Siamo tutti invitati

wbsbap_315_223La riflessione che vorrei proporvi oggi parte da un fatto accaduto a Gesù durante un banchetto ed è scritto nel Vangelo di Luca 14,15-23. Nel testo è scritto: « … uno dei commensali … gli disse: “Beato chi mangerà del pane nel Regno di Dio”». E’ qui che Gesù risponde con la parabola dell’invito al convito, racconta di un uomo che aveva preparato una grande festa da tempo, ma nel momento della festa nessuno dei suoi invitati si presentò. Ordinò quindi ad un suo servo: «Presto, va’ per le piazze e per le strade della città, conduci qua i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi». E siccome c’era ancora posto il Signore disse al servo: «Va’ fuori per le vie e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa sia piena».

Non è difficile immaginare perché questo sia un testo amato da molti di noi che siamo disabili. Gesù, il grande comunicatore di buone Notizie, con una parabola contenente una miriade di insegnamenti, demolisce convinzioni e luoghi comuni, culturalmente radicati.

La parabola nasce come risposta ad una affermazione dal tono mistico. Qualcuno a tavola gli dice: «Beato chi mangerà del pane nel Regno di Dio», con ogni probabilità, quel commensale, avrà voluto augurarsi di esserci e nel momento che affermava questo, magari pensava che il Signore l’avrebbe rassicurato in merito. Molte volte Gesù aveva parlato del Regno dei cieli in similitudini e altrettante volte aveva insegnato che, il Regno di Dio che doveva venire, non avrebbe risposto alle leggi naturali di questo mondo – come quelle del matrimonio o altro – ma sarebbe stato comunque l’espressione e la conseguenza di quello che i credenti avevano costruito per quel Regno, già qui sulla terra, coltivando il «Regno dentro di sé» (Luca 17, 21).

Quando poi, Gesù racconta la parabola della convito, parla di una festa preparata da tempo, che aveva degli invitati privilegiati e convocati da tempo, che però declinarono l’invito con delle scuse. Ogni occupazione religiosa o umana che si intromette fra noi e l’invito fatto dal Padre è un impedimento alla benedizione, ma qui c’è di più.

L’invito a consumare un pasto insieme è una metafora forte, che ci indica la volontà di chi invita a voler instaurare una relazione, ci dice che la convivialità è communio e ha anche il significato di comunione. Qui, in questo caso, non ci sono solo delle persone disattente che disprezzano una cena, ma commensali conosciuti che scelgono deliberatamente e coscientemente le proprie occupazioni piuttosto che l’invito del Padre, scelgono di non condividere una gioia e di non solidificare una relazione, e il Padre si rivolge ad altri.

Gli altri invitati sono personaggi che ci interpellano per la loro connotazione sociale. Non sono principi, prelati o famigliari meno illustri. I nuovi invitati sono di tutt’altra sorta di umanità. Sono gli ultimi – secondo gli uomini – i rinunciatari come i mendicanti, i disabili come mutilati, zoppi e ciechi. E il Padre insiste, quando sente che c’è ancora posto, e dice al servo «Va’ fuori lungo le siepi e costringili ad entrare … ».

Qui Gesù rompe delle convinzioni culturali che esistono in ogni etnia e sopravvivono nel tempo. Quelle convinzioni cioè che vedono la categoria di persone citate da Gesù nella parabola, come quella di coloro che sono segnate da una sorte sfavorevole e che non possono essere considerate al pari delle altre. Si capisce che la frase di Gesù è una sfida per scardinare delle rigidità nella mente ottusa del suo interlocutore ma è anche una porta aperta ad una nuova via possibile a quanti fanno parte, come molti di noi, a questa schiera.

Tra gli Israeliti era solida la convinzione che quanti convivessero con una disabilità fossero segnati da questa per motivi peccaminosi. Ricordiamo per tutte la frase dei discepoli di Gesù nel passo del Vangelo di Giovanni 9, 2, dove si chiedeva al Signore «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Anche tra noi, nella nostra epoca, questo pregiudizio resiste ed è molto forte e anche in questo caso Gesù rompe delle convinzioni e pone le basi per una lettura diversa della malattia e della sua possibile guarigione, «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio» (Giovanni 9, 3).

Gesù apre a TUTTI, non limita il Regno al cielo, ma lo disvela dentro il nostro vivere consapevole di ogni giorno. Inoltre, riferisce che in questo TUTTI non esclude proprio nessuno, Egli ci cerca e ci costringe ad entrare. TUTTI, in questa parabola, sono soprattutto coloro che si sentono indegni e coloro che non sono normodotati. Chi rimane fuori dal banchetto è perché declina l’invito. TUTTI ma proprio TUTTI sono invitati al banchetto, e il Padre è lì che ci aspetta con la tavola imbandita di ogni bene e benedizione. È arrivata una buona Notizia, è stato recapitato l’invito a TUTTI, io ho risposto e tu?

Martina Zardini

(articolo di Martina Zardini, apparso in altra forma sul giornale dell’Associazione Joni and Friends Italia, titolo originale TUTTI invitati al banchetto)

http://www.disabiliabili.net/

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