Sebbene sia la pioggia l’elemento caratterizzante di questa “pazza” estate nella nostra penisola e in Europa (nubifragi, alluvioni, frane, trombe d’aria), quanto accaduto in Grecia lascia tutti di stucco perché in meno di 24 ore il fuoco ha divorato case, residence, campeggi, auto, ville e persone: infatti, sono oltre settanta i morti, dei quali 26 carbonizzati in un resort, e un centinaio i dispersi, colpa dei 47 roghi dolosi appiccati in aree distanti fra loro.
Il colossale incendio, visibile dall’autostrada per Atene, ha bruciato tutto: auto ridotte a carcasse, ville senza tetto, alberi resi simili a steli anneriti, campagne devastate stanno facendo il giro del mondo rapidamente. Un intero paese, quello di Mati, non esiste più, mentre diverse persone son morte annegate fra le acque del porto di Rafina, nel tentativo di scampare al fuoco. Il forte vento estivo che ha colpito la Grecia e l’alta temperatura hanno favorito l’espandersi degli incendi, sicchè le fiamme che hanno avvolto l’Attica, alle porte della capitale, hanno interessato una vastissima zona che ha impedito a molti residenti e turisti di cercare vie di fuga alternative; peraltro, la resina oleosa delle grandi pinete ha fatto come da combustibile, alimentando in maniera veloce le fiamme che hanno arso ogni cosa. Diverse le persone tratte in salvo da yacht e barche di pescatori, avendo atteso in spiaggia per tutta la notte i soccorsi. Il tragico avvenimento in Grecia ha comunque suscitato una grande gara di solidarietà nel mondo, con una task force formata da diversi Stati (Francia, Bulgaria, Germania, Lituania, Danimarca, Polonia, Turchia); l’Italia è intervenuta inviando sul posto due aerei Canadair e vigili del fuoco, tenuto conto che il governo di Tsipras non dispone di un sufficiente apparato di Protezione Civile per i grossi tagli alla spesa del paese, dopo la nota crisi finanziaria che ancora attanaglia la Grecia. Ma il fuoco stranamente ha investito anche nazioni a latitudini artiche come la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, la Groenlandia, l’Alaska e il Canada, per colpa della siccità e del caldo torrido che si registra in tutta Europa in questo periodo, ad appena un mese dall’eruzione del vulcano Fuego (Fuoco) in Guatemala che, vorrei ricordare, ha ucciso 69 abitanti, bruciandolo vivi come avvenuto adesso nel paese di Mati (40 km da Atene).
Pertanto, davanti a questo scenario generale di devastazione che pesa comunque sulla coscienza di coloro che hanno acceso i focolai e provocato il disastro, quale deve essere il comportamento e la reazione dei credenti? Manifestare solidarietà e pregare perché i popoli si convertano a Dio ma, a ogni modo, di non meravigliarsi o sgomentarsi davanti al colossale incendio di Atene perché, a differenza dell’epoca di Noè, “i cieli di adesso e la terra son tenuti in serbo per il fuoco, secondo la sua stessa parola, mantenuti per il giorno del giudizio e della condanna degli uomini empi” (2^ lettera di Pietro 3:7). E il fuoco in Grecia rende verosimili le parole dell’apostolo Pietro.
Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com
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