di Norman L. Geisler – La Bibbia condanna chiaramente chi uccide intenzionalmente un essere umano innocente. Tuttavia, non tutte le uccisioni sono omicidi. Non tutte le uccisioni sono intenzionali. Ci sono delle occasioni in cui vi sono delle giustificazioni relative all’uccidere un altro essere umano. A questo proposito, la Bibbia permette la protezione della propria vita, anche se ciò significa privare della vita qualcun’altro che la sta minacciando. In Esodo 22:2, è scritto: “Se il ladro colto nell’atto di fare uno scasso, è percosso e muore, non vi è delitto di omicidio”.
L’uccisione accidentale non è un crimine capitale. Mosè scrisse: “Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, designerete delle città che siano per voi delle città di rifugio, dove possa ricoverarsi l’omicida che avrà ucciso qualcuno involontaria mente. Queste città vi serviranno di rifugio contro il vindice del sangue, affinché l’omicida non sia messo a morte prima di essere comparso in giudizio dinanzi alla radunanza “ (Numeri 35:11-12).
Ma l’uccidere intenzionalmente un essere umano innocente è omicidio. Nelle nostre Bibbie, il sesto comandamento è “Non uccidere” (Esodo 29:13). Ma la parola ebraica, usata in questo divieto, non è “shachat” che semplicemente significa uccidere (Esodo 12:6). La parola usata è “ratsach”, che vuol dire ammazzare volontariamente. Quindi, quando la Bibbia non condanna tutte le forme di omicidio, essa però condanna l’uccisione intenzionale di un essere umano innocente, giovane o vecchio che sia. Il capitolo uno di Esodo è un eccellente esempio. Il re dell’Egitto comandò di uccidere tutti i bambini maschi. Ma le levatrici rifiutarono, di obbedire all’editto del re e Dio le benedisse per la loro compassione e per il loro coraggio (versetto 21).
Uccidere un essere umano, fatto a immagine di Dio, è un crimine serio. Poiché l’uomo è creato a immagine di Dio, l’omicidio è un attacco contro Dio. Questa è una questione molto seria. Dio non la tratta con leggerezza (Apocalisse 21:8) e neppure noi dovremmo.
DEFINIZIONE DELLA VITA
Chi non è ancora nato è un essere umano o qualcosa di inferiore? Secondo la Bibbia, la vita umana comincia col concepimento. Davide disse: “Mia madre mi concepì nel peccato “. Questo non soltanto fa cominciare la vita umana al concepimento ma il peccato, nella vita umana, comincia già a quel punto. Il salmista scrisse: “I mentitori sono traviati sin dal seno materno“ (Salmo 58:3). La Bibbia parla che il seme di Levi esisteva nei lombi del suo bisnonno Abramo (Ebrei 7:9-10). Infatti, tutti gli uomini hanno peccato in Adamo quando egli peccò (Romani 5:12).
Geremia fu conosciuto da Dio e chiamato mentre era ancora nel seno della madre (Geremia 1:5). Giovanni Battista esultò per la gioia (Luca 1:44) e fu riempito di Spirito Santo quando era ancora nel seno della madre (Luca 1:15). Infatti, Gesù fu concepito dallo Spirito Santo (Matteo 1:20) nel seno di Maria e le Scrittura ci dicono che, in quel momento, si ebbe l’inizio della Sua natura umana.
II Salmo 139 ci dà uno specifico resoconto dell’embrione umano come una sostanza che viene formata da Dio. Con belle immagini viene descritto l’embrione come qualcosa che viene formato e tessuto da Dio (versetti 15-16). Secondo il Salmo, Dio ha scritto nel suo libro i giorni dell’embrione, quando esso non era ancora nato. La Bibbia non lascia alcun dubbio sul fatto che Dio fa l’uomo a sua immagine e somiglianza (Genesi 1:27) prima che l’uomo nasca.
C’è una notevole concordanza tra la Bibbia e la scienza medica su quando comincia la vita umana. L’embrione umano è il frutto dell’incontro fra lo sperma e l’ovulo. Meno di un mese dopo il concepimento, il feto ha il suo cuore. E, dopo un mese e mezzo, emette la propria onda cerebrale che manterrà per tutta la sua vita. Prima dei due mesi, il feto ha tutti gli organi interni dell’adulto. E, dopo un’altra settimana, ha tutti gli organi esterni. In non molto tempo, esso diventa un minuscolo e crescente essere umano.
Qualcuno ha dedotto che un feto è meno di un essere umano perché in Esodo 21:22-23 non viene prescritta la punizione capitale — soltanto una multa — per la morte di un feto. Ma questo fatto si riferisce alla morte non intenzionale per la quale non c’era pena capitale neanche per gli adulti. Il passaggio probabilmente non si riferisce all’aborto, ma alla nascita prematura. Inoltre, il giudizio della “vita per la vita “ del verso 23 è applicabile sia alla morte della madre che a quella del figlio.
L’aborto è una procedura introdotta dall’uomo che risulta nella morte di un essere umano non ancora nato. Ci sono vari modi di uccidere chi non è ancora nato. Lo si può uccidere risucchiandolo mediante uno strumento ripulitore. Lo si può uccidere tagliuzzandolo con uno strumento affilato. Lo si può uccidere mediante l’uso di una forte soluzione salina od una droga. Ma, in tutti i casi, l’aborto è una procedura che inizia con l’intenzione di uccidere chi non è ancora nato.
Non soltanto l’aborto è un omicidio volontario, ma è l’omicidio volontario di un essere umano innocente. Ognuno si rende conto che il non nato non ha ancora commesso alcun crimine sociale, che possa meritargli la morte. Infatti, esso non è ancora venuto al mondo. Ma prima che possa venire al mondo, e mentre non può difendersi, altri essere umani intenzionalmente gli tolgono la vita. Questo è omicidio.
RISPOSTE AGLI ARGOMENTI RELATIVI ALL’ABORTO
Ecco gli argomenti usati dagli abortisti per giustificare questa uccisione di massa di vite innocenti, ed ecco alcune risposte a tali argomenti.
Nessuno conosce quando comincia la vita umana. Se uno non conosce quando comincia la vita, essa potrebbe comincia re anche all’atto del concepimento. E se essa comincia a questo punto, l’aborto è un omicidio. Possiamo noi giustificare l’assassinio di qualcosa che potrebbe essere umano? Potremmo noi dar la caccia a un oggetto, che si muove nella foresta, se non siamo sicuri che non sia un essere umano? Per questo neanche dovremmo uccidere dei feti, se non siamo sicuri che si tratti di esseri umani.
Attualmente noi sappiamo quando comincia la vita. Essa comincia all’atto del concepimento. Lo spermatozoo con 23 cromosomi non è un essere umano come non lo è l’ovulo femminile con i suoi 23 cromosomi. Ma quando essi si uniscono, formano 46 cromosomi; il risultato è un essere umano. Questo è un fatto medico. Geneticamente questo ovulo fertilizzato è un essere umano con le sue caratteristiche e la sua identità. Da questo punto, è solo questione di crescita, non di genere.
La madre ha il diritto di controllare il suo corpo. Il bambino non è una parte del corpo della madre. E’ un essere umano individuale con un suo corpo separato. Per la verità, la madre sta alimentando il bambino ancora non nato, ma ha la madre il diritto di cessare l’alimentazione del suo bambino dopo la nascita? Questo sarebbe omicidio per fame. Allo stesso modo, è sbagliato troncare la sorgente della vita per chi non è ancora nato.
Anche se il nascituro fosse parte del corpo della madre, ella non avrebbe il diritto di fare ciò che vuole con il suo corpo. Per esempio, ella non ha il diritto di mutilarsi tagliandosi una mano o un piede. Ella non ha neanche il diritto di togliersi la vita mediante il suicidio.
Il nascituro non è realmente umano finché non è nato. Se un bambino non è umano prima della nascita, quando lo è? Certamente non è un minerale o un vegetale. Non è un animale. Le mucche danno vita alle mucche e le cavalle ai cavalli. Nessuno ha difficoltà nell’identificare un cane nascituro come un cane o un maiale nascituro come un maiale. Perché si dovrebbe porre la questione per i nascituri umani?
Significa questo che sono soltanto umani se essi cambiamo di luogo ed escono dall’utero? La differenza tra i bambini che sono nati e quelli che non sono ancora nati non è la loro natura: è il luogo (essere nell’utero ed esserne fuori) e la loro misura. Certamente delle caratteristiche accidentali o circostanziali come quelle reattive al luogo ed alla misura, non determinano se un essere è umano o meno.
I bambini non sono esseri personali coscienti.Secondo questa obbiezione uno deve essere cosciente per essere umano. Ma se la coscienza determina l’umanità, allora gli adulti che dormono non sono umani. Inoltre, se la coscienza determina l’umanità, allora quelli che cadono in coma perdono la loro umanità. La logica conclusione di questo discorso sarebbe che uccidere esseri senza coscienza non sarebbe commettere omicidio. Allora tutti gli assassini dovrebbero semplicemente far perdere la coscienza alle loro vittime, prima di ucciderle!
Inoltre, i bambini sono coscienti prima di nascere. Un mese e mezzo dopo il concepimento, essi hanno delle proprie onde cerebrali che poi manterranno per tutta la vita. L’assenza delle stesse è considerata un segno della morte. Perché allora la presenza di queste onde cerebrali non è considerata un segno di vita? E verso i tre mesi reagiscono agli stimoli. Essi possono avere coscienza di un senso di oppressione e di dolore.
La coscienza di sé — non la consapevolezza — distingue l’uomo dagli animali, anche da quelli di grado superiore. Tuttavia la coscienza di sé non si mani festa finché un bambino non arriva a un anno e mezzo circa. Così, secondo la logica degli abortisti, si può giustificare l’aborto prima di quel periodo.
Ogni bambino ha il diritto a una vita piena. Quali sono i criteri per una vita piena e chi decide se una vita è tale? Questo genere di ragionamento si è spinto talmente oltre che alcuni giudici hanno condannato i genitori per aver messo alla luce bambini sapendo che erano deformati in base ai test prenatali.
Questo ragionamento potrebbe far credere che è possibile rinviare la nascita di un essere a migliori circostanze per cui lo si può uccidere ora. Non è così. Toglie re la vita a questo nascituro significa togliere l’unica possibilità, che questo essere ha, di venire al mondo. Egli non avrà nessun’altra circostanza migliore per venire alla vita. Perciò la scelta non è fra una vita deforme e una migliore. La vita è una sola e non c’è scelta. Ognuno ha diritto alla vita che egli ha. Non tenere conto di questo significa attentare all’ unica possibilità di vita.
Secondo questa logica, si dovrebbe poi uccidere tutti gli essere umani deformi (anche al di fuori dell’utero). La logica abortista condurrebbe all’infanticidio e all’eutanasia. Alcuni abortisti ammetto no che queste due possibilità discendono dalla stessa logica. Secondo questo ragionamento è più giustificabile togliere la vita a chi è deforme che toglierla a chi potrebbe esserlo secondo dei test prenatali.
E’ meglio abortire che esporre un figlio a maltrattamento. Secondo ciò il non abortire figli indesiderati conduce al maltrattamento. Statisticamente è l’opposto. I casi di figli malmenati sono aumentati con l’aumentare degli aborti. Apparentemente il disprezzo per la vita umana, riflesso nell’accettazione dell’ aborto, si estende dalla fase prenatale a quella post natale.
Questa obbiezione erroneamente fa ritenere che l’aborto non è un grande maltrattamento. Attualmente l’aborto è uno dei peggiori che possano essere inflitti a un essere umano.
Se noi possiamo uccidere il nascituro per evitare potenziali oltraggi, perché non uccidere il già nato che viene attualmente malmenato? In altre parole, se noi proteggiamo il nato che viene maltratto quanto più non dovremmo proteggere il nascituro che è ancor più indifeso? L’aborto è il peggior abuso che esista.
Noi dobbiamo fermare la sovrappopolazione o moriremo tutti di fame. L’alternativa fra l’aborto e la sovrappopolazione è falsa. Ci sono altre alternative. Il controllo delle nascite può limitare la sovrappopolazione senza omicidio. La vera scelta è quella di controllare la popolazione senza ricorrere ad alcuna forma di omicidio riguardo a vite innocenti. A questo punto la migliore forma è quella della prevenzione.
Noi non possiamo legiferare sulla moralità. Se è così, noi dovremmo sbarazzarci delle legislazioni che si basano sulla moralità. Dovremmo cominciare ad eliminare le proibizioni riguardo all’ assassinio, alla crudeltà, al maltratta mento dei bambini, all’incesto e al ratto, per tutti questi casi la morale forma la base di queste leggi. Dovremmo anche eliminare le leggi antischiavistiche e tutte le altre leggi dei diritti civili. Anche queste leggi riguardano il comportamento morale. Ma questo sarebbe chiaramente sbagliato e pochi abortisti suggerirebbero di abolirle. Ma se è così, perché non dovremmo avere delle leggi per proteggere i diritti morali dei nascituri?
Inoltre, le attuali leggi che permettono l’aborto su richiesta sono di natura morale, perché in effetti affermano che togliere la vita a un essere umano non ancora nato è moralmente giusto. E’ impossibile evitare di legiferare secondo i criteri della moralità. Al fine di avere una buona legislazione bisogna incorporare nelle leggi ciò che è moral mente giusto. Per questo, è assolutamente ingiusto di togliere a un essere umano innocente il suo diritto alla vita. Perché il diritto alla vita è il diritto dei diritti. Senza vita non c’è alcun diritto.
I bambini mentalmente ritardati non dovrebbero essere fatti nascere. E’ interessante notare che nessuna organizzazione di genitori con figli mentalmente ritardati ha mai sostenuto l’aborto. Tutte le famiglie che io ho conosciuto, sono affezionati ai loro figli mongolidi perché mostrano un amore schietto.
I bambini mentalmente ritardati sono umani; ucciderli equivale a commettere omicidio. A maggior ragione, non si deve uccidere quelli che non sono ancora nati perché sono ancor più indifesi. La logica con cui gli abortisti giustificano l’aborto terapeutico, sarebbe valida anche per l’infanticidio.
Perché una donna violentata dovrebbe essere forzata a portare un figlio indesiderato? Subire violenza è una delle cose più indegne che una persona possa soffrire. Bisogna avere grande compassione per le vittime. Tuttavia bisogna tenere in mente alcune cose. Primo, non c’è alcun modo di disfare il fatto. Ricorrere all’aborto non significa cancellare l’oltraggio. Secondo, non viene fatta giustizia punendo la creatura che nasce a causa del ratto.
Due errori non fanno una verità. La colpa di ricorrere all’omicidio (aborto) non aiuterà la madre. Il ratto non è un crimine per la vittima. Ma uccidere una vita innocente, quella del nascituro, è un crimine. Sebbene raramente le vitti me di ratto diano alla luce dei figli, quei pochi bambini che vengono concepiti hanno tutto il diritto di vivere.
Chi non è stato benedetto dalla musica gospel della famosa cantante negra Ethel Waters? Sua madre fu una vittima di ratto, all’età di tredici anni. Forse che ella doveva abortire e non far nascere Ethel? Perché punire un frutto innocente di un ratto? Bisogna punire il colpevole del ratto — il violentatore!
Gli aborti avvengono comunque, tanto vale allora legalizzarli. Dovremmo noi legalizzare il ratto e la violenza sui bambini solo perché esistono delle persone che commettono queste atrocità? Dovremmo noi legalizzare l’incesto e la crudeltà solo perché esistono delle persone che li commettono? Legalizzare delle cose malvage non le rende moralmente giuste.
Legalizzare un’attività non ne frena necessariamente l’abuso. Qualche volta lo favorisce. Questo è il caso dell’aborto. D’altro canto, cambiare la legge può aiutare a cambiare l’attitudine verso una certa cosa, come le leggi abolizioniste della schiavitù hanno dimostrato. Le leggi in sé non possono forzare le persone ad essere buone. Ma rafforzare le buone leggi può aiutare nel frenare le persone dal fare il male.
Legalizzare l’aborto salverà la vita delle madri in quanto renderà gli aborti più sicuri. Le statistiche dicono che la maggior parte degli aborti avvengono ancora al di fuori degli ospedali. La Corte Suprema ha consistentemente bocciato progetti di legge che assicurassero un minimo di igiene nelle fabbriche dell’aborto. Infatti, se un carro bestiame si parcheggiasse in strada mettendo su un cartello “Qui si operano aborti” il governo non soltanto non impedirebbe l’operazione, ma non insisterebbe neanche che gli abortisti sterilizzassero i loro strumenti !
Inoltre, legalizzare l’aborto non ha salvato vite; ha fatto perdere vite: 16 milioni nei primi dodici anni dal momento dell’approvazione da parte della Corte Suprema. Anche se il governo sarebbe in grado di garantire migliori condizioni per effettuare l’aborto, significherebbe semplicemente assicurare l’igiene nell’ omicidio. Sapere che si è trattato di un’ uccisione pulita è una ben magra consolazione per la vittima!
Non dovremmo proiettare la nostra moralità sugli altri. Se è così, chi sono gli abortisti che proiettano la loro moralità su chi non è ancora nato? E come se essi dicessero ai non nati: “Il mio credo morale è che voi non dovete vivere “. Questa non è una proiezione di moralità, ma una proiezione di immoralità. Infatti, noi dobbiamo proiettare la nostra moralità nella situazione degli abortisti. Se non lo fanno quelli che sono capaci di proiettare la moralità per proteggere le vite innocenti, chi lo farà mai?
Proiettare le nostre convinzioni morali sugli altri non è sbagliato, è sbagliato distruggere i diritti morali degli altri. L’aborto distrugge il diritto morale alla vita che hanno gli innocenti.
L’aborto è la soluzione per le gravidanze indesiderate. Una soluzione migliore è l’adozione. E’ difficile affidare un bambino ad altri, ma è meglio che ucciderlo. La madre che ha abortito, è spesso de pressa, quando arriva il tempo in cui avrebbe dovuto partorire. Questa de pressione talvolta ricorre per anni e anni in occasione del compleanno del bambi no. Qualche volta la depressione è così forte che la madre sfiora il suicidio.
Le madri con gravidanze indesiderate hanno bisogno soprattutto di incoraggiamento. La soluzione è rappresentata da “cliniche “ per consultazioni, non da cliniche per l’aborto. Bisognerebbe aiutare le madri, non uccidere i bambini.
Nessun bimbo indesiderato dovrebbe mai nascere. Secondo questa asserzione, ogni concepimento indesiderato dovrebbe automaticamente comportare un figlio indesiderato. Capita, però, che molte madri cambiano il loro atteggiamento, dopo aver superato il trauma iniziale della gravidanza indesiderata. Spesso cambiano il loro atteggiamento quando avvertono o vedono per ecografia che portano un essere vivente nel loro grembo. Accade pure che molte madri cambiano idea dopo che i loro figli sono nati.
Se la madre non vuole allevare il bimbo, ci sono molte altre famiglie che non possono avere figli e ne desiderano. In questo momento, ci sono più persone che desiderano figli, di figli che si posso no adottare.
Poiché noi non desideriamo che qualcuno venga alla vita, ciò non significa che abbiamo il diritto di ucciderlo. I nostri desideri non debbono riguardare i diritti degli altri, specialmente il diritto di vivere.
Voglio raccontare la storia di una ragazza che seppe di essere gravida. Era fidanzata, ma il fidanzato non era il padre del bimbo. La sua famiglia era povera, perciò era duro per la famiglia mantenere un’altra bocca da sfamare. La sua famiglia aveva una buona reputazione ed ella non voleva che si spettegolasse. Abortire avrebbe potuto essere una buona soluzione al suo problema. Ma ella non volle abortire. Partorì un bimbo, un maschietto, lo chiamò Gesù.
Fonte: http://www.chiesadiroma.it/
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