Tra Ucraina e Russia una rivalità anche religiosa

Mentre già i carri armati russi sono entrati nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, le chiese della regione non hanno lanciato alcun autentico messaggio di pace. Il metropolita Epifanio, primate della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, ha sì lanciato un appello all’unità, ma con l’intento di preservare l’identità nazionale. Quanto al patriarca di Mosca, si fa notare per il suo silenzio. Il fatto è che le tensioni attuali hanno una forte componente religiosa, come spiega Nicolas Kazarian, storico ed esperto del mondo ortodosso.

In che modo la religione alimenta il conflitto tra Russia e Ucraina?

La creazione nel 2019 della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, che riunisce entità dissidenti del patriarcato di Mosca, ha suscitato una decisa opposizione da parte della Chiesa ortodossa russa. Quest’ultima non le riconosce alcuna legittimità e vede gli ucraini allontanarsi dalla propria autorità a beneficio della nuova Chiesa autocefala.

Che cosa teme la Chiesa ortodossa russa?

Prima di tutto la fine della sua egemonia sui simboli identitari e spirituali dell’ortodossia slava. Kiev è la culla del cristianesimo ortodosso, in un certo senso la sua Gerusalemme. Questo radicamento simbolico e storico è determinante per la Russia. Per Mosca non può concepire di essere separata dal territorio su cui il cristianesimo ha dato i natali al mondo ortodosso. La seconda sfida è di ordine materiale: concerne la gestione dei luoghi di culto. Il patriarcato russo teme di essere spogliato dei suoi beni immobili e delle sue proprietà, in particolare dei più grandi monasteri di cui è ancora oggi responsabile, cioè il Monastero delle grotte di Kiev e il San Giobbe di Počajiv, i due grandi centri spirituali dell’Ucraina.

Kiev è la culla del cristianesimo ortodosso e Mosca non può permettersi di perdere terreno in questo paese.

— Nicolas Kazarian

Come si sta evolvendo la Chiesa ortodossa in Ucraina?

Ha un peso sempre maggiore. La quota dei fedeli è passata – secondo il rapporto 2021 del think tank Razumkov – dal 13% al 24% della popolazione totale del paese tra il 2019 e il 2021. Bisogna però considerare l’immagine nel suo insieme: l’Ucraina rappresenta un terzo dei fedeli del patriarcato di Mosca. La capacità di quest’ultimo di pesare sulla scena internazionale dipende da questi fedeli, poiché è aumentando il suo peso demografico che può pretendere di essere la prima delle Chiese ortodosse nel mondo. L’amputazione dell’Ucraina farebbe perdere al patriarcato di Mosca la posizione di leadership in seno all’ortodossia, e di conseguenza il suo peso sulla scena mondiale.

Che cosa significherebbe questa perdita di influenza a livello politico?

I legami tra il patriarcato di Mosca e il Cremlino sono molto stretti. Se la capacità di influenza del patriarcato di Mosca diminuisce, si riduce di conseguenza quella del Cremlino. Gli effetti di questa rivalità ucraina superano d’altronde ampiamente le frontiere e arrivano fino al continente africano.

In che modo?

Il patriarcato di Mosca ha accettato come un dato di fatto la rottura della comunione con le quattro Chiese che hanno riconosciuto la Chiesa ucraina (il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il patriarcato di Alessandria, la Chiesa di Cipro e la Chiesa di Grecia). Si arroga quindi ormai il diritto di agire direttamente sui loro territori canonici. Mosca ha così inviato preti russi a convincere preti ortodossi africani ad aderire alla Chiesa ortodossa russa.

Dal 2019 la Chiesa ortodossa ucraina e la Chiesa ortodossa russa combattono una guerra d’influenza dalle implicazioni politiche.

— Nicolas Kazarian

Un’azione di rappresaglia, insomma…

È soprattutto un modo di fare pressione sulle Chiese ortodosse per impedire che la Chiesa ucraina sia riconosciuta come legittima. Se non viene riconosciuta come legittima il patriarcato di Mosca può continuare a esistere come l’unica entità ecclesiale canonica del territorio ucraino.

Ma perché proprio in Africa?

Questa azione di rappresaglia è allo stesso tempo legata a un’agenda diplomatica in cui la Russia sta oggi rafforzando la sua presenza e la sua azione sul continente africano. Si parla spesso anche dell’azione dei paramilitari russi nel Mali. Tutto ciò fa parte di un’unica strategia. Una strategia in cui l’azione militare e l’azione economica fanno parte di un complesso di iniziative in cui la dimensione spirituale non è del tutto assente.

Per quanto riguarda l’Ucraina come interpreta l’assenza di un chiaro appello alla pace da parte dei rappresentanti delle Chiese ortodosse russa e ucraina?

Il fatto che non vi sia stato alcun autentico appello alla pace tanto da parte delle autorità ecclesiali russe quanto da parte di quelle ucraine mi ha in effetti lasciato perplesso. Il metropolita Epifanio, primate della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, ha sì lanciato un appello all’unità, ma con l’intento di preservare l’identità nazionale. Quanto al patriarca di Mosca, si fa notare per il suo silenzio.

Dobbiamo vedervi una connivenza tra religione e politica?

Non vorrei sbilanciarmi troppo… Ma penso che spesso il silenzio dica molto di più delle parole. (da Protestinfo; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

https://www.voceevangelica.ch/voceevangelica/home/2022/02/Ucraina-Russia-ortodossi.html

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