Ricordando mio padre e mia madre…

Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù (2Ti. 3:14-15)

Due punti di riferimento

A distanza di quattro anni dalla dipartita di mio papà e di quasi tre anni da quella di mia madre, desidero rivolgervi queste mie parole di testimonianza al fine di essere incoraggiato tutti quanti a guardare a coloro che sono esempi di fede e punti di riferimento. Vengo ai miei primi anni di infanzia. Come riportato dal verso iniziale, posso veramente dire che fin da piccolo sono stato istruito nella parola di Dio dai miei genitori.
Essi sono stati innanzitutto punto di riferimento per questo. Proprio per la loro insistenza nel presentarmi sempre il Vangelo davanti agli occhi, mi portò alla tenera età di 11 anni a convertirmi a Cristo. E pensare che pensavo di essere convertito anche prima. Ma non mi dimenticherò mai quel giorno nel quale ero da solo in casa. Quando mia madre torno’, dopo aver fatto la spesa, incontrò un figlio diverso. Cosa era successo? Il Signore mi presentò davanti ai miei occhi nell’ordine Gv. 3:36 e Gv. 3:16. Per la prima volta quei versetti penetrarono realmente nel mio cuore producendo il frutto della conversione. Ma questa fu la conseguenza della decisione di due genitori che vollero mettere al primo posto il bene spirituale del proprio figlio.
Il locale di culto dove si raduna la mia chiesa “madre” era a Piacenza in via Madoli. Avevamo lo studio biblico al giovedì sera alle 20:30. Quante volte speravo che i miei genitori si dimenticassero di chiamarmi per andare alla riunione. Ma puntualmente arriva a la voce di mio padre: “Andrea devi prepararti, andiamo alla riunione!”. Quante volte ho ringraziato Dio per la loro insistenza e tenacia!

La mia prima “scuola” di sofferenza

Quando arrivai all’età di 14 anni iniziarono le superiori. I primi tre anni della mia scuola furono letteralmente la mia prima scuola di sofferenza. Fui vittima di bullismo per tre anni consecutivi, dal momento in cui i miei compagni vennero a conoscenza della mia fede nel Signore Gesù. Seppure molto giovane realizzai sulla mia persona le Sue parole: – Luca 6:22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno da loro, e vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo -.
I miei genitori non seppero nulla di tutto questo. Mi tenni tutto dentro. Come accade spesso in queste situazioni. Ricordo il volto di stupore di mia madre quando in un consiglio di classe (lei era rappresentante), venne a conoscenza della mia situazione da un mio compagno di classe. Ricordo ancora le facce stupite dei miei genitori. Ma anche in quella situazione essi si dimostrarono due meravigliosi punti di riferimento per me. Essi si prodigarono subito nel proteggermi da quella situazione difficile e per me angosciante (avevo letteralmente paura di andare a scuola).
Grazie a Dio, dopo tre anni duri e difficili, quella situazione cambiò e colui che mi perseguitava di più, il “capo branco” divenne mio amico.

Miei punti di riferimento per il mio ministerio

Non posso dimenticarmi il modo in cui mio padre e mia madre mi hanno sostenuto quando iniziai a compiere i miei primi passi nella predicazione della Parola di Dio. Iniziai molto giovane, a 17 anni, con l’incoraggiamento dei miei anziani, ma nei primi tempi ci furono ansie e paure che ho dovuto combattere. I miei genitori mi furono di sprone, sempre presenti, ricordandomi che Dio sovviene alle nostre debolezze.
Durante il mio servizio ho incontrato problemi e difficoltà, ma Dio è intervenuto in modo meraviglioso, servendosi proprio di papà e mamma.
Mio padre era il mio “accompagnatore ufficiale”. Nel corso degli anni, quando dovevo predicare in qualche assemblea, se poteva mi accompagnava sempre per essermi di incoraggiamento, anche quando era malato e con un tumore in corpo. Tutte le volte che partivo per andare in qualche assemblea arrivava la voce di mia madre: “Andrea, Dio ti benedica”, puntuale come un orologio.

Il servizio dei miei genitori ai campi.

Per molti anni, i miei genitori servirono in diversi campi giovanili estivi in cucina. Essi non vedevano l’ora di mettersi a disposizione per il bene di quei giovani che sarebbero accorsi per ascoltare la parola di Dio e per stare insieme. In loro ho potuto imparare la gioia nel servizio. Non è sufficiente servire Dio, ma gioire nel servizio è molto importante. Ed è bello quando incontro dei fratelli e sorelle in Cristo che ricordano il loro servizio ai campi, definendolo “prezioso”.

Durante la malattia

Come detto all’inizio, sia mio padre che mia madre cessarono la loro esistenza terrena a causa di un tumore. Dopo che a mio padre asportarono la vescica, iniziarono per lui mesi e mesi di intenso dolore. Mio padre non era solito piangere, ma quando era vittima di quei dolori che erano sempre più frequenti, non poteva non piangere. Ma quando arrivava mia mamma, asciugava velocemente le sue lacrime per non farsi vedere e per non farla preoccupare. In altre parole anteponeva il benessere psicologico di mia madre, al suo dolore. Tante volte lo sentivo cantare nella sua camera, anche quando era afflitto da quei dolori. Quando Dio lo chiamò, lascio’ un enorme vuoto che ancora sperimento nella mia vita.

Dopo poco tempo anche mia mamma si ammala di tumore. Oltre al dolore dovuto alla sua vedovanza, si aggiungeva la prova fisica. Ricoverata in ospedale, il primario mi informa che mia madre ha meno di un anno di vita, in quanto il tumore era in stadio troppo avanzato. Si prospettava un’altra dura prova ma cresceva sempre di più in mia mamma il desiderio di andare con il Signore. E nonostante le mie suppliche per la sua guarigione, Dio non mi ha ascoltato. Ma so che Lo ha fatto per il bene di mia mamma e per soddisfare il suo desiderio.

Personalmente e a distanza di più di quattro anni dalla dipartita di mio padre e tre da quella di mia madre, ritengo di avere delle mancanze. Avrei potuto essere più vicino a loro e dire a loro sempre più spesso: “Vi voglio bene”.
Voglio esortarvi fratelli e sorelle che avete ancora i genitori in vita: non stancatevi mai di dire a loro “vi voglio bene”. Stategli vicino il più possibile. Essi sono il vostro primo supporto, dopo il Signore.

Dio benedica tutti i genitori che desiderano inculcare ai loro figli le vie di Dio!
Andrea Belli
Ferrentino Francesco La Manna

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