Una guarigione in giorno di sabato

gesù bimba malataQualche sera fa insieme ad un gruppo di fratelli abbiamo fatto visita ad una sorella della nostra comunità ed insieme abbiamo condiviso un piccolo passo della Parola di Dio. Ho letto, infatti, in Luca 13, dal verso 10 al verso 17. In questo passo si parla di una donna paralitica che viene guarita da Gesù. Il verso 10 ci dice che Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. Il sabato era un giorno sacro per gli Ebrei, in quanto era il giorno del riposo e non si doveva fare alcun lavoro. In esodo 31:14,15 è scritto: “Osserverete dunque il sabato, perché è per voi un giorno santo; chi lo profanerà dovrà essere messo a morte; chiunque farà in esso qualche lavoro sarà sterminato di fra il suo popolo. Si lavorerà sei giorni; ma il settimo giorno è un sabato di solenne riposo, sacro all’Eterno; chiunque farà qualche lavoro in esso sarà messo a morte”. Quindi Dio aveva dato un comandamento ben preciso sul settimo giorno, il sabato, anche perché Lui stesso lavorò sei giorni alla creazione di tutte le cose ed il settimo giorno si riposo’ (Genesi 2:2). Quindi, in giorno di sabato, in una sinagoga Gesù stava insegnando quando (versi 11 e 12) vide una donna tutta ricurva, incapace di raddrizzarsi, che aveva uno spirito di infermità da circa diciotto anni e la chiamò a se. Gesù ha interrotto l’insegnamento che in quel momento stava impartendo, per fare qualcosa di più importante e credo che nessuno degli ascoltatori si aspettava che facesse proprio in quel momento.

Il fatto che Gesù vide e chiamò quella donna inferma in quel momento così solenne dove la Parola di Dio era oggetto dell’attenzione di tutti, mi fa comprendere quanto grande è la benignità di Dio che per amore e compassione di quella donna inferma smette pure di insegnare. Ora cari fratelli e sorelle che state leggendo queste poche righe desidero farvi notare che quella donna rappresenta la centesima pecora in quanto che lei non entrò nella sinagoga per essere guarita, ma solo perché era giorno di sabato e gli Ebrei si riunivano in quel giorno per pregare. Fu Gesù stesso che chiamò a se la donna inferma, come credo che ognuno di noi siamo stati chiamati dal Signore nella condizione in cui ci trovavamo. Ognuno di noi, credo, rappresenti la centesima pecora, in quanto Gesù ha lasciato le novantanove pecore nell’ovile (Luca 15:4), per andare a cercare e chiamare proprio me e te, pecore perdute in questo mondo di tenebre. Quindi quella donna inferma si sentì dire da Gesù che era stata liberata dalla sua infermità, e infatti, avendo posato le Sue mani su di lei, fu raddrizzata all’istante e cominciò a glorificare Iddio (verso 13). Immaginate ed immagino la gioia grande, immensa, profonda che doveva avere quella donna che per tanti lunghi e dolorosi anni aveva camminato a mala pena perché il suo corpo era infermo.

La Bibbia non ci dice le conseguenze positive che ebbe su di lei la guarigione inaspettata, non richiesta, ma datale con tanta misericordia da Gesù, ma ce lo possiamo immaginare. Ci viene detto solo che cominciò a glorificare il Signore e credo che il suo cuore non poteva contenere la felicità che in tanti anni non aveva mai avuto. A quel punto il capo della sinagoga era “sdegnato” ( verso 14) perché Gesù aveva fatto un miracolo in giorno di sabato. Consideriamo quest’uomo:
– non aveva considerato che quella donna era inferma da lunghissimi anni, che non poteva raddrizzarsi da sola e che ora glorificava Dio;
– non aveva considerato che Gesù si era mosso a compassione verso di lei;
– non considerò il fatto che quella donna non chiese nulla a Gesù, ma fu solo chiamata a se da Colui che può ogni cosa;
– non considerò neanche il miracolo stesso e la sua importanza per quella donna;
– non considerò nemmeno la persona stessa di Gesù, figlio dell’Iddio vivente e vero, guaritore di tanti infermi, pieno di compassione per le anime perdute.

Considerò soltanto che quel giorno era sabato e come se fare un miracolo fosse un “lavoro”, secondo lui non poteva farsi in quel giorno. Gesù ha dimostrato di essere anche il Signore del sabato. Lui è il Signore in qualsiasi giornata, in qualsiasi condizione e situazione. I Farisei erano formalisti, legalisti, ma senza compassione. In questo dobbiamo stare molto attenti a non essere osservatori della legge al punto da non considerare un minimo di compassione per il nostro prossimo. È vero che Gesù odia il peccato, ma ama il peccatore. Addirittura il capo della sinagoga cominciò a rimproverare i presenti dicendo loro che per essere guariti si dovevano presentare negli altri giorni (verso 14). A sua volta però il capo della sinagoga e tutti coloro che la pensavano come lui furono ripresi aspramente da Gesù, in quanto che li fece riflettere sul fatto che anche loro in giorno di sabato non lasciano i loro animali nelle mangiatoie privandoli dell’acqua.

Tanto più quella donna aveva bisogno urgente di essere guarita. Il formalismo religioso non dà spazio all’amore e alla compassione; non dà spazio all’opera dello Spirito Santo che conosce i cuori e rigenera la vita di tutti coloro che si accostano a Lui chiedendo il perdono dei propri peccati. Il verso 17 ci dice che mentre Gesù diceva queste cose i suoi avversari erano confusi. Erano confusi in quanto che avevano visto un miracolo con i propri occhi, ma in giorno di sabato; erano confusi perché quella donna glorificava Dio e riconosceva che Gesù è al di sopra di ogni cosa, di ogni persona, di ogni religione e di ogni organizzazione. Prima di accettare Gesù come mio personale Salvatore e Signore anche io ero confuso, perché non sapevo esattamente dove stava la verità, ma da quando il Signore mi ha aperto gli occhi ed il cuore, è sparita ogni confusione e posso anch’io come quella donna lodare e glorificare Dio per tutti i benefici che ha fatto nella mia vita, nella mia casa e nella mia famiglia.

Ora, desidero fare parte di tutta quella moltitudine che si rallegrava di tutte le opere gloriose compiute da Gesù (verso 17). Credo che chi ha conosciuto il Signore nel nome di Gesù può solo parlarne molto bene perché Lui desidera il meglio per i Suoi figli. Vogliamo dunque glorificare Dio e rendere a Lui tutta la lode e la gloria per le meraviglie che Egli ha fatto, fa e farà.

Aurelio Palazzolo – notiziecristiane.com

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