L’operazione “Balkan Connection” ha portato in custodia cautelare un italiano e due albanesi, accusati del reato di reclutamento con finalità di terrorismo e apologia di delitti di terrorismo.
È la prima cellula riconducibile all’Isis ad essere stata smantellata in Italia. Tre persone sono in carcere da ieri, in custodia cautelare, accusati del reato di reclutamento con finalità di terrorismo e apologia di delitti di terrorismo. L’operazione “Balkan Connection” è durata due anni ed è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia e dalla Digos.
GLI ARRESTATI. La richiesta di custodia cautelare è stata emessa per un 20enne italiano di origini marocchine della provincia di Torino e due cittadini albanesi, zio e nipote, il primo residente in Albania e il secondo in provincia di Torino. In Albania, nella città di Kavaja a 40 chilometri da Tirana, è stato arrestato il musulmano Alban Haki Elezi, 38, anni.
Haki Elezi, insieme al ventenne italiano, era riuscito a reclutare un giovane italo-tunisino di Como da inviare a combattere in Siria. Adescato da minorenne su internet, il ragazzino è stato lentamente convinto a prestarsi alla causa ma la polizia l’ha identificato e sottoposto al regime di sorveglianza speciale, che prevede anche il divieto di espatriare.
ANAS AL-ITALY. I tre uomini arrestati sono finiti sotto i riflettori delle autorità perché si trovavano in contatto con Anas el Abboubi, nome di battaglia Anas al-Italy, italo-marocchino residente in provincia di Brescia partito nel settembre 2013 per unirsi all’Isis dopo essere stato arrestato e rilasciato a giugno. Prima di partire, il ragazzo si era recato in Albania, «dove aveva incontrato uno degli arrestati oggi», ha dichiarato il questore di Brescia, Carmine Esposito, evidenziando l’esistenza al di là delle coste italiane di un’organizzazione che recluta combattenti.
IL DOSSIER. Uno dei tre arrestati, il ventenne italiano di origine marocchina, è anche l’autore di un documento di 64 pagine intitolato: “Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Il dossier era indirizzato soprattutto ai musulmani italiani per «propagare la conoscenza islamica, correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire la verità». Il testo è un panegirico dell’organizzazione terroristica, uno sperticato elogio della qualità di vita dei popoli nei territori conquistati dallo Stato islamico.
ELOGIO DELLA SHARIA. Così, sostiene il testo, a Mosul, Raqqa e dintorni il crimine è sparito, non si fuma e non si beve più, la benzina per i più poveri è gratis e il pane abbonda. Tutto questo «grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah», cioè lapidazioni a morte, esecuzioni pubbliche, frustate in piazza, mani e piedi tagliati, per non parlare degli omosessuali gettati giù dai palazzi. Il documento non incita a compiere attentati in Italia, anche se evoca la «conquista di Roma» e invoca «supporto per lo Stato islamico». L’operazione che ha portato all’arresto dei tre uomini, secondo la polizia, non è ancora conclusa.
Foto Ansa
Tratto da: http://www.tempi.it/
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