Tunisia, è inverno arabo

Chokri Belaid, capo dell’opposizione in Tunisia, assassinato da sicari il 6 febbraio, ripeteva che la democrazia nata dalla rivoluzione dei gelsomini era in pericolo perché «il maggior partito islamico (Ennahda) al governo del Paese difende gli estremisti». Il giorno prima di essere ucciso aveva detto : «Chiunque critica Ennahda può essere vittima di violenza». 

Le reazioni all’assassinio, i fatti in atto nel Paese – secondo una nota di Porte Aperte (l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata) – confermano che la Tunisia è instabile e che la rivoluzione dei gelsomini non ha portato a una reale democrazia.
Porte Aperte nella stessa nota ribadisce che esiste «una realtà che sta ridefinendo il mondo: la primavera araba si è trasformata in un gelido inverno, con una sempre più crescente influenza dell’ala più radicale dell’islam nei paesi toccati da questa onda rivoluzionaria».

Oggi la principale dinamica di persecuzione anche in Tunisia è l’estremismo islamico. Sotto il regime di Ben Ali il Paese ha avuto un orientamento secolare e le timide manifestazioni del cristianesimo nel paese erano tollerate. Ma ora i cristiani devono affrontare la persecuzione su due fronti: un governo islamico (che appare in bilico e che mostra la sua faccia oscura) e gli irruenti gruppi salafiti». I cristiani subiscono pressioni anche a livello privato e familiare e tali pressioni sono più forti quando si parla di credenti ex musulmani. Pur mantenendo il sistema legale uno stampo secolare, si sta rivelando un governo islamico che tende sempre più verso un’integrazione della sharia nella legge.

«La Tunisia – afferma Porte Aperte – ha bisogno di un nuovo sistema politico, l’economia del paese è in declino, la disoccupazione è in aumento e il turismo è in calo. I musulmani radicali stanno rientrando nel paese, portando i loro messaggi di intolleranza e fondamentalismo e l’uccisione del leader dell’opposizione al partito islamico al governo non è altro che la riprova di quanto sia preoccupante la situazione».

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