Una volta la chiesa era un ospedale!

Avete mai sentito usare la seguente espressione: “La chiesa è come un ospedale, frequentato da ‘malati’, dove chi ha bisogno di cura può riceverla”?

A me è successo qualche volta (di udirla).

E, onestamente, quando l’ho udita mi ci sono trovato d’accordo. Perché? Perché la chiesa è quell’istituzione (divina, poiché istituita da Cristo e non dagli uomini) che deve svolgere ciò che le altre istituzioni non sanno, non possono e non vogliono svolgere: cioè la vera cura dell’anima.

Quindi, tutti coloro che hanno ‘malattie’ di qualsiasi ordine e grado dovrebbero poter sperare e confidare nel fatto che la Grazia di Dio (che dovrebbe  essere la risorsa principale ed unica della chiesa) sarà pienamente sufficiente a guarirli.

Ma anche se spesso viene citata quell’espressione (“La chiesa è come un ospedale”), nella realtà, poi, essa viene tradita.

Mi spiego.

Se si dice che la chiesa è un ospedale bisognerebbe essere coerenti col fatto che la gente ‘ammalata’ possa lamentarsi dei propri malanni; insomma, che quantomeno possa dire Ahi! E, invece, mi sembra che spesso ciò non viene permesso; non viene concesso. Insomma, a volte noto come certi “dottori” (pastori e insegnanti biblici, o – se volete – i cosiddetti “leaders”) impediscano di usare quella blasfema (secondo loro) espressione (cioè il poter dire “Ahi”.

In altre parole, vi sono realtà chiesastiche in cui è praticamente vietato lamentarsi, ovvero dire che vi sono dei mali nella chiesa (o – cioè – nell’ospedale).

Che assurdità. Che ipocrisia! Quale? Beh, quella di dire che la chiesa è un ospedale, quando poi non si vuole che i ‘pazienti’ di questo ospedale possano neanche dire “Ahi”.

Già se fossimo in un ospedale normale, civile (o – come preferisce dire qualche super spirituale – del mondo) sarebbe naturale poter dire “Ahi” da parte dei pazienti. Ma, invece, a qualche “dottore” da fastidio che qualcuno nella chiesa possa dire “Ahi”.

Penso che stiate capendo cosa intendo dire.

Ma continuerò a svolgere il caso.

Poter dire “Ahi” significa poter esprimere il proprio malessere, il proprio dolore, il proprio disagio, la propria ‘malattia’. E se la chiesa sapesse essere (come dovrebbe essere) un vero ospedale, allora sarebbe naturale, giusto e sano che i membri di essa possano dire Ahi quando si sentono male.

Invece è moda di questi tempi (inculcata da certi “dottori”) non poter dire Ahi.

E perché?

Qui darò la mia veduta (di certi fatti) e, quindi, la relativa spiegazione.

Alcuni “dottori” in certe chiese (le “loro chiese  – si dove purtroppo loro credono di essere i padroni – benché si facciano chiamare ‘servi di Dio’, ma quasi mai del prossimo) impediscono di dire Ahi, perché questo sarebbe un sintomo di malessere, un indice del fatto che nelle loro comunità ci sarebbe qualcosa che non va. E questo loro non lo possono permettere! Non possono permettere, cioè, che qualcuno dica che nelle loro comunità (ossia nelle comunità da loro gestite, amministrate, governate, guidate, pilotate, strumentalizzate, etc., etc.) ci sia qualcosa che non va; ovvero che vi sia qualche malato…che si lamenta.

Per poter dare un’immagine bella (anche se falsa) della propria comunità certi pastori vogliono (nel senso di “ci tengono”) che in essa tutti i membri dicano di stare bene; di non avere alcun problema (anche quando – se si scavasse bene dentro – così non è)!

E perché questa finzione?

Già, perché?!

Beh per poter dire, così, che le comunità di questi pastori sono in salute e prosperano.

E qual è il sistema che costoro adottano per poter dire che le loro comunità sono in salute e prosperano? Il sistema è quello di cercare di impedire alla gente che frequenta le loro comunità di poter dire “Ahi”; di poter dire “Sto male”.

E quando in quegli ambienti nessuno osa più dire “Ahi” ecco che quella comunità ha trovato il modo per far sembrare che tutto va bene.

E’ così, dove va a finire quell’espressione (vera) di cui parlavamo all’inizio, dicendo che la chiesa è come un ospedale? Già, dove va a finire!

In certe chiese non si può dire “Ahi”. E dunque anche se a parole si continua a dire che la chiesa è come un ospedale, in realtà, non è vero.

E in tali realtà, dunque, non si verrà veramente curati. Infatti, se i membri di quelle comunità non possono dire “Ahi” (cioè se non possono esprimere cosa li fa sentire male, cosa crea in loro disagio e malessere, cosa c’è che non va – e non per forza in loro stessi ma “anche” nella comunità), come si farà a scoprire la causa del loro malessere e, dunque, ad intervenire per curarlo.

Spesso un dottore (serio) chiede al paziente, quando questi si reca da lui per parlargli di un suo problema, quale sia il sintomo del suo dolore, ovvero quale parte del corpo gli fa male.

Ma nelle chiese invece certi “dottori” non chiedono neanche cosa fa male ai credenti. E senza neanche chiedere se qualcuno sta male e cosa gli fa male, spacciano le loro ricette, che chiunque si deve bere e sorbire, anche quando il suo malessere andrebbe curato con ben altra medicina.

E qual è il risultato di questo modo di “curare”? Il risultato è che:

  1. così non si cura nessuno (chi è malato resta tale);
  2. così chi è malato si aggrava ancora di più;
  3. chi è malato (e non può dirlo – altrimenti verrebbe visto di malocchio da tutti (perché ha osato dire che lì nella comunità lui sta male, che lì nella comunità ci può essere qualcosa che non va-) alla fine non dirà più nulla (ma non perché sia guarito realmente, ma perché ormai avrà perso pure la speranza di guarire). E mentre lui starà zitto, dando l’impressione (voluta dal “Direttore sanitario di quell’Azienda”) di stare bene, in realtà a poco a poco si avvicinerà alla morte.

Una volta la chiesa era un ospedale!

Oggi purtroppo alcuni impediscono che essa lo sia ancora!

Che dire? Ai malati bisognosi delle cure del Signore consiglio di andare in una chiesa che sia un vero ospedale; dove ci si cura sul serio dei ‘malati’; dove si possa dire “Ahi” e dove quando lo si dice, i bravi dottori possano prestare le cure adatte.

Spero che si sia capita la metafora e la parabola (che “forse” è contro qualche pastore), che impedisce di dire “Ahi”!

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook