Servire il prossimo

immigrati_strematiL‘espressione «freddezza sociale» è stata coniata negli ultimi tempi in Germania perché in tanti luoghi regna un’atmosfera che ignora i bisogni degli altri o che li tratta con disdegno. Dobbiamo chiederci qual è il nostro atteggiamento a riguardo. 

  • Mostriamo più cortesia nei confronti delle persone native che degli stranieri?
  • Amiamo più i giovani che i vecchi?
  • Andiamo incontro piuttosto a persone fisicamente attraenti che a quelle di apparenze semplici o mediocri?
  • C’interessa conoscere personaggi famosi piuttosto che quelli meno conosciuti?
  • Evitiamo persone fisicamente handicappate e ricerchiamo soltanto la società dei forti e sani?
  • Preferiamo i ricchi ai poveri?
  • Ignoriamo gli stranieri o chi parla la nostra lingua soltanto con un forte accento?

Nel rispondere a queste domande dobbiamo considerare che il modo in cui trattiamo il credente che ci sembra meno degno del nostro amore, e il modo in cui noi trattiamo il nostro Salvatore (Matteo 25:40).

Nel manuale di produzione per l’uomo, la Bibbia, leggiamo la seguente storia: “Il SIGNORE apparve ad Abramo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda del giorno. Abramo alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano davanti a lui. Come li ebbe visti, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse: «Ti prego, mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo! Lasciate che si porti un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e riposatevi sotto quest’albero. Io andrò a prendere del pane e vi ristorerete; poi continuerete il vostro cammino; poiché è per questo che siete passati dal vostro servo».
Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto»” (Genesi 18:1-5).
Non sorge segretamente un po’ d’invidia, quando leggiamo questa semplice affermazione «Il SIGNORE apparve ad Abramo»?
Ma cos’era successo?
Un sole ardente batteva sul paese. Abramo aveva eretto la sua tenda nell’ombra di quel piccolo bosco chiamato Mamre. Davanti alla porta della sua tenda poteva vedere la strada. Aveva probabilmente appena fatto un sonnellino.
Improvvisamente si trova davanti tre uomini.
In fondo, è spiacevole essere disturbati durante la siesta di mezzogiorno. Con quel gran caldo sarebbe stato meglio lasciar passare quei tre uomini.
Abramo non può far lasciar passare i tre uomini.
Non li conosce. Non ha alcuna idea che il Signore stesso stava per passare la sua tenda.
Tre pellegrini che per niente riguardavano Abramo.
Osserviamo ora lo zelo diligente di Abramo che balza in piedi, s‘inchina davanti ai tre stranieri e li invita con parole così cordiali che è impossibile rifiutare l’invito.
Perché mai si comporta così?
Forse ha un cuore soffice e sentimentale?
No, di certo.
L’uomo che ha osato ad attaccare allo stesso tempo cinque re non è davvero un tipo rammollito!
Possiamo comprendere questa storia veramente soltanto se riconosciamo qui la fede che opera segretamente nel cuore di quest’uomo.
Salutare e ospitare lo straniero era un comandamento divino. Chi mette la sua vita a disposizione di Dio non può far lasciar passare il fratello assetato e affaticato. È semplicemente meraviglioso scoprire che queste due cose sono collegate in modo insolubile e che già nostro padre della fede, Abramo, se ne rendeva conto.
Se consideriamo con quale amore Abramo, ospitò i tre pellegrini stanchi e ricoperti di sabbia, allora diventa ancora più comprensibile ciò che il SignorGesù Cristo afferma in Matteo 25:34-46.
Abramo che come primo ha percorso la strada che porta a una fede viva e allegra, ha assaggiato questo segreto. È semplice, non ha voluto far passare lo sconosciuto e così, senza saperlo, ha ospitato il Signore.
Quest’atteggiamento ci aiuta a sfuggire dalla «freddezza sociale», dai pregiudizi e dall‘egoismo.

E. Ollech

Tratto da: http://www.laparola.info/

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