Uccide la moglie davanti agli occhi del figlio e poi si suicida… Sappiamo chi c’è dietro!

1Ha avuto appena il tempo di lasciare il bambino che teneva in braccio, poi lui le ha sparato una fucilata con la quale la ha uccisa sul colpo. Subito dopo l’uomo ha rivolto l’arma contro di sé e si è suicidato. Ennesima tragedia, ennesimo femminicidio. Stavolta ad Avola, in provincia di Siracusa. La vittima, Antonella Russo 48 anni faceva le pulizie in una clinica privata, il suo carnefice, il marito, Antonio Mensa di 55 anni, era un gommista. I due avevano tre figli, di 22, 18 e 4 anni. Proprio l’ultimo, il più piccolo si trovava in braccio alla madre quando la donna è stata affrontata dal marito armato. Antonella Russo e Antonio Mensa non vivevano più insieme da qualche tempo, ma non erano ancora legalmente separati. Sembra che la donna lo avesse denunciato per stalking, poi era andata a vivere dalla madre con i figli e, ieri sera, aveva ricevuto una telefonata dal marito che le aveva chiesto di farsi trovare sotto l’abitazione della suocera con il figlio piccolo al quale voleva far fare una passeggiata. La donna, quando lo ha visto ha lasciato il piccolo che teneva in braccio. Il bimbo è fuggito nascondendosi dietro alcuni cespugli. Uccide moglie e si suicida,figlio 4 anni assiste a omicidio E’ stato bambino a dare l’allarme dopo che si era consumata la tragedia gridando: “Papà ha ucciso la mamma”.

E’  stato allora che è accorsa la sorella della vittima, di 44 anni, che dopo aver visto il corpo della congiunta davanti all’uscio di casa, ha tentato di disarmare il cognato che le puntava alla gola l’arma, e lo ha sfidato dicendo “Sparami, sparami”. Antonio Mensa a questo punto ha rivolto l’arma su di sè e si è sparato uccidendosi all’istante.
Il marito  sarebbe dovuto uscire con il figlio di 4 anni, ma all’appuntamento Antonio Mensa è andato armato. Non appena la moglie gli si è presentata davanti ha fatto fuoco colpendola alla gola. La donna è morta sul colpo ma i parenti hanno lo stesso voluto chiamare una ambulanza. All’arrivo in ospedale i medici non hanno potuto che constatarne il decesso.
Gia la settimana scorsa la vittima, che si occupava delle pulizia in una clinica, era andata dai carabinieri per denunciare il marito, per stalking. Indagini sono in corso da parte della polizia anche per accertare se l’uomo abbia lasciato un messaggio per annunciare il suo gesto.

Non è facile pensare o ammettere che qualcuno a cui vuoi bene, qualcuno che conosci e stimi, abbia talmente perso il controllo e sia caduto nella voragine del demonio a tal punto da incorporare in sé il male ed arrivare ad uccidere chi più ama, come nel caso della moglie e poi, togliersi la vita. E a maggior ragione non è facile neanche per gli altri: familiari, persone care, istituzioni e servizi cogliere tutte le dimensioni di un disagio che, invece, i medici  definiscono psichico e sociale.

La mania omicida di uomini e donne che vogliono seppellire loro stessi e la loro famiglia che avevano costituito, è ormai dilagante, ed è alla base nelle persone che non hanno conosciuto e/o non hanno voluto conoscere Cristo Gesù come loro personale salvatore. Questi casi di omicidio suicidio, legati molto spesso a casi di stalking, mostrano essere sempre più senza rete e senza limiti, diventando sempre più frequenti, è manifestandosi in gesti auto o eterolesivi e mostrando magari di avere radici profonde e multiformi. Nei molteplici casi accaduti nelle ultime settimane in Italia di suicidi ed omicidi-suicidi, si riconoscono difficoltà concrete insieme a vulnerabilità particolari in un contesto di generale precarietà e in un clima di sfiducia collettiva senza precedenti; e sembra che le reti relazionali primarie, famiglia, parenti, amici, non riescano più ad accogliere e contenere il disagio, né la persona che soffre a confidare in loro: ma questo non spiega perché alcuni si arrendano al dolore ed altri no; infatti, noi conosciamo chi c’è dietro a questa macchinazione! Chi si arrende al dolore mostra una sofferenza profonda, spesso misconosciuta o negata: chi uccide i propri figli, non avendo fede in chi ci ha fatto e ci ha riscattato col suo sangue prezioso, ovvero, Cristo Gesù, vive l’esistenza come un buco nero, un pozzo senza fondo di disperazione, e vuole portarli con sé oltre la vita per “salvarli” dalla rovina: un gesto di paradossale “altruismo”. Lo ha detto con sconvolgente chiarezza, tempo fa’, una madre che ha gettato i due figli dal balcone (sono salvi per fortuna): “Non vedevo futuro. L’ho fatto per il loro bene. Spero che muoiano.”

La dimensione di questa sofferenza richiede un’altrettanta grande capacità di comprensione. Noi tutti vorremmo non guardare: fuggire istintivamente dall’inspiegabile, da ciò che minaccia le nostre (poche) certezze, da ciò che, forse, tocca nascoste corde oscure. Ma occorre invece imparare a vedere il male che c’è intorno a noi e quei demoni che vogliono attentare alla nostra vita! Chi può insegnarci a vedere tutto questo? Solo uno! Il suo nome è Cristo Gesù, il salvatore. Attraverso  l’unsione dello Spirito Santo che metterà dentro il cuore e che trasmetterà alla mente dell’uomo e gli darà la capacità di intendere ciò che gli uomini non comprendono, affinchè  possa guidare con grazia e amore ogni cosa. Intanto, cosa possiamo fare? Impariamo ad affrontare il disagio con dignità,  combattendo con fede quel conflitto che vive dentro di noi e negli individui, nelle relazioni e nella società che ci circondA. Stiamo vicini a chi ha bisogno e aiutiamoli  e farsi aiutare; senza però pretendere di poter prevenire, controllare tutto ed abbassare la guardia: perché non esiste la terra senza il male.

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