Fratellanza umana?

Benchè i media abbiano salutato con gioia lo storico viaggio del pontefice argentino negli Emirati Arabi Uniti (Abu Dhabi), pochi si accorgono dei riflessi spirituali che si celano dietro questo sensazionale incontro fra il massimo rappresentante della Chiesa Cattolica e il suo corrispondente religioso, il Grande Imam Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb: infatti, alla fine dell’incontro ecumenico con ben 700 (settecento!) leader di fedi diverse, Joseph Bergoglio ha siglato insieme all’Imam arabo il “Documento sulla Fratellanza Umana, per la pace mondiale e la convivenza comune”.

Il vescovo di Roma ha ancora una volta sottolineato l’importanza delle religioni e la loro vocazione a essere “canali di fratellanza e non barriere di separazione”, affermando che il contributo delle diverse confessioni religiose per il bene comune si realizza, come in una famiglia, attraverso il dialogo. Dialogo che non deve costringere ad abdicare alla propria identità per compiacere il prossimo. Ma è l’esatto contrario di questa dichiarazione quello che è avvenuto ad Abu Dhabi, perché la libertà religiosa conduce per forza di cose a distaccarsi dal proprio credo per ricercare quella “unità spirituale” in nome di un dio che ci accomuni tutti (islamici, buddisti, cattolici eccetera), cosicché questa intesa di carattere religiosa non sprona alla fede nell’unico e solo Iddio vivente manifestatosi in carne attraverso il Messìa Cristo Gesù.

E’ naturale che i propositi di Bergoglio appaiano condivisibili da più parti, dato che ogni religione aspira al bene comune e mira a “unire le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, la comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”…, come da testuali parole del pontefice cattolico, ma quando l’apostolo Paolo si recò all’Aèropago Ateniese dove erano rappresentate tutte le varie divinità del tempo (Atti 17:22-25), costui non si uniformò allo spirito di “fratellanza” che univa le varie personalità religiose del momento ma, piuttosto, annunziò la sua fede nell’Iddio Creatore di ogni cosa, Dio che risultava sconosciuto ai più; oltremodo, se Javhè ammonì il popolo d’Israele a non stringere alleanze con quanti adoravano divinità straniere (Giudici 2:2), esortando costantemente gli ebrei a osservare i comandamenti dati a Mosè e condannando chi si prostrava dinanzi agli idoli (Levitico 19:4), con quale ardire il gesuita vescovo ha sottoscritto questo accordo pur sapendo che gli islamici non credono nello stesso Dio dei cristiani? La “Babilonia” spirituale di cui parla il libro dell’Apocalisse è sempre più vicina, perché questa alleanza pubblica spiana la strada a quell’Ecumene mondiale che aprirà le porte al culto per l’anticristo, ragion per cui è proprio questo grande desiderio di unità a tutti i costi (volemose bene) che ingannerà molto presto le genti.

Esorto il lettore a non lasciarsi trascinare emotivamente da questo sensazionale evento, perché “solo coloro che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio (Romani 8:14).

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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