BEATI I MITI PERCHÉ EREDITERANNO LA TERRA”

TERZA BEATITUDINE

Il discepolo di Gesù, oltre ad essere povero e afflitto, è anche mite. La terza beatitudine ricalca una citazione veterotestamentaria, precisamente il versetto 11 del salmo 37: …”gli umili erediteranno la terra”. Il termine greco “praeis” è tradotto con la parola “mite”,ma significa anche “umile” e coincide con la prima beatitudine. Il vocabolo è presente nel NT in Matteo, oltre che in 1^Pietro3:4, ed è riferito a Cristo, il quale, in armonia con Zaccaria 9:9 entra su una cavalcatura in Gerusalemme come un re benigno e mite (Mt21:5). Egli è anche presentato come benigno/mite e umile di cuore (Mt11:29). I miti sono coloro che portano il giogo leggero di Gesù.

Alla persecuzione e alla oppressione i discepoli di Gesù oppongono la mitezza, ossia la mansuetudine, la pazienza nel sopportare le ingiurie. Il cristiano non è un vigliacco, uno senza nerbo, lo zerbino del mondo, ma è colui che ha rinunciato alla malizia, al furore della vendetta. La mansuetudine cristiana non coincide con la debolezza ma con il vigore e con la fermezza. Essi sono coloro i quali non fanno uso della violenza per rivendicare i loro diritti, ma ripongono la loro fiducia nel Signore per ottenere quello che gli è dovuto. Essi sono coloro che erediteranno la terra. Essa in questo eone è in mano ai prepotenti, ai potenti, ai violenti. Tuttavia, la terra è creazione di Dio ed essa sarà data ai mansueti nel momento in cui il Signore rigenererà la terra, con la palingenesi, ossia con la ri-creazione di “nuovi cieli e nuova terra” (Ap,21:1). Il modo di vivere di Cristo è diverso dal modo di vivere del “mondo”: il discepolo di Gesù va dietro al Suo Maestro, portando su di sé il giogo leggero della mansuetudine del Signore.

“… Nessun diritto proprio protegge questa comunità di stranieri nel mondo. Non lo pretende nemmeno, perché i miti di cuore sono coloro che vivono rinunciando ad ogni proprio diritto per amore di Gesù Cristo. Se li si rimprovera tacciono, se si usa loro violenza la sopportano, se li si caccia cedono. Non fanno processi per difendere il proprio diritto, non fanno chiasso se subiscono ingiustizia. Non cercano il proprio diritto. Voglio lasciare ogni diritto a Dio; non cupidi vindictae, diceva la chiesa antica. La terra appartiene a questi uomini senza diritti, impotenti.

Quelli che ora la occupano con violenza e ingiustizia la perderanno; e quelli che qui hanno completamente rinunziato, che erano miti fino alla croce domineranno sulla nuova terra. Non si tratta qui di pensare ad una giustizia punitiva di Dio in terra, ma quando il regno dei cieli sarà istaurato, la forma della terra sarà rinnovata e sarà la terra della comunità di Cristo. Dio non abbandona la terra. Egli l’ha creata. Ha mandato Suo Figlio in terra. Ha edificato la Sua comunità in terra. Così il Regno incomincia già in questo tempo. Un segno è stato dato. Già qui agli impotenti è data una parte di terra, hanno la chiesa, la comunità, i loro beni, fratelli e sorelle, in mezzo alla persecuzione fino alla croce.

Anche il Golgota è un pezzo di terra. Da Golgota, dove il più mite morì, parte il rinnovamento della terra. Se viene il regno dei cieli, i miti possederanno la terra(4).

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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