Così dissi addio alla doppia vita

confuseMi chiamo Carmen di Simone, ho diciotto anni e sono una studentessa gelese. Quando avevo tre anni mio padre si ammalò di tumore al sangue. I miei familiari cercarono di aggrapparsi a qualunque cosa potesse dare a loro un conforto morale, perciò andavano in ogni tipo di chiesa, ma non trovarono soluzione.

In quella fase della mia vita sono stata cresciuta principalmente da mia sorella di diciassette anni perché mia madre era sempre fuori Gela ad assistere mio padre. Un giorno, quando io avevo sei anni, mia sorella conobbe delle persone che le parlarono di Gesù, vennero a casa nostra e pregarono con noi. Fu cosi che la mia famiglia, primo fra tutti mio padre, accettò il Signore come personale salvatore.

Dopo un anno mio padre mori. Io allora ero molto piccola, non mi ricordo quasi niente della vita di mio padre, anche se è stato molto presente e pieno di attenzioni verso di me. Dai sei ai dieci anni sono cresciuta andando in chiesa, conoscevo l’amore di Dio e gli insegnamenti della bibbia.
Arrivata alle scuole medie mi aggregai a cattive compagnie, le quali avevano uno stile di vita molto lontano dal mio.
Frequentandole, comincia a cambiare e ad assumere atteggiamenti che non mi appartenevano: facevo cose di nascosto da mia madre, mi truccavo in modo molto pesante, dicevo parolacce, mi comportavo come una persona piena di sé.

A volte mi trovavo in preda alla confusione e disorientata. Chiedevo a Dio che cosa mi stesse succedendo. Non sapevo più quale fosse la mia identità: in chiesa ero una santa, fuori diventavo un’altra persona. Poi, all’età di dodici anni, entrai a far parte del coro della chiesa. Il canto era una passione che avevo da sempre, scoperta grazie a mio padre. Il mio impegno nel coro mi avvicinava a Dio e il conflitto con l’altra Carmen, quella disubbidiente e ribelle, cresceva sempre di più. Piangevo tutti i giorni, tanto che varie volte mi ritrovai a pensare di farla finita. Mi ero stancata della mia doppia vita, mi sentivo una falsa in chiesa e anche in mezzo ai miei amici. Cosi un giorno, piangendo, chiesi aiuto a Dio dicendogli: “ Dimmi con la tua Parola quello che devo fare”. Quando smisi di piangere, presi la Bibbia vicino ai miei libri. In quel momento mi passò per la mente un pensiero: Efesini 5. Io conoscevo le storie più famose della Bibbia, ma non sapevo di quali libri fosse composta. La aprii per vedere se Efesini esistesse davvero, con molto stupore la trovai a lessi tutto il capitolo 5 della lettera. Con quel brano Dio mi invitò con amore a comportarmi come una sua figlia, abbandonando quegli atteggiamenti che non mostravano agli altri che Lui viveva in me. Mi venne la pelle d’oca, mi misi a piangere chiedendoGli perdono e ringraziandoLo per avermi mostrato quale fosse il mio bene.

Quel giorno misi completamente la mia vita nelle Sue mani.

Tratto da: http://www.terrapromessagela.it/

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