Cerchiamo di viverlo pienamente questo paradiso terreno

Buongiorno compagni di questo contemporaneo viaggio terreno, che ci vede e ci chiede di prendere il timone delle nostre rispettive navi.
Quanti travagli, quante preoccupazioni, quante speranze e ancora angosce limitano il sentire di ogni dono che ci circonda ma ancor di più il sentire la luce in noi, che si chiami coscienza, che si chiami angelo custode, ponte di connessione con l’eterno, dove il fluire esistenziale scorre continuamente per svegliare e rinnovare coscienze assopite e pertanto consapevolezze dimenticate.
Quante preoccupazioni schiacciano l’intento di non abituarsi mai alla vita, l’intento di ricominciare, rimandando la scelta di nuove strade che comportino l’evoluzione dell’essere; ricordiamo che non c’è evoluzione senza impegno, senza difficoltà nella scalata, ma poi come dono, con la pazienza come stretta compagna, immancabilmente giunge il nostro tanto atteso nuovo orizzonte.
E dopo quella scalata pervasi, circondati da amore e gioia infinita,  scopriamo nuove lenti che ci consentono di sentire sia il suono di un fiore che sboccia, come anche l’eco di un uccellino che ci siamo persi precedentemente.
Non rimandiamo di indossare un vestito consono alla nostra anima, non rimandiamo di usare le lenti speciali di ascolto, ne’ di aprire, anzi di spalancare la porta dell’anima alla vita.
Ricordo un anno fa circa tra le mie pazienti una donna provata dalla sofferenza, sola nel cammino che dopo svariate vicissitudini aveva riscoperto il Se’ con gioia infinita. E mentre mi raccontava della sua vita, quell’esame medico che stavo svolgendo diventava per me lezione di vita. Mi colpii tantissimo un episodio in cui la signora limitata nei movimenti e senza grandi aiuti nel cammino mi racconto’, un episodio in cui facendosi una doccia con estrema difficoltà si ritrovo’ le labbra a sfiorare il suo braccio e lo bacio’ accorgendosi di non essere sola; quel piccolo corpo schiacciato dalla sofferenza aveva riscoperto come fedele compagna la sua anima e che entrambe in quel momento si erano incontrate e scambiate riconoscenza e gioia di coesistere.
E’ dono sentire il corpo, e’ dono sentire la voce dei propri cari ed abbracciarli, e’ dono e gioia sapere che siamo ancora qui io a donarvi parte di me, voi a leggermi  sperando che questi incontri, docce di vivificazione per il mio animo, siano anche per voi motivo di riflessione.
Anche io come tutti ho attraversato deserti, oggi fonti di nuovi orizzonti e nuove verità, chiavi di comprensione alla realtà a cui siamo chiamati. Ricordo qualche anno fa alla fine di uno di quei deserti attraversati  incominciai a volermi più bene e capii che per amare meglio il mio prossimo dovevo amare più me stessa e mi regalai un piccolo anello per sposare la mia anima con la promessa di salvaguardare ogni conquista da non inquinare mai più ne’ con la rabbia, vicolo cieco che chiude ogni visione, ne’ scendendo a compromessi che comportino disagio nel mio animo.
Quando guardo il mio prossimo e cerco nel mio piccolo di poterlo sostenere in qualche modo, la prima cosa che faccio e’ di non allargare troppo la visione perché il primo passo e’ guardare ciò che posso fare inizialmente nel mio nucleo familiare o tra le persone care strettamente vicine alla mia vita.
Che senso ha cercare di fare i missionari tra persone lontane dai nostri passi, come a far spegnere le dovute azioni di perdono e rappacificazioni nei legami affettivi intorno noi?
No miei cari amici, i primi passi andrebbero effettuati verso le mogli, i mariti, i figli e i loro compagni, verso i genitori e nonni spesso dimenticati.
La mente razionale cerca spesso alternative per far tacere orgoglio, sensi di colpa come un manto a coprire il disordine della nostra vita.
E per sorridere un po’, sapete come si possono apprezzare queste incombenze? Con i clacson sostenuti delle macchine agli incroci delle strade o i toni accessi e immotivati per piccole contrarietà facilmente risolvibili.
L’animo bussa continuamente ai pensieri, mostrando disagi per strade non consone ad un cammino più cristiano.
Ma cos’è questa via alla santità che spesso nostro Padre Gesù ci chiede?
La santità di ognuno e’ costruire argini nella strada intrapresa, incamminandosi verso l’orizzonte di fede, accettando gli ostacoli ma donando fedeltà a Dio, fedeltà a nostri sentimenti e scelte.
Quella strada che si chiami matrimonio, che si chiami “figli” o genitori ammalati, che si chiami rispetto per il nostro corpo sia negli abusi che nelle scelte di amare, perché Dio ha fornito nella sessualità non una strada di esercizi fisici ma l’unione di anima e corpo dove il mistero della vita può generare altra vita.
Ricordiamoci che nessuno e’ perfetto e fortunatamente  in queste imperfezioni dovrebbe esserci tutto  il nostro potenziale impegno per migliorarci in questo cammino terreno e riportare un’anima pura a Dio.
Dio apprezzerà molto di più un gesto iniziale tra i nostri cari che cercare lontano fonti per donare parte di noi.
Cerchiamo di viverlo questo paradiso terreno con maggiore comprensione e ascolto, coscienza e consapevolezza, usando le parole per colmare quei silenzi che ci allontanano dagli altri ed usando i silenzi messaggeri di parole quando le stesse possano diventare armi di dolore.
Come ogni incontro vi lascio alla lettura di una delle mie poesie dove la richiesta delle parole messaggere di amore ne è stata la fonte ispiratrice.
Parlami
Quando ti sembrerà superfluo farlo o quando le parole sembreranno foglie abbandonate di un dimenticato autunno… Parlami! 
Quando avrai terminato un istante prima nel farlo … 
Non rimandare … Parlami
…con un cenno, con un sorriso o con un pensiero ma parlami! 
Fosse l’ultima cosa da fare nella tua vita … 
Con una carezza … Con uno sguardo nuovo .. Con un ti amo più intenso
Sono una fontana di amore per te …e voglio diventare il più incontenibile degli oceani ..
Mi basta così poco … 
Una goccia delle tue … 
Un accenno di consenso .. 
Non cerco echi luccicanti di oggetti che si perdono nel nulla .. 
Cerco echi delle tue note vibranti per me … Solo per me.. 
Quegli echi che sanno farsi strada solo, nei miei da sempre decantati, viali del nostro immenso … 
Parlami… Nutri la mia anima con le tue parole … 
Non stancarti nemmeno quando ti sembreranno insensate ..immobili … Aride 
Dammi solo un accento … Io ci metterò il mio sole … Il mio mare .. La mia devozione … 
Il resto sarà la magia di sentirsi persi in quegli spazi inconfinabili scavati dalle parole.. a volte accumuli di foglie dimenticate tra gli angoli del cuore!
 
Debora Castrogiovanni | Notiziecristiane.com
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