Chi sono? Beh, giusto, mi presento.
Sono un semplice cristiano col “pallino” dell’educazione, di una particolare educazione, l’educazione cristiana (che oggigiorno sembra emarginata e non ricercata).
Sarà per questo che sto avendo molte difficoltà.
Oggi come oggi sembra che nessuno voglia saperne di educazione. Tutti pensano di sapere cos’è; eppure quando dico in giro che sono un educatore la domanda che subito mi pongono è la seguente : “E cos’è un educatore”?
Una volta, anche dentro la classe di un liceo dissi agli studenti di essere un educatore e loro mi guardarono perplessi, chiedendosi e chiedendomi cosa significasse un tale nome. Dissi loro di accomodarsi e che avremmo avuto quell’ora a disposizione per parlare appunto di cos’è un educatore e di cosa si occupa.
Dopo proposi loro di parlare di qualche argomento educativo, tipo: i problemi degli adolescenti, i conflitti tra figli e genitori, giusto per fare alcuni esempi degli argomenti che un educatore vorrebbe e potrebbe trattare (laddove gliene dessero la possibilità).
Quando feci loro questa proposta mi guardarono ancora più stupiti, ma al tempo stesso entusiasti (sembrando si qualcosa di nuovo, ma qualcosa che andava incontro ai loro gusti (?) … o bisogni (?!)).
“Si, si parliamo di queste cose”- mi dissero, infatti -!
Quindi parlammo del conflitto fra gli adolescenti e i genitori. E mi ricordo ancora bene, in particolare, un giovane che volle esporre il conflitto che aveva con suo padre. Il motivo? Lui diceva che litigava col padre perché mentre lui avrebbe voluto rientrare a casa tardi la “sera” (o la notte) il padre, invece, gli imponeva un certo orario per il rientro. Richiesta che il ragazzo non accettava né tollerava.
Quindi, ricordo, di avergli proposto di chiudere gli occhi.
Lui mi chiese il perché. Quindi gli dissi di assecondarmi, visto che ciò infondo non gli costava poi tanto. E in effetti mi assecondò e chiuse gli occhi.
Mentre era in quella posa assorta gli dissi di pensare alla seguente scena:
“Immagina di essere un padre; e pensa di avere un figlio (adolescente) che è uscito di casa e nonostante l’ora tarda non è ancora rientrato. Ora, dimmi – gli chiesi – se fossi un bravo padre, immagino che saresti preoccupato per tuo figlio, giusto?!
Lui annuì con un cenno del capo, sempre tenendo gli occhi chiusi e pensando alla scena che sentìì di proporgli.
Bene, ammettiamo che fino alle cinque del mattino tu non sappia ancora nulla di tuo figlio. Niente. Nessuna notizia! Come ti sentiresti? Poi, il tempo continua a passare e siamo oramai alle sette del mattino. E ancora nulla! Tu, da buon padre, sei rimasto in piedi tutta la notte in apprensione per tuo figlio, visto che non hai idea né di dove possa essere, né della compagnia con cui possa trovarsi, né tantomeno di cosa stia facendo!
Poi ecco che a un bel tratto, verso le 7 del mattino, lo vedi rientrare dalla porta.
E tu sei rimasto lì, in piedi tutta la notte, tormentandoti e chiedendoti cosa gli fosse successo e pregando che tornasse.
Ora, dimmi – gli dissi – cosa ti sentiresti di dire a tuo figlio quando lo vedresti rientrare dalla porta ?
Sapete cosa mi rispose quel ragazzo (mentre aveva ancora gli occhi chiusi, per meglio immaginare la scena nella quale gli avevo chiesto di calarsi)?
Mi disse che appena avrebbe visto suo figlio rientrare gliene avrebbe dette tante, ma tante che non gli avrebbe fatto dimenticare per un bel pezzo la lezione!
A quel punto gli dissi che poteva riaprire gli occhi.
Quindi gli rivolsi queste parole:
“Credo che appena adesso tu hai pronunciato con molta probabilità le stesse parole che tuo padre indirizza a te quando ti vede rientrare tardi la sera! E’ così”?
“Si”, mi disse. “E’ proprio così”!
“E allora”? Mi chiese -.
“Beh, allora hai appena sperimentato cosa prova un padre quando tu stai fuori la sera o la notte”!
“Quindi ?” – mi chiese ancora, aspettandosi che io andassi un pochettino oltre e che in quest’oltre gli esprimessi quella che sarebbe potuta essere la soluzione nel conflitto tra lui e suo padre -.
“Quindi credo che il conflitto tra te e tuo padre si potrebbe risolvere nel momento e nella misura in cui entrambi vi mettete l’uno nei panni dell’altro, per cercare di capire cosa prova ciascuno di voi; ossia per lasciare da parte, per un attimo, i vostri singoli atteggiamenti e le vostre singole visioni e disporvi a considerare anche l’atteggiamento e la visione dell’altro. Quando farete questo, reciprocamente, credo che il vostro conflitto, ossia le vostre visioni opposte, potrà risolversi, perché a quel punto vi sarete venuti incontro l’un l’altro. E a quel punto sono certo che una soluzione potrete e saprete trovarla sulla maniera di accordarvi”.
Poi qualche altra considerazione ed argomento del genere fece si che il tempo di quella “strana ora di supplenza” giunse al termine.
Ricordo ancora le parole di quei ragazzi quando sentirono squillare la campanella:
“Quand’è che torna un’altra volta? Perché a noi, di queste cose, non ce ne parla nessuno”!
Mi sono rimaste impresse quelle parole!
Questo è un piccolo aneddoto che mi conferma il fatto di quanto io stesso creda che l’educazione non è qualcosa di banale o di scontato; qualcosa che “tutti sanno”, ma di cui nessuno parla! Qualcosa di cui si pensa (frettolosamente) che se ne possa anche fare a meno!
Le parole di quei ragazzi mi confermano sul fatto che occorre credere al valore dell’educazione… di quell’attività che dovrebbe portare in maniera seria e profonda a riflettere sui vari aspetti della tua vita, per chiedersi e chiederci cosa stiamo facendo e cosa sarebbe, invece, giusto che facessimo; per evitare che la vita prenda strade sbagliate, dietro a convinzioni e persuasioni distorte ed errate, che hanno bisogno di essere esaminate e magari riviste prima che possano portare chi le nutre su sentieri sbagliati…!
Purtroppo non capitò più che mi dessero uno spazio per “parlare di queste cose” a quei ragazzi!
Allora io, quando posso, a casa tutto ciò che vorrei dire ai ragazzi (e non solo a loro, ma “persino” agli adulti) sull’educazione (in poche parole…sulla vita stessa – e sul modo di condurla per salvarla o, altrimenti, perderla! -) lo scrivo in qualche libro.
Non vorrei rinunciare a questo “mestiere” di educatore, visto che per me è una missione.
Purtroppo, come dicevo, nelle scuole non danno spazio (anche perché gli insegnanti dicono che ne parlano loro di certe cose… e quindi si prendono loro quei pochi fondi che ci sarebbero per eventuali progetti a favore dei giovani).
Inoltre io credo che ad avere bisogno di educazione (ossia a parlare della vita in genere e dei problemi che questa può comportare) non sono solo i giovani, ma anche gli adulti.
Quindi, dicevo, quando sono a casa, a volte, la sera, mi metto a riflettere sul valore dell’educazione e su quanto poco si investe in questo campo. E scrivo cose che, sono persuaso, se fossero ascoltate, spingerebbero altri (come quei ragazzi) a dire “Quando ritorna qui un’altra volta? Perché a noi… di queste cose (di certe cose…) non ce ne parla nessuno”!
Ma devo confessarvi che non solo lì a scuola poi non ho più lavorato (vi lavorai solo quell’anno), ma al momento non ho proprio più lavoro (né a scuola né altrove).
Già sono disoccupato.
Qualcuno mi dice che dovrei rinunciare all’idea di fare l’educatore. Ma, credetemi, rinunciare ad educare per me (che è come una missione) è come rinunciare a vivere. Io che credo che l’educazione serve a fare trovare un senso alla vita delle persone, dovrei rinunciare ad educare, cioè a cercare un senso io stesso alla vita!
E tutto questo perché tutti pensano di sapere cos’è l’educazione e perché nessuno è disposto a sentirne parlare; tutto questo perché le persone non amano leggere, non amano pensare o riflettere. Pensando di sapere già tutto! Oppure non volendo pensare a niente!
Se è così, se la gente (se voi cari lettori) rinuncia a pensare, rinuncia a leggere qualcosa che potrebbe esserle d’aiuto io rischio di non trovare lavoro e voi di dire, forse, come quei ragazzi “Quand’è che torna un’altra volta? Poiché a noi di queste cose non ce ne parla nessuno”!
Se tra voi non ci saranno persone che pensano e cristiani che desiderano andare a fondo delle cose allora io rischio di non trovare lavoro. E voi di restare magari superficiali, disprezzando l’educazione e l’educazione cristiana.
Se fra voi, invece, qualcuno volesse darmi una mano e volesse andare a fondo di certe “questioni educative” (che possono costituire la base e l’essenza della vita) allora vi chiederei e proporrei al tempo stesso di contattarmi.
Vorrei proporvi, infatti, un libro di tipo educativo e cristiano che ho avuto in cuore di scrivere e del quale ho fatto stampare diverse copie, sperando di poterle diffondere fra gente sensibile.
Chi volesse contattarmi può farlo attraverso il seguente numero telefonico:
Enzo 340 / 3094547.
Oppure tramite mail: enzo_maniaci@libero.it
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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