Con il 2008 è iniziato il secondo decennio delle Nazioni Unite per l’eradicazione della povertà.
Per quanto il tema sia più centrato sugli aspetti materiali, spinge ad una riflessione più ampia che abbraccia l’uomo nella sua interezza, tra corpo e anima.
A riguardo della povertà materiale bisognerebbe fermarsi a riflessioni più approfondite che si traducono in atti di solidarietà concreta, essa necessita, infatti, sopratutto da parte di noi cristiani, di un proiettarsi al di là della miopia dell’anima e traghettarsi oltre a una teologia fatta di parole.
Mi piace ricordare il famoso discorso della montagna: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Matteo 5,3)
Aprendo con queste parole Gesù si ricollegò intenzionalmente ai “poveri del Signore” di cui parla la tradizione biblica, gli “anawim”, i “curvati”, quel “resto di Israele” umile e povero che confidava solo nel Signore Dio (Sof. 3,12). Questo abbandono fiducioso in Dio si era progressivamente focalizzato nell’attesa della venuta redentrice del Messia.
La storia e la Parola insegnano come comportarsi, con quali atteggiamenti adoperarsi per superare un problema da sempre presente e che richiede impegno reale e quello spendersi per aiutare l’altro, il suo animo, i suoi bisogni, la sua concretezza.
E’ su questo presupposto che il C.I.A.S ha inaugurato, dal 7 ottobre appena, la stagione artistica, sportiva, musicale e di fede, con un incontro Gospel sostenuto a favore della lotta contro la distrofia muscolare presso la biblioteca storica di Carini. Da oggi, 9 ottobre, avrà inizio, invece, presso l’oratorio S.Vincenzo di S. Lorenzo, a Palermo, la stagione sportiva 2017/18, che prevede la partecipazione al Campionato nazionale Csi per calcio a 5.
Il C.I.A.S, composto da uno staff ben strutturato tra cui due allenatori professionisti federali FIGC, Fisiologi, Preparatori Atletici, Manager dello Sport e dall’artista, tra l’altro professore di educazione fisica, Totò Borgese, punterà a vincere il trofeo Nazionale tanto ambito e mai giunto qui a Palermo per la categoria Over.
In un fiorire di dialoghi interculturali e internazionale, la squadra sarà composta da 12 atleti italiani e stranieri appartenenti a diversi paesi, tutti accomunati dagli stessi intenti cristiani e sportivi.
“È necessario che scopriamo Cristo come pietra angolare dell’edificio in pietre vive che è la Chiesa, alla quale siamo stati introdotti. Non credo che questo sia un fine esclusivo di una sola bandiera religiosa, ma nell’insieme di coloro che fanno di Cristo il pane quotidiano da vivere..”. Lo scopo della nostra associazione è questo e in questa ricerca continua di incontro dell’altro e di sinergie, si riesce a superare anche quegli stati d’animo e quelle difficoltà materiali che troppo spesso spingono uomini e donne alla deriva.
Qual’è il vero bene che noi possiamo desiderare e perseguire a favore del nostro prossimo (Rom. 10:1). Noi sappiamo che più che il benessere fisico o mentale, quello che ci permetterà di vivere in eterno è il benessere spirituale (1 Tess. 5:23), cioè la pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo (Rom. 5:1). Bisogna stare attenti perciò alle “opere sociali” fine a se stesse, non perdendo di vista il piano di redenzione totale preparato per l’uomo da parte di Dio (1Cor. 1:30, Efes. 1:7). Qualunque mezzo atto a diminuire le sofferenza dell’umanità (assistenza, beneficenza, acculturazione, cure mediche etc.) deve essere impregnato del messaggio di salvezza; perché altrimenti rischiamo, assicurando solo un miglior tenore di vita, di nascondere e quindi trascurare le più importanti esigenze spirituali. Nella mia esperienza di psichiatra, ad esempio, ho visto spesso che l’apparente miglioramento determinato da terapie psicofarmacologiche o da tecniche psicoterapeutiche, quasi sempre blocca la ricerca interiore di una “vera” sicurezza. Per essere più chiari schematicamente si svolge questo processo: L’uomo naturale nel tentativo di difendersi dalla sua angoscia esistenziale struttura dei meccanismi di difesa che gli assicurino un’integrazione al suo ambiente; diciamo in altre, parole che si crea false sicurezze ed equilibri che gli consentano essere “forte” pur non trovando un reale senso alla sua breve vita. Dio tende a lasciar rompere questi modelli e meccanismi di difesa volti a darci un’apparente serenità, con l’obbiettivo di donarci una sicurezza “in Lui“; perché è questo rapporto che durerà in eterno al di là del crollo di tutte le altre pseudocertezze. (1Giov. 2:17)
Pastore Mauro Adragna
Info: manager.sport@libero.it
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