DECLUTTERING : UNA PAROLA CHE GESU’ CONOSCE

Ci troviamo di fronte ad un termine inglese che letteralmente indica l’azione di fare spazio, eliminando ciò che risulta ingombrante. Il decluttering si associa, in tal senso allo “space clearing”, nella definizione dell’arte di liberarsi del superfluo per vivere meglio, distaccandosi da oggetti che evocano ricordi spiacevoli e che ci legano eccessivamente al passato. Una parola moderna che scopre la patologia dell’accumulo, caratterizzato come disturbo da accumulo relativo alla difficoltà eccessiva e persistente nel separarsi dai propri beni e da spazi ingombrati da oggetti diversi. Il Disturbo da accumulo (Hoarding Disorder) noto anche come Disposofobia, è un disturbo caratterizzato dalla tendenza all’ accumulo patologico e disfunzionale di oggetti. La parabola dell’Accumulo Patologico compare attualmente nel DSM 5 (APA, 2013) in associazione al comportamento ossessivo compulsivo. Ma al di là delle considerazioni attuali psicologiche e psichiatriche sono sorprendenti ed emblematiche le parole di Gesù a fronte di questo fenomeno che invalida uno stato di pace interiore sono indicative e significative. Le parole di Gesù, che fungono come una moderna psicoterapia dell’uomo di oggi (Riccardi. P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed. Cittadella Assisi 2018) sono chiare anticipando la “modernità”: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» [Mt 6,19-23]. Gesù fa un appello, non tanto agli accumuli in sé ma in quanto al fatto che la nostra attenzione, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni sono legate alle cose terrene e materiali che oltre ad offuscare la mente in ciò che è essenziale, distolgono lo sguardo da Dio che è luce e benessere. Vanno incluse, nelle parole di Gesù, anche quei processi psicologici di successo, di pretesa, di arrivismo. Che riempiono L’Io di pensieri e preoccupazioni superflue e rendono l’uomo narciso e chiuso alla vita. Diverse volte e in diverse occasioni ci lamentiamo, invidiamo altri per cose che altri hanno e che magari a noi non servirebbero. Ma come sempre succede ogni stato interiore è sempre accompagnato ad un pensiero; in questo caso quello di avere di più. Più cerchiamo di accumulare oggetti e cose psicologiche più snaturiamo l’Io che è, natura, per l’essenziale delle cose. Più accumuliamo cose più siamo preoccupati ed ancora una volta Gesù trova una risposta alle nostre ansie e preoccupazioni: «Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6, 25-34). All’uomo moderno risulta difficile comprendere la psicoterapeutica di Gesù (Riccardi. P Parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo, Ed. Cittadella Assisi, 2016) che non è dall’esterno a noi il valore delle cose: «Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?» (Mt 7, 18).

 

 

Abbiamo bisogno non di mode ma di recuperare quello che nell’antropologia cristiana sono le indicazioni per l’uomo moderno che accumula concetti, idee, pensieri e cose che condizionano e contaminano il potere di discernere ciò che serve da ciò che superfluo. Esempi tipici lo vediamo nelle informazioni della rete.

Ci troviamo di fronte ad un termine inglese che letteralmente indica l’azione di fare spazio, eliminando ciò che risulta ingombrante. Il decluttering si associa, in tal senso allo “space clearing”, nella definizione dell’arte di liberarsi del superfluo per vivere meglio, distaccandosi da oggetti che evocano ricordi spiacevoli e che ci legano eccessivamente al passato. Una parola moderna che scopre la patologia dell’accumulo, caratterizzato come disturbo da accumulo relativo alla difficoltà eccessiva e persistente nel separarsi dai propri beni e da spazi ingombrati da oggetti diversi. Il Disturbo da accumulo (Hoarding Disorder) noto anche come Disposofobia, è un disturbo caratterizzato dalla tendenza all’ accumulo patologico e disfunzionale di oggetti. La parabola dell’Accumulo Patologico compare attualmente nel DSM 5 (APA, 2013) in associazione al comportamento ossessivo compulsivo. Ma al di là delle considerazioni attuali psicologiche e psichiatriche sono sorprendenti ed emblematiche le parole di Gesù a fronte di questo fenomeno che invalida uno stato di pace interiore sono indicative e significative. Le parole di Gesù, che fungono come una moderna psicoterapia dell’uomo di oggi (Riccardi. P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed. Cittadella Assisi 2018) sono chiare anticipando la “modernità”: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» [Mt 6,19-23]. Gesù fa un appello, non tanto agli accumuli in sé ma in quanto al fatto che la nostra attenzione, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni sono legate alle cose terrene e materiali che oltre ad offuscare la mente in ciò che è essenziale, distolgono lo sguardo da Dio che è luce e benessere. Vanno incluse, nelle parole di Gesù, anche quei processi psicologici di successo, di pretesa, di arrivismo. Che riempiono L’Io di pensieri e preoccupazioni superflue e rendono l’uomo narciso e chiuso alla vita. Diverse volte e in diverse occasioni ci lamentiamo, invidiamo altri per cose che altri hanno e che magari a noi non servirebbero. Ma come sempre succede ogni stato interiore è sempre accompagnato ad un pensiero; in questo caso quello di avere di più. Più cerchiamo di accumulare oggetti e cose psicologiche più snaturiamo l’Io che è, natura, per l’essenziale delle cose. Più accumuliamo cose più siamo preoccupati ed ancora una volta Gesù trova una risposta alle nostre ansie e preoccupazioni: «Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6, 25-34). All’uomo moderno risulta difficile comprendere la psicoterapeutica di Gesù (Riccardi. P Parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo, Ed. Cittadella Assisi, 2016) che non è dall’esterno a noi il valore delle cose: «Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?» (Mt 7, 18).

 

 

Abbiamo bisogno non di mode ma di recuperare quello che nell’antropologia cristiana sono le indicazioni per l’uomo moderno che accumula concetti, idee, pensieri e cose che condizionano e contaminano il potere di discernere ciò che serve da ciò che superfluo. Esempi tipici lo vediamo nelle informazioni della rete. Quante stimoli, quante fake news non valutiamo perché presi da troppi stimoli che riducono il poterne del discernimento tra ciò che è vero e da ciò che è male.  Strutturiamo relazioni senza intimità che falliscono anzitempo, confondiamo i contatti in rete per scambi di amicizie, viviamo di relazioni liquide e fragili e tutto perché portiamo all’esterno, nelle cose e nelle persone il potere e la responsabilità che ci compete per vivere in benessere.

 

Pasquale Riccardi D’Alise

stimoli, quante fake news non valutiamo perché presi da troppi stimoli che riducono il poterne del discernimento tra ciò che è vero e da ciò che è male.  Strutturiamo relazioni senza intimità che falliscono anzitempo, confondiamo i contatti in rete per scambi di amicizie, viviamo di relazioni liquide e fragili e tutto perché portiamo all’esterno, nelle cose e nelle persone il potere e la responsabilità che ci compete per vivere in benessere.

 

Pasquale Riccardi D’Alise

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