Il bacino è il più grande del Medio Oriente e uno dei maggiori al mondo. Un decennio di sfruttamento idrico forsennato ne ha ridotto dell’80% le dimensioni, mettendo a rischio la natura locale e la sopravvivenza di cinque milioni di persone che saranno costrette ad abbandonare la zona, se il lago muore.
Teheran (AsiaNews) – Mantenendo una promessa fatta in campagna elettorale, il nuovo governo iraniano guidato dal presidente Rouhani ha deciso di salvare il lago di Urmia, messo in pericolo da un decennio di sfruttamento e da nuove dighe volute dal suo predecessore, Mahmoud Ahmadinejad. Lo ha annunciato lo stesso Gabinetto di governo dopo una lunga riunione tecnica: entro maggio, grazie anche all’ausilio di tecnici e scienziati stranieri (fra cui alcuni giapponesi), sarà messo a punto un piano per riportare il lago al suo antico splendore.
Isa Kalantari, studioso nominato dal presidente alla guida del nuovo team internazionale, ha spiegato: “Rouhani ha voluto mantenere ciò che aveva promesso. Non bisogna biasimare la natura o la siccità: sono gli esseri umani, non i cambiamenti climatici, che portano la responsabilità di questa situazione. Abbiamo seccato il lago con una richiesta eccessiva di acqua e metodi sbagliati. Ora dobbiamo farlo riprendere: cinque milioni di persone dovranno abbandonare la regione, se il lago muore”.
Il lago di Urmia è un lago salato che si trova tra le regioni iraniane dell’Azarbaijan orientale e dell’Azarbaijan occidentale, a occidente del Mar Caspio. È stato per millenni il maggiore dei laghi interni dell’Iran, con una superficie di circa 5.200 chilometri quadrati: nell’ultimo decennio, secondo studi giapponesi, si è ristretto fino ad arrivare a circa 1000 chilometri quadrati.
Il lago prende il nome dalla città di Urmia, che in siriaco significava “città dell’acqua”, ed è punteggiato da più di cento piccole isole rocciose, dove fanno sosta diverse specie di uccelli migratori (fenicotteri, pellicani, spatole, ibis, cicogne, volpoche, avocette, cavalieri d’Italia, gabbiani). Sull’isola di Shahi è sepolto Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan e conquistatore di Baghdad. L’elevata salinità impedisce che nel lago vivano pesci, e la maggior parte del lago è parco nazionale. Circa 5 milioni di persone vivono grazie al turismo locale (le acque del lago sono considerate curative) e all’agricoltura, che si sostiene desalinizzando l’acqua.
Nader Hazrati vive nei pressi del lago insieme al figlio Ali: insieme coltivano mandorli e vigneti. Un decennio fa, racconta Nader, “questa era un’area molto verde. Ora non lo è più, e non solo perché è diminuito il flusso di acqua piovana ma anche perché il livello dell’acqua sta scendendo troppo in basso. I nostri pozzi non danno più acqua, e se scaviamo più a fondo troviamo troppo sale. E il sale uccide i nostri vigneti”.
Fonte: http://www.asianews.it/
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