Pandemia, Guerre… “Gesù Dove sei?”

La pandemia (non ancora terminata) ci ha sbattuto in faccia, senza troppi favori, la nostra fragilità. Un organismo pressoché invisibile ha silurato in men che non si dica il nostro senso di sicurezza e di onnipotenza. Questo evento drammatico che, volenti o nolenti, è arrivato a costituirsi come linea di confine temporale (prima della pandemia… dopo la pandemia) è stato caratterizzato da una domanda ricorrente, rivolta spesso a “Dio”: “Dove sei?” e condita di abbondanti suppliche (Pietà di noi, Signore pietà e via discorrendo).

Si sta appena affievolendo l’eco di tale domanda che la pretesa onnipotenza umana si risveglia di colpo facendoci piombare nell’assurda, inutile e quanto mai stupida violenza della guerra.

Anche in questa situazione, la domanda sale al cielo, o chissà dove: “Dove sei?” e ripartono anche le suppliche di pietà, ma quasi mai di una vera riflessione personale su ciò che sta accendendo.

Questa stessa domanda è stata posta a noi, all’uomo, all’umanità intera, fin dagli inizi dell’avventura.

Nel giardino della vita, ossia nella vita quotidiana, Qualcuno venne a cercarci e l’unica misera risposta che fummo, e siamo ancora oggi, in grado di dare fu: “Mi sono nascosto perché ho avuto paura…”.

A questo punto mi chiedo: ma se provassimo a cambiare prospettiva? Se invece di continuare a chiedere “Dove sei?” provassimo a interrogarci su “dove siamo noi”?

Gesù stesso si è fatto totalmente uno di noi. Sulla croce anche Lui è arrivato ad assumere la nostra stessa prospettiva con il suo grido : “Eloì, Eloì …” , che in fondo assomiglia un po’ ai nostri tanti “Kyrie, eléison”.

Anche davanti alla tomba vuota Maria di Magdala, in fondo, chiede: “Dove sei?”…

Dio, il Signore, non si è mai mosso: forse siamo noi a stare nel posto sbagliato; forse siamo noi ad aver perso le coordinate; forse siamo noi che abbiamo scelto di stare dentro la creazione da padroni e non da custodi.

Lui nella nostra storia c’è sempre stato: è il suo nome. Lui si chiama: “Io-ci-sono”. E noi? Dove siamo?

Essere a sua immagine e somiglianza vuol dire “esserci” nella storia come Lui e Lui non può “esserci” se non ci siamo anche noi.

Gesù ci ha guarito proprio da questa prospettiva errata che lui ha sperimentato nella sua carne: l’idea errata di un Dio che noi abbiamo definito, delimitato dal filosofico “Io-Sono” senza comprendere che quelle parole erano per dire tutt’altro. Non erano parole fatte per mettere distanza, ma esattamente il contrario: “Io-ci-sono”.

Lui non campa sulle nostre paure, al contrario di noi che usiamo la paura per creare le condizioni che ci fanno diventare ingiusti e omicidi: Caini che alzano continuamente la mano sull’altro. Una mano che, nel tempo, invece di creare strumenti di pace e tracciare percorsi di giustizia è divenuta la mano che preme un grilletto, che pigia un pulsante, che trasforma la fionda in un missile.

Non serve chiedere a Lui “Dove sei” se prima non diamo risposta noi stessi alla sua domanda.

Vincenzo Lipari

 

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