Violenta e tortura a morte la figlia di 5 anni, dimezzata la pena perché la vittima è una femmina

fayhan-al-ghamdi-300x300Una mente raziocinante sarebbe portata a chiedersi se l’estremismo islamico abbia dei limiti e in particolare se ce li abbia l’islam wahabita in vigore in Arabia Saudita. Pare proprio di no, anche considerando l’ultima orribile notizia che arriva dall’opulento Paese. Fayhan Ghamdi, un telepredicatore famoso in particolare per le sue sparate contro le donne al volante, è stato condannato ad una pena di 50.000 dollari di multa (il prezzo del sangue” previsto dalla sharia, la legge islamica) e a soli 2 mesi di carcere, per aver torturato a morte sua figlia Lama, di 5 anni. Tutto per fare dispetto alla madre della bimba, che voleva il divorzio. Il “ligio” tribunale, siccome per l’islam le donne valgono la metà degli uomini, ha comminato al “religioso” la metà della pena, rispetto a quanto gli avrebbe dato se avesse ucciso un figlio maschio.
La bambina, morta lo scorso 22 ottobre dopo 10 mesi di coma, aveva il corpicino straziato dalle violenze sessuali ,ed il cranio, la schiena, un braccio e le costole spaccati.
In Arabia Saudita è prevista la pena di morte ,secondo la sharia, per stupro e omicidio, ma può esserci un vile e palese aggiramento della legge, se il colpevole è il padre o il marito della vittima: abissale “differenza” rispetto a noi, per cui reati simili sono considerati aggravati dal vincolo di parentela.
Povera Lama. La sua “colpa” era solo quella di essere nata femmina in un modo disgustosamente misogino, in cui i figli (e le figlie in particolare) appartengono al padre, e la “colpa” di avere una madre che voleva liberarsi da un marito evidentemente oppressivo.

FONTE: qelsi.it/

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