Spagna, il 70% contro il nuovo insegnamento della religione

imagessaSolo il 27% appoggia la religione attuale, così sotto questo aspetto la LOMCE (Nuova legge educativa) asseconda solo i desideri di poco più di uno spagnolo su quattro, e della gerarchia cattolica  –  29 Maggio 2013  –  Si sta discutendo molto sulla proposta della nuova legge sull’istruzione pubblica (LOMCE), secondo la quale l’insegnamento della confessione religiosa costituisce un insegnamento il cui valore conta ( ai fini della media scolastica totale e per l’assegnazione della borsa di studio) allo stesso modo di qualsiasi altra materia del corrispettivo piano di studio, e questa legge è anche appoggiata dall’attuale governo. Il 70% dei cittadini sono contrari a questo provvedimento; anche tra gli stessi cattolici praticanti (che sono solo il 17% della popolazione adulta) il 33% è contraria. Questi dati si basano su uno studio di Metroscopia del giornale “El Paìs” riguardo l’ “Inchiesta sull’insegnamento della religione nelle aule”.

Riguardo questa proposta del progetto di Legge Organica per il Miglioramento della Qualità Educativa (LOMCE) esiste nella società spagnola un grande rifiuto della maggioranza (70% contro un 27% che sono favorevoli).

Questo rifiuto è massiccio (84%) tra gli elettori del PSOE , ma lo esprime anche la metà (48%) degli elettori del PP ed anche un ampia maggioranza tra i cattolici poco praticanti (60%), tra i cattolici non praticanti (77%) e tra i non credenti (91%).

Solo tra la piccola frazione di spagnoli che si definiscono cattolici praticanti ( e che rappresentano il 17% di tutta la popolazione adulta) la maggioranza (61%) è d’accordo con questo provvedimento. Eppure tra loro, un rispettabile 33% è contrario.

Questa pretesa del progetto di legge asseconda solamente, quindi, i desideri di uno spagnolo su quattro, tuttavia, sembra rispondere pienamente alle pressioni che le gerarchie della chiesa cattolica spagnola esercitano sull’attuale governo più che considerazioni di tipo educativo o scolastico: o almeno così lo percepisce il 64% della cittadinanza, ed anche, e significamene, il 44% degli elettori, il 56% dei cattolici poco praticanti e il 66% dei non praticanti; e , incluso, il 37% dei cattolici praticanti.

In tutti i casi, e se alla fine la religione fosse introdotta come insegnamento nei termini che stabilisce il progetto della LOMCE, l’opinione pubblica è chiaramente schierata, sul fatto che i professori che dovrebbero insegnarla vengano scelti dallo Stato, non dalla chiesa cattolica (e bisogna sottolineare che a riguardo, si presentano divise le opinioni tra gli stessi cattolici praticanti).

Per concludere, questi dati invitano a riflettere sul fatto che compresa un’importante percentuale dei cattolici praticanti (compresa ad una netta maggioranza di cattolici praticanti) non c’è la convinzione che convertire il messaggio evangelico in un insegnamento scolastico è il miglior modo per nobilitarlo e contribuire alla sua sopravvivenza e vigore.

Tuttavia, la società spagnola sembra incapace di riflettere serenamente sulla ricerca del consenso tra non credenti e credenti (di tutte le religioni) riguardo al metodo di integrare la conoscenza e la comprensione della religione nell’insegnamento religioso.

Fonte: Protestante Digital

 

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