Quando siamo arrivati nel El Salvador, ci siamo ritrovati in mezzo ad un risveglio, ma eravamo anche in mezzo ad una guerra civile. Io e i fratelli stavamo pensando a come fondare delle chiese, quindi siamo andati in una zona nuova di quella città. Era una zona in cui non c’erano chiese, non c’erano testimonianze. Abbiamo cominciato ad aprire una chiesa in un piccolo garage, dopo appena sei mesi, avevamo una chiesa di circa 100 persone. Ero meravigliato da tutto questo, avevo solo 23 anni, sapevo che non era la mia predicazione; sicuramente non era il modo in cui suonavo o conducevo, ma mi chiedevo perché la gente venisse!! Poi ho cominciato ad ascoltare con attenzione le testimonianze di quelli che venivano.
Uno dei membri nuovi della chiesa, quando ancora era un non credente, aveva la moglie in coma e i dottori l’avevano rimandata a casa ad aspettare la morte e disperato venne in chiesa e quando tornò a casa, sua moglie lo stava aspettando sulla soglia della porta e, gridando gli ha chiesto dove fosse stato. Lui rispose di essere stato in chiesa e lei, ancora gli disse queste parole: “Ma non stavi qui? perché mi hai dato un bacio sulla guancia e, appena mi hai dato il bacio sulla guancia, tutto il mio corpo è stato pervaso da un calore e adesso sono guarita, mi sento bene”. La domenica successiva, erano in chiesa. Perché Dio si era rivelato in quella famiglia?
Ricordo un altro dei membri di quella chiesa. Era un amministratore di un ospedale militare. C’era una guerra fra le forze di Stato contro la guerriglia, e i guerriglieri arrivarono e andarono da quell’ amministratore chiedendo delle medicine che servivano per i loro feriti – Lui rispose che non poteva dargliele e i guerriglieri, attraverso canali militari, sapevano che lui già forniva questi medicinali e li dava ad altri, per cui i guerriglieri avevano intenzione di ucciderlo, come anche i militari governativi. Per lui non c’era via di scampo! Si era nascosto insieme alla sua famiglia per scappare e salvarsi la vita e venne in chiesa per cercare la faccia di Dio. La sua vita era fuori controllo. Abbiamo pregato e il Signore già gli aveva provveduto una via verso l’Australia, per lui e tutta la sua famiglia, composta da 18 persone. Quando andarono via dimezzarono la chiesa. Oh! ma il Signore la porta avanti la Sua Chiesa!
Avevamo testimonianze che venivano da ogni parte. Uno dei miei studenti della scuola biblica era andato a servire il Signore in una zona di conflitto. Arrivarono i guerriglieri nel retro della chiesa e cominciarono ad aprire il fuoco con mitragliatori automatici, ma nessuno, né fratelli e né sorelle fu ferito. Il pastore insieme al consiglio di chiesa presero la decisione di lasciare tutti i buchi dietro al pulpito causati da grossi proiettili, come testimonianza del fatto che Dio ha il controllo della nostra vita.
Un’altro dei miei studenti, Abel, era figlio di un pastore e, mentre stava viaggiando sul retro di un Pikup, nel El Salvador (non solo, ma in tutta l’America Latina viaggiano anche così. Nota di chi scrive), arrivati in una campagna dove c’erano grosse pietre sulla strada, scesero tutti dal Pikup per togliere questi massi che ostruivano il passaggio. All’improvviso, una mina antiuomo esplose fino a far saltare il fratello Abel fino a 100 metri di distanza. Altre due persone morirono all’istante, mentre miracolosamente Abel era ancora vivo. Lo presero, lo misero sul Pikup, e lo portarono all’ospedale più vicino che distava un’ora di viaggio. Quando i dottori lo videro dissero: “Questo morirà a breve, mettetelo in quella stanza e aspettiamo che muoia”. Ma Abel non morì! Dopo mezz’ora visto che non moriva arrivò un medico che cominciò a cucire le ferite per tutto il corpo. Per abbreviare la storia, il Signore toccò quel corpo facendolo restare in vita. Le sue mani e il suo braccio cominciarono a muoversi e, visto che era rimasto accecato da quello scoppio, il Signore gli ridiede la vista. Perché il Signore è il Signore di Abel e non aveva finito di usarsi di quell’uomo. Oggi Abel è pastore, perché il nostro Dio è un Dio in cui rimettere la nostra fiducia. Il nostro Signore ha tutto sotto controllo. Quando la nostra vita è nelle sue mani stiamo al sicuro.
C’è un Salmo, il Salmo 27, che per me e mia moglie ha un grande significato. Abbiamo l’abitudine, come voi d’altronde, di aprire tutte le mattine la Parola di Dio. Una mattina ricordo eravamo ancora nel El Salvador, ho letto il Salmo 27. Non so se vi è mai successo, ma mi capita che a volte, quando leggo la Bibbia ci sono momenti in cui non leggo con attenzione. Quella mattina la stavo leggendo in quel modo la Parola di Dio, avevamo un giorno di lavoro molto lungo ed eravamo in mezzo ad una guerra civile, c’era il coprifuoco e alle 7 di mattina non c’era nessuno per strada. Alle 11:30 di sera avevo messo i bambini a letto (avevo un figlio di uno anno e un altro di 3 anni all’epoca). All’improvviso sentimmo un forte rumore fuori al nostro appartamento che non era altro che il box di un appartamento. Quindi la nostra porta d’entrata era la porta del box. Dunque, avevamo sentito questo rumore e ho detto a mia moglie: “Valerie, esco e li aiuto”. – “Certo esci” disse mia moglie. Così uscii e c’era un motociclista ubriaco che aveva urtato un pezzo di cemento che divide la strada ed era per terra privo di sensi. Chiamai subito l’ambulanza che subito arrivò. L’uomo era ancora privo di sensi e, uno dell’ambulanza mi chiese se avessero potuto parcheggiare la moto nel box, ma gli ho spiegato che era impossibile, dato che il box era la nostra casa. Allora l’infermiere disse: “Se parcheggiamo la moto per strada domani mattina non c’è più!” Queste parole, mi persuasero e decisi di far depositare momentaneamente la moto nel box.
A mezzanotte, nel silenzio più assoluto, mentre stavo chiudendo la porta a chiave, qualcuno bussò alla porta della serranda e vidi che c’erano tre uomini fuori. Si identificano come poliziotti, vennero a fare delle domande dell’incidente. Poi mi dicono “prima che andiamo, dobbiamo dare un’occhiata alla motocicletta”. Non volevo che entrassero in casa mia ma, non mi fu lasciata scelta. (C’è da precisare che mia moglie all’epoca, non conosceva neppure una parola di spagnolo mentre io sì, essendo figlio di missionari e fummo mandati nel El Salvador, per un’emergenza). I poliziotti entrarono e la motocicletta era appena all’entrata sulla loro destra, mia moglie non capiva nulla di quello che stavamo dicendo, uno di questi parlava della motocicletta e l’altro faceva domande un po’ strane che non avevano nulla a che fare con la motocicletta. A questo punto chiedo di rifarmi vedere il tesserino per ricordare meglio il suo nome e, mentre faccio un passo verso di lui, vedo che l’altro si rivolge verso un altro che si trovava fuori. Mentre vado verso quest’uomo, l’altro da fuori da un calcio alla porta e entra e mi punta una pistola alla fronte intimandomi di stendermi a terra altrimenti mi avrebbero ammazzato.
Io sono cresciuto guardando i cartoni animati, film di ragazzi, sono un uomo alto e robusto e se qualcuno mi punta una pistola alla testa, con una mossa di Kun Fu, lo butto a terra. Mi piacevano quei film ma, in quel momento, tutte le mie fantasie di essere un piccolo Rambo scapparono fuori dalla finestra. In quel periodo morivano ogni settimana circa 25-30 persone (El Salvador è a 180 km dal Guatemala e in quegli anni andai pure io con mio zio per sapere di un suo cugino di cui non si avevano più notizie. Nell’aria si sentiva ancora il terrore della gente. Nota di chi scrive). Quindi, se avessi fatto quel che avevo pensato gli altri due cosa avrebbero fatto? Ci avrebbero uccisi tutti! Mi portarono in una condizione che credo che ognuno di noi dovrebbe vivere nella sua vita, dipendevo soltanto da Gesù, non c’era nulla che potessi fare. Anche Valerie iniziò a pregare. Io sono un cristiano pentecostale e quando ti trovi in queste condizioni non preghi né in inglese, né spagnolo ma soltanto nelle lingue celestiali e mentre pregavamo, Dio mise dentro di noi una pace inspiegabile. Il Signore faceva sentire la Sua voce attraverso Valerie:
“Non ti preoccupare IO sono più grande e potente, non temere”.
Continuavo a chiedermi come avessi fatto a salvare la vita a mia moglie e chiedevo a Gesù che non facessero del male a lei. Imploravo Gesù di fare qualcosa. Ad un tratto uno dei tre mi disse di tirare fuori qualcosa da un armadietto. Vi voglio raccontare questo non per dirvi che in quel momento io ero “super-spirituale”, ma quando ti trovi in una situazione difficile, la mia reazione era quella di predicare. Pensai, cosa posso dire a questi tre uomini? Allora cominciai a predicare dicendo “non avete bisogno di avere queste pistole! Noi siamo qui per raccontarvi dell’amore di Gesù! Qualunque bisogno abbiate, chiedeteglieLo e Lui ve lo darà. Le vostre vite il Signore le può cambiare! Puoi mettere la tua fiducia in Lui se lo vuoi” dissi a quello che mi controllava! “Dai, affida la tua vita a Gesù, ti salverà, ti cambierà, ti trasformerà mediante la potenza del Vangelo!” In poche parole ci portarono via tutto quel che avevamo. Rimasero molto delusi, poiché essendo americani del Nord, pensavano che fossimo ricchi, ma noi eravamo missionari davvero poveri e non c’era niente a casa, presero quel poco che avevamo, ma Dio fece tanti miracoli quella sera. Di solito i nostri figli hanno il sonno leggero, ma quella notte il Signore mantenne i miei figli in un sonno profondo al punto che non si svegliarono mai. Dopo che presero tutto quel che avevamo, tre di loro se ne andarono con un fuoristrada e lasciarono l’altro per finire il lavoro. Avevamo visto le loro facce, eravamo in grado di identificarli e la procedura in quei casi è quella di farci fuori. Fecero stendere mia moglie sul pavimento e quell’uomo cominciò a camminare verso di noi e poi si fermò, tornò indietro e uscii dalla porta e socchiuse la porta lasciando una fessura di circa 10 cm, dalla quale sussurrò:
“Non vi ammazzo solo per il vostro Dio” e chiuse la porta. Io e mia moglie siamo qui vivi per la potenza, il volere e la protezione di Dio nostro Salvatore.
Predicatore: Rance Delonn
Testimonianza trascritta da un video delle Chiese ADI. Assemblee di Dio in Italia.
Ferrentino Francesco La Manna
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