Anche Facebook apre i propri archivi per la lotta alla pedofilia

Finalmente una buona notizia per chi cerca una giustizia giusta che si occupi di pedopornografia su Facebook. I termini e le condizioni del noto social network sono chiari: attenti a ciò che caricate e postate, perché l’utente concede a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile per l’utilizzo di qualsiasi contenuto IP pubbicato sulla vostra pagina. E meno male, verrebbe da dire, perché dai giganteschi archivi aperti a Palo Alto, ne vengono fuori di tutti i colori, non solo l’album delle foto al mare o della cena tra amici, ma anche pedopornografia.Esatto, a volte le prove che si hanno a disposizione su un presunto pedofilo non sono sufficienti, e allora che si fa? Si chiede al colosso di collaborare per una giusta causa.

La magistratura milanese ha colpito fino in California, e per la prima volta, l’Italia è riuscita a far aprire i server d’oltreoceano per recuperare i profili e le pagine create da Gianluca Mascherpa, 50 anni, allenatore di pallavolo femminile, condannato per pornografia minorile e violenza sessuale con rito abbreviato a 11 anni e 4 mesi di carcere. Oltre 400 i contatti trovati, che potrebbero rappresentare altrettante ragazzine; le addescava con un falso “nick name” per condurre relazioni sentimentali anche con minori di 14 anni.

I nuovi dati raccolti, insieme alle conversazioni trovate anche su Netlog, altro social utilizzato dall’uomo sarebbero ora oggetto di indagini.

E pensare che c’è chi è impaurito dall’enormità di dati che quotidianamente si raccolgono sui social, perché non trova un modo di utilizzo. Fornire i dati alla giustizia quando possibile, come in questo caso, non sarebbe una cattiva idea.

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