Charlie e Giovanni, bambini di troppo immolati sull’altare della licenza di decidere chi uccidere

Bambini eliminati, ma dai due destini opposti. In Inghilterra il destino del piccolo Charlie è appeso a un filo. I medici hanno vinto anche l’ultima battaglia legale che li opponeva ai genitori, disposti a tutto pur di lasciare in vita il loro piccolo affetto da una rarissima patologia. il 25 maggio scorso, hanno deciso per lo stacco delle macchine aderendo alle volontà dei medici che consideravano “non etico” tenere in vita il piccolo. L’esecuzione della condanna capitale è quindi imminente per il piccolo Charlie che non riuscirà nemmeno a spegnere la sua prima candelina. Un caso di eutanasia di Stato: la morte diventa un bene morale – “non è etico” che Charlie continui a vivere, dissero i medici – e giuridico – i giudici ritengono che l’omicidio del piccolo sia una modalità degna di morire. Se è un bene perché negarlo a chi è impossibilitato a richiederlo?

A Torino una donna partorisce in casa e getta il figlio che muore sul colpo. Ora per tutti è la Medea che dobbiamo linciare mediaticamente. Eppure le sarebbe bastato davvero poco: nella cultura perbenista della morte in cui viviamo doveva rivolgersi prima ad una struttura pubblica per abortire. Di colpo, da mostro sarebbe entrata di diritto tra le donne libere e autodeterminate. Che cosa segna la differenza tra una vita degna e una non degna? Solo il fatto che la prima è stata eliminata sull’asfalto e non in una clinica? Perché allora nessuno si scandalizza degli aborti post natali o dell’eutanasia infantile? Il piccolo Giovanni ci mostra che la vita di un bambino non può essere qualificata dalle leggi dello Stato.

Da: Lanuovabq.it

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