Bambini transgender, lo sono per influenza sociale: nuovo studio

Sulla rivista scientifica PLOS ONE è stato pubblicato uno studio condotto da una docente della Brown’s School of Public Health University, Lisa Littman, in cui si esaminano le ragioni per cui sempre più bambini ed adolescenti dicono di essere transgender, una condizione nota come “disforia di genere ad insorgenza rapida”, e di come questo fenomeno sia oggettivamente in progressivo aumento rispetto al passato.

In particolare le adolescenti femmine, secondo i dati pubblicati dall’Economist. Nel 2009, meno del 41% degli adolescenti che accedevano alle “cliniche di genere” nel Regno Unito erano donne, ma nel 2017 quel numero è balzato a quasi il 70%.

Luxuria insegna ai bambini: “Sono così dalla nascita”.

Qualche giorno fa il transessuale Vladimiro Guadagno (Luxuria) ha insegnato ad alcuni bambini di 9-12 anni, all’interno di un programma televisivo, di essere nato femmina nonostante il suo corpo biologico maschile. Si nascerebbe così, dunque, tanto che si moltiplicano gli appelli a bloccare immediatamente la pubertà dei bambini che “si dichiarano” trans, già a partire dai 10 anni.

Una decisione a dir poco controversa anche considerando che gli studi mostrano, quasi all’unanimità, che il 60 – 90% degli adolescenti che si dichiara “trans” cambia idea una volta giunto alla vita adulta, smettendo di identificarsi in tale modo.

Bambini trans emulano altri adolescenti, influenzati dal web.

La ricerca scientifica su PLOS ONE, pubblicata quest’estate, ha smentito la tesi del “si nasce così” suggerendo che bambini ed adolescenti diventano transgender a causa della pressione e dell’influenza sociale, non perché nati in quel modo. La disforia di genere tra gli adolescenti, ha scritto la Littman, « si verificava nel contesto dell’appartenenza ad un gruppo di pari dove uno, più o anche tutti gli amici iniziavano a soffrire di disforia di genere e si identificavano come transgender durante lo stesso periodo di tempo». In altre parole, questi adolescenti si dichiaravano transgender per emulazione sociale dei loro amici.

Per quale motivo i loro amici improvvisamente dichiaravano la loro confusione sessuale? Anche a questa domanda è stata trovata una risposta: «I genitori di questi adolescenti riferiscono anche che i loro figli hanno mostrato un aumento dell’uso dei social media e di internet poco prima di dichiarare di avere un’identità transgender», ha scritto l’autrice. D’altra parte, sempre l’Economist ha osservato che «la maggior parte degli adolescenti che è emerso pubblicamente come trans è diventato molto più popolare di quanto lo era prima», guadagnando visibilità sopratutto sul web. La ricercatrice statunitense ha studiato l’esperienza di 250 genitori di adolescenti che improvvisamente hanno sviluppato la disforia di genere: un «contagio sociale tra pari», ha concluso. Ha infine osservato che quasi due terzi degli adolescenti che hanno espresso sentimenti di disforia di genere erano stati precedentemente diagnosticati con altri disturbi psichiatrici o dello sviluppo, e quasi la metà aveva subito traumi o aveva cercato di danneggiare se stesso.

Gli attivisti Lgbt contro lo studio, la comunità scientifica difende la libertà accademica.

Lo studio ha infiammato l’opinione pubblica statunitense in quanto smentisce apertamente, per l’ennesima volta, le convinzioni della comunità Lgbt. Come sempre accade, la furia dei social e molti attivisti transgender hanno addirittura chiesto che la ricerca venisse ritirata e fosse comminata una sanzione all’autrice, così la rivista Plos One ha annunciato un’indagine sulla metodologia utilizzata e la Brown University ha cancellato dal suo sito web il comunicato stampa che annunciava la pubblicazione della ricerca.

La azioni della rivista e dell’università hanno però fatto infuriare parte del mondo scientifico, il quale ha replicato accusando i censori di calpestare la libertà accademica«Questo è un giorno triste per la Brown University e per l’integrità della loro leadership accademica e amministrativa»ha twittato Jeffrey Flier, ex preside della Harvard Medical School di Boston e professore di Medicina. In un’intervista a Science Insider, ha nuovamente condannato il loro comportamento come «completamente antitetico alla libertà accademica», e ha detto di aver trovato «terrificante» che la Brown University non sia riuscita a difendere l’autrice dello studio, Lisa Littman. E’ così nata una petizione, firmata da molti dei genitori intervistati (quasi tutti  a favore del “matrimonio gay” e dei “diritti trans”) che sollecita la Brown University e PLOS ONE a «resistere ai tentativi ideologici di reprimere la ricerca». Anche Ray Blanchard, professore di Psichiatria all’Università di Toronto in Canada, è intervenuto in difesa della ricerca.

Il precedente: la campagna d’odio contro Mark Regnerus.

Il tentativo degli attivisti Lgbt di mettere a tacere le ricerche scientifiche scomode è già accaduto nel 2012 alla pubblicazione di due famosi studi. Il primo realizzato da Loren Marks (Louisiana State University), che ha confutato l’apertura favorevole all’adozione da parte di persone omosessuali dell’American Psychological Association (APA), dimostrando la non scientificità degli studi su cui giustifica la sua posizione (la quale influenza fortemente tutte le altre associazioni mediche internazionali).

Il secondo, realizzato da Mark Regnerus (Università del Texas), ha rilevato problematiche nei bambini cresciuti all’interno di una relazione omosessuale basandosi sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale. In seguito ad una violentissima campagna di delegittimazione, in particolare contro il secondo ricercatore, l’Università del Texas ha deciso di avviare un’indagine per “cattiva condotta scientifica”, concludendo però con esito negativo ed approvando la validità scientifica della ricerca.

La coppia trans cambierà il sesso del figlio adottivo.

A volte non è solo un tentativo di emulare la confusione identitaria degli amici, ma possono essere anche gli stessi genitori ad influenzare gli adolescenti a identificarsi come “nati in corpi sbagliati”. E’ di pochi giorni fa la notizia che una coppia di transessuali inglesi ha annunciato che aiuterà il figlio adottivo di 5 anni nella sua transizione da ragazzo a ragazza.

L’emulazione del comportamento dei genitori è un fenomeno segnalato anche nelle coppie omosessuali: Archives of Sexual Behavior ha mostrato che le adolescenti sono più propense ad adottare un comportamento omosessuale e ad identificarsi come bisessuali, rispetto alle figlie di genitori eterosessuali. Lo stesso fenomeno è stato osservato in ricerche nel 2009, nel 2006 e nel 2001.

La redazione | uccronline.it

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