenato l’Obamacare in seno agli enti religiosi – cosa accadrà, ad esempio, ad una scuola cristiana che vorrà licenziare uno suo docente omosessuale perché questi a lezione, per ipotesi, avrà spiegato che “gay è bello” oppure che anche due uomini possono “sposarsi”. Verrà trascinata in giudizio per licenziamento discriminatorio?
La domanda non è peregrina e forse se la sta facendo la stessa Casa Bianca. Infatti quest’ultima non ha voluto rilasciare molti particolari in merito al decreto esecutivo proposto da Obama perché, così appuntano alcuni commentatori, si aspetta di vedere come andrà a finire la vertenza giudiziaria che ha visto coinvolto la catena di negozi “Hobby Lobby”. I proprietari di questa catena non vogliono pagare l’assicurazione sanitaria per i loro dipendenti relativamente alle spese su contraccezione e aborto così come previsto invece dalla riforma sanitaria di Obama. Insomma, se il giudice darà ragione a “Hobby Lobby” il decreto potrebbe essere più soft di quello immaginato dal presidente. Bisogna lisciare il pelo del gatto sempre per il verso giusto e questo vale anche per la persona più potente al mondo.
Obama era presente alla serata di gala non tanto per mostrare il suo volto gay friendly ma soprattutto per raccogliere fondi: un posto a sedere poteva arrivare a costare 32.400 dollari e non meno di 1.200. E i posti a sedere erano 550. L’ex senatore dell’Illinois ha parlato solo 15 minuti ma ha avuto tempo di abbracciare Edith Windsor, donna lesbica che ha acceso il contenzioso sul Defense of Marriage Act (Doma), la legge che prevedeva che solo un uomo e una donna potessero sposarsi. Contenzioso che è arrivato sino alla Corte Costituzionale la quale l’anno scorso ha dichiarato il Doma illegittimo. Obama, a tal proposito, ha anche incontrato giovedì scorso alla Casa Bianca alcuni gruppi Lgbt per studiare come rendere effettiva la sentenza della Corte Costituzionale. Il presidente ha poi così concluso il suo intervento rivolgendosi all’uditorio composto per lo più da attivisti omosessuali: “Crediamo nella vostra dignità e nella vostra parità. Gli Stati Uniti sono con voi. Il mese dell’orgoglio è un momento da celebrare e quest’anno abbiamo molto da celebrare. In 19 Stati americani ora si è liberi di sposare chi si ama, e questo è straordinario”. Una posizione ideologica quella di Obama sul “matrimonio” gay oppure dettata da mero opportunismo? La storia ci dice che dobbiamo preferire il secondo motivo.
Breve cronistoria delle affermazioni del presidente sulle “nozze” gay. Nel ’96, quando correva per le elezioni per il Senato dello Stato dell’Illinois, rispose ad un questionario propostogli dal Chicago’s Outlines, un giornale gay. Alla domanda se era favorevole ai “matrimoni” gay non fece mistero di essere a favore. Si sa, i voti della comunità gay erano importanti. Due anni dopo, una volta passata la campagna elettorale, allo stesso giornale fece sapere che invece sulla questione era indeciso. Nel 2004 trova una soluzione compromissoria quando, intervistato dal Windy City Times, così dichiara: “Sono un fiero sostenitore delle civil partnership e delle unioni civili. Non sono un sostenitore del matrimonio gay così come è stato pensato, principalmente per una questione strategica. Ritengo che il matrimonio, nella mente di molti elettori, abbia una connotazione religiosa” e dunque – chiosiamo noi – introdurre questo nuovo istituto andrebbe a schiacciare i calli di non pochi credenti, che tra l’altro sono pure loro elettori come i gay.
Nel suo libro autobiografico The Audacity of Hope del 2006 non sposa ancora la causa del “matrimonio” omo però, con spirito funambolico, ammette che potrebbe sbagliarsi: “Mi corre l’obbligo non solo come funzionario eletto in una società pluralista, ma anche come cristiano, di rimanere aperto alla eventualità che la mia riluttanza a sostenere il matrimonio gay sia erronea, così come non posso pretendere di essere infallibile quando offro il mio supporto al diritto di abortire. Devo ammettere che io posso essere influenzato dai pregiudizi e dalle preferenze culturali della società, che li accredito alla credenza in Dio. Quel comandamento di Gesù di amarsi gli uni gli altri potrebbe esigere una diversa conclusione. Negli anni a venire quindi potrò essere visto come qualcuno che era sul lato sbagliato della storia”. Un democristiano a New York, vien da dire.
Nel 2008 a MTV pare non aver cambiato opinione: “Io credo che il matrimonio è tra un uomo e una donna. Non sono a favore del matrimonio gay”. Ma più tardi aggiunge: “Sono a favore delle unioni civili”. Poi nel 2012 nel programma dell’ABC “Good Morning America” la svolta: “Sono arrivato alla conclusione che, secondo il mio punto di vista personale, è importante guardare avanti e affermare che le coppie dello stesso sesso dovrebbero essere in grado di sposarsi”. L’equilibrismo sopra il bacino elettorale si è (per ora) concluso a favore della causa omosessualista. Forse perché le lobby gay pagano di più in quanto a voti e a dollari incassati rispetto al popolino dei credenti. La donna sarà pure mobile qual piuma al vento, ma Obama lo è di più. E il vento è quello dei consensi e dei soldi.
Fonte: lanuovabq.it
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