Dopo l’attentato kamikaze davanti alla chiesa di Tutti i santi di Peshawar, che ha causato la morte in Pakistan di almeno 100 persone, molti cristiani sono scesi in strada a protestare contro la persecuzione. Per questo motivo la famiglia cristiana di Waqas Pervez è stata minacciata di morte e costretta a scappare dalla città.
PROTESTE PER L’ATTENTATO. Come dichiarato da Pervez a BosNewsLife, «i problemi sono cominciati il 23 settembre, quando io e altri cristiani abbiamo protestato di fianco a un cimitero cristiano la morte dei nostri cari e contro gli attacchi suicidi. Mentre ci dirigevamo verso la moschea di Jamia, alcuni religiosi e altri musulmani sono scesi in strada per dirci di smetterla» e ne sono nati degli scontri.
MINACCE DI MORTE. Alcuni musulmani hanno giurato vendetta ai cristiani per queste proteste e «sono venuti a casa mia minacciando di uccidere me, mia madre, mio fratello e tutta la mia famiglia». Per questo la famiglia di Peshawar è stata obbligata a scappare e con l’aiuto di un sacerdote ora vive di nascosto in un’altra città.
CRISTIANI DISCRIMINATI. Come dichiarato a tempi.it dal presidente della Conferenza episcopale pakistana Joseph Coutts, la situazione dei cristiani nel paese a maggioranza islamica è sempre più difficile. «Siamo discriminati in modo costante, i musulmani anche se non lo dicono ci vedono ancora come “dhimmi”, cioè i non musulmani, inferiori, che devono pagare una tassa allo Stato per essere protetti. I libri di testo a scuola dipingono in modo negativo i cristiani e li discriminano e al lavoro se sei cristiano è quasi impossibile ottenere una promozione».
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