Al Comune di Gorle, Scontro in consiglio
sulla chiesa evangelica

Parole dure tra il sindaco di Gorle, Marco Filisetti e consigliere di minoranza Giovanni Testa, al termine della seduta. Le schermaglie finali sono state l’apice di un confronto acceso e teso, andato in scena nel corso del consiglio comunale di venerdì sera, e caratterizzato da continui battibecchi tra il primo cittadino e le opposizioni sul caso che sta tenendo banco da mesi nel paese dell’hinterland: la situazione della chiesa evangelica “Peace and Love” (frequentata da immigrati di origine ghanese), il cui edificio di via Toniolo è stato acquisito a titolo gratuito dal Comune di Gorle nel novembre scorso.

L’ultimo dei punti all’ordine del giorno riguardava proprio l’interpellanza (presentata dai consiglieri di minoranza Cordioli, Rigamonti, Testa e Ianniello), in merito alla situazione della chiesa evangelica “Peace and Love”, il cui edificio è oggetto di un provvedimento di acquisizione a titolo gratuito da parte dell’ente pubblico, sanzione applicata in seguito ad un abuso edilizio (l’immobile aveva destinazione industriale, ndr). All’inizio della vicenda il gruppo di immigrati si era avvalso del supporto di legali, per cercare di far valere le proprie ragioni in sede giudiziaria.

 Il Tar, nel settembre 2012, aveva però respinto il ricorso, successivamente ritirato dai proponenti: in seguito alla decisione del tribunale la comunità evangelica aveva quindi lasciato la sede, successivamente entrata a far parte del patrimonio comunale per via dell’applicazione della sanzione prevista per un abuso edilizio. Una decisione difesa a spada tratta dal sindaco Filisetti: “Non abbiamo fatto altro che applicare la legge: abbiamo riscontrato la presenza di un abuso edilizio, la situazione non è stata sanata e quindi è stata applicata la sanzione prevista dalla normativa, senza alcun pregiudizio verso chicchessia.

 La libertà religiosa e di professione del culto non è mai stata oggetto di discussione, ci mancherebbe il contrario: si tratta peraltro di una procedura di polizia edilizia gestita dall’ufficio tecnico, non dal soggetto politico”. E il primo cittadino di Gorle ha aggiunto: “Il sindaco ha l’obbligo di tutelare la sicurezza delle persone e non può essere insensibile alla sicurezza di coloro che vivono e lavorano in questo paese: se questo gruppo di persone vuole professare la propria religione nulla osta affinché lo facciano, a patto che ciò avvenga nel pieno rispetto delle regole”. Di diverso avviso le opposizioni. Secondo Giovanni Testa, della lista “Gorle una voce nuova”, “Questa situazione è rimasta inalterata per 18 anni, anche perché pregano (espressione della libertà religiosa, principio garantito dalla Costituzione) e non danno fastidio a nessuno. La portata della vicenda va oltre il mero dato amministrativo e la destinazione d’uso urbanistico: i valori in campo consigliavano un approccio reale alla complessità del caso”. Uno scandalo evitabile per Pierluigi Rigamonti (“Vivi Gorle”): “Come in tutte le questioni bastava applicare un po’ di buonsenso.

Non è mai capitato che un’amministrazione comunale decidesse di agire in questo modo: un paese intero è stato sottoposto a figure meschine riguardo a un caso che poteva essere risolto senza clamore”.

 Carla Cordioli (“Qui Gorle”) ha invece espressamente parlato di “vergogna”: “Non si capiscono le ragioni di un accanimento verso una comunità pacifica che non ha mai creato problemi. L’acquisizione di un bene privato da parte di un Comune avviene solo in casi estremi e gravi e non mi pare il caso in oggetto: si tratta di un’ingerenza abnorme”. Sul provvedimento del Comune pendono un ricorso al Tar e uno in Cassazione: il caso continuerà dunque a far discutere.

fonte Bergamo News

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