Gesù mi ha liberato potentemente dalla droga

catene-spezzate

catene-spezzateQuesta è la storia della mia vita, commovente e sconvolgente, ma anche una vita trasformata radicalmente dalla potente mano di Dio. Mi chiamo Giovanni, ho 45 anni, sono sposato e attualmente aiuto altre persone che hanno avuto il mio stesso problema di tossicodipendenza.

Sono figlio di napoletani che negli anni ‘60 emigrarono a Torino, dove sono nato e cresciuto. La mia infanzia era comune, andavo a scuola ma a 12 anni non vi andavo spesso, perché approfittavo di non essere molto seguito dai miei genitori che erano impegnati nel lavoro.

Rapida carriera

Nel pomeriggio invece di studiare, uscivo con i miei amici, e cominciai a fumare; a 13 anni ho cominciato con gli spinelli, sembrava un gioco, “tanto” pensavo “quando voglio smetto, adesso mi diverto, poi verso i 18 anni, divento un bravo ragazzo, mi fidanzo e farò come tutti gli altri”. Ma lo spinello era solo l’anticamera, infatti all’età di 16 anni, ero già passato all’eroina. Un gioco, una sfida. Ricordo che nel parco comunale della mia cittadina, nel torinese, tutte le sere partiva un’automobile che andava in città, ed io ero curioso di sapere dove andavano quei ragazzi. Pensavo: “prima o poi voglio entrare in quella macchina”. Una volta mi riuscì; era allora il mio desiderio principale. Arrivati in città, uno di loro scese dalla macchina, credevo per comprare ashisch o marijuana, invece egli tornò in macchina con delle siringhe e dopo averci messo l’eroina, ne diede una a testa.

Egli disse anche a me: “tieni” ed io, per paura di non essere più accettato da questo gruppo di amici che erano più grandi di me, senza esitazione accettai e mi bucai per la prima volta. All’età di 17 anni cominciai a lavorare in una discoteca prima alla regia delle luci, poi animatore e disk-jockey. Vicino al mixer, in una discoteca piena di ragazzi mettevo i dischi e mi sentivo un re, a centinaia gridavano il mio nome, c’era tanta musica, tante ragazze a disposizione; il controllo da parte dei miei genitori non era soffocante e io mi sentivo il padrone del mondo. Continuai per alcuni anni, in discoteca guadagnavo bene e poi mi facevo sempre vedere con le persone più in vista, le più altolocate della mia cittadina, così tenevo a freno le insinuazioni sulla mia vita privata. Praticamente avevo la faccia pulita, però in segreto ero un tossicodipendente; e la carriera di drogato non ha vie d’uscita: in genere si va verso la morte o verso il carcere.

La mia famiglia

Mentre i ragazzi della mia età compravano i libri per andare a scuola io compravo le siringhe. I miei genitori ignoravano tutto questo, anzi si fidavano di me, perciò continuai a fare il vagabondo, finto bravo ragazzo. I miei genitori e non avrebbero mai pensato che io potessi arrivare a tanto, quindi non avevo un controllo stretto da parte loro, anzi non ricordo neanche una volta che mio padre mi abbia chiesto: “dove sei stato? che cosa hai fatto? Quali amici frequenti?”

Con questo non voglio attribuire gravi responsabilità ai miei genitori, perché ho utilizzato la droga di mia spontanea volontà. Mi mancava qualcosa in quel periodo della mia vita, ero continuamente alla ricerca e nelle mie fantasie e illusioni, pensavo di trovare soddisfazione nelle amicizie e nelle droghe.

Solo molti anni dopo, i miei genitori vennero a conoscenza di tutto questo, e subito cercarono di aiutarmi con amore e impegno, con tutti i mezzi. Per un periodo lasciarono gli impegni di lavoro e tutta la famiglia mi circondò con una corda d’affetto, ma in me, purtroppo, aumentava sempre più ribellione ed incoscienza, infatti, non ho mai preso in considerazione l’aiuto che mi veniva proposto dalla mia famiglia. Per questo, non posso attribuire loro alcuna responsabilità, tranne che quella di darmi qualche attenzione in più negli anni della mia infanzia e adolescenza. Negli anni ’90 andai via di casa e cominciai a girare l’Italia, infatti vagabondavo, vivevo di espedienti, compravo e rivendevo della droga, anche la mia carriera di disck-jokey e di animatore, prima nelle discoteche poi nei villaggi turistici, finì rapidamente quando tutti scoprirono che tipo di tossicodipendente ero diventato. Stetti alcuni mesi anche a Bologna, e ricordo l’università, gli studenti, le persone per bene che mi davano soldi, alcuni anche perché non volevano farsi vedere e io andavo a comprare loro la droga. Oggi, purtroppo, non son poche le persone che incontriamo spesso, ovunque, che sembrano normali, ma nascondono il loro vero stato.

La prima comunità di recupero

Nel 1992 tornando a casa trovai una sorpresa, mia madre, per la prima volta in vita mia, decise di non farmi più entrare in casa; era decisa: “mi hai dato troppi dolori, preferisco soffrire una volta per sempre e considerarti già morto, tanto ti vuoi uccidere con quelle sostanze e prima o poi…, quindi non ti voglio più vedere. Se poi decidi di andare in una comunità di recupero, ti accetteremo in casa”.

Sul pianerottolo tutta la notte, nella disperazione che mi portavo dietro, per la prima volta provai a riflettere e conclusi di accettare la proposta dei miei genitori. Nel ’92 andai in una

comunità e ne uscii nel ’94, nel 1995 ricaddi nell’eroina e diventai peggio di prima, perché cominciai ad usare anche tanta cocaina: il declino era totale.

Un abisso chiama un altro abisso

Frustrazione, paura, angoscia, tutti i miei pensieri si concentravano su questa realtà: non uscirò più da questo tunnel. Me lo ripetevo spesso: “Giovanni, questa è la tua fine, tanto vale drogarsi, rubare, spacciare di più, ancora più male a te e agli altri”. Isolato dalla società, mi convinsi che tutto il mondo l’avesse con me, perché nessuno riusciva a dare delle risposte alle mie domande più personali. Tutto è perso, non c’è via d’uscita”.

Il carcere

Immerso nella delinquenza e nella dipendenza dalle droghe, nel 1996 fui arrestato, all’età di 33 anni mi trovai chiuso nel carcere di Torino. Posso dire “grazie a Dio”, perché in quella cella, per la prima volta nella mia vita io mi resi conto che l’essere umano non era fatto solo di carne ed ossa. Mio padre ebbe un incidente stradale in cui perse la vita, questa tragedia segnò la mia vita… cominciai a provare una sofferenza acuta, indicibile. Con il furgone dei Carabinieri, mi portarono a casa per il funerale, poi in chiesa e al cimitero; e di nuovo nella mia cella, nel carcere delle Vallette. Stavolta il rumore della porta di ferro di quella stanza, fu un colpo che attraversò le mie orecchie, arrivò nel mio cuore e scese fin nelle profondità dell’anima mia… si ruppe qualcosa in me e caddi in una profonda depressione, tanto che l’unico sollievo divenne il pensiero del suicidio.

La preghiera che facevo da bambino

In quello stato mi sdraiai sul letto della cella, e mentre guardavo il soffitto, pensavo a quale poteva essere la mia fine su questa terra, in quel momento la grazia di Dio mi raggiunse e io ricordai che da bambino, la sera prima di addormentarmi, facevo la preghiera a Gesù, a parole mie. Molto semplicemente, parlavo di tutte le cose che mi erano successe nella giornata, poi pregavo affinché Lui potesse aggiustare le cose che io avevo rotto e darmi per il giorno dopo, aiuto a poter sbagliare di meno.

Ma ora le cose erano diverse, ora pregavo con angoscia e dolore, con il senso di colpa anche per la morte di mio padre, più o meno pregai con queste parole: “Gesù aiutami! per tutto quello che ho fatto finora e al punto in cui mi trovo, c’è per uno come me, una nuova vita? c’è una speranza?”. Chiesi di dormire serenamente e quella sera mi addormentai come un bambino. Da quel momento Egli veramente cambiò la mia vita e si prese cura di me. Dio ha dovuto usare le maniere forti, per farmi alzare gli occhi e farmi considerare la sua esistenza e per portarmi a parlare di nuovo con Lui come facevo quando ero bambino.

(Non tutti devono attraversare delle situazioni tragiche per conoscere Dio, ad esempio mia moglie che conosce, ama e prega Gesù, come me, non ha avuto tutti i miei problemi, anzi ella ha accettato il Signore nella propria vita con naturalezza).

La mattina dopo mi svegliai senza angoscia, né ansia, di punto in bianco decisi di smettere di fumare, bere vino, e troppo caffè, poi presi carta e penna – per la prima volta in vita mia, feci una cosa che sorprese anche me – e scrissi a mia madre: “mamma perdonami di tutto quello che ho fatto, dami un’altra possibilità.”. Scrissi anche ad una dottoressa del Sert di Torino, con la quale poi concordammo che alla fine della carcerazione, io sarei tornato in una comunità.

Una nuova vita

Finì la carcerazione e nel 1996, andai nel centro di recupero e lì trovai un giovane ad accogliermi, si chiama Bruno. Lo conoscevo già, tanti anni prima era per la strada con me, si bucava con me, una persona di cui io mi fidavo… Ora egli era davanti a me, e conosceva anche i miei problemi, perché io dal carcere avevo scritto a quella comunità per chiedere di essere accolto. Ero così sorpreso: “stai proprio bene! sei proprio un’altra persona!”. Egli rispose: “si, Giovanni, io sono davvero un’altra persona e, sai, ti dico subito che io non posso fare molto per te e per i tuoi problemi, però conosco la persona che mi ha aiutato e può aiutare anche te”.

E io subito: “bene, allora sono nel posto giusto, portami subito da questa persona, ho bisogno di parlargli, di rivolgergli alcune domande alle quali nessuno è riuscito a darmi risposta, di raccontargli delle cose che non ho mai detto a nessuno. Se veramente egli ti ha aiutato, presentamelo”. Lui mi guardò con un’espressione calma e seria, e disse: “Giovanni, la persona di cui tu hai bisogno, che mi ha aiutato ha risolvere i miei problemi, la persona che stai cercando si chiama Gesù Cristo”. “Bruno, ma che dici?” Egli rispose: “si, Giovanni, è Gesù!”. Pensai allora che lì forse qualcuno si facesse chiamare “Gesù”…ho pensato tante cose e poi ho incalzato: “ma di chi parli? che dici? chi è questo Gesù?”

Gesù che è morto per te, è risorto e vive!

E lui mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Giovanni, Gesù è il Figlio di Dio! Duemila anni fa Egli è venuto su questa terra e poi è morto sulla croce, per me e per te, per i miei e i tuoi peccati e il terzo giorno è risorto; quel Gesù di cui ci parlavano da bambini… io ho scoperto che esiste davvero, Egli è vivente, io gli ho parlato, gli ho chiesto aiuto e Lui mi ha aiutato!” Allora chiesi: “come gli hai parlato, ti ha aiutato, che cosa è successo?” “Semplice, ho pregato”.

Io ancora non capivo e continuavo con le domande: “ma che preghiera hai fatto? Ave Maria, Padre nostro? Che cosa è successo?” Egli rispose con naturalezza: “Giovanni, quando preghi, è come quando parli con me, tu chiedi a Lui ed Egli ti dona, t’aiuta.”. Compresi che quel mio vecchio amico egli aveva trovato davvero qualcosa che io non avevo.

Nella mia camera, da solo

Allora andai nella mia stanza, posai le valigie, e seduto sul letto e cominciai subito a pregare, a cercare questo Gesù e in quel momento ricordai che alcuni mesi prima nella cella del carcere, avevo già pregato in questo modo, chiedendo aiuto a Gesù ed Egli mi aveva già aiutato. Infatti, io la mattina dopo la preghiera nel carcere non avevo più l’angoscia, né il pensiero del suicidio.

Compresi che era possibile: “Se Gesù mi ha già ascoltato, poteva aiutarmi, quella cosa era alla mia portata, ed io potevo conoscere Gesù”. Pregai a parole mie con tutto il cuore. “Signore, tu mi hai già aiutato e Bruno, che non mi prende in giro, m’ha detto che tu esisti e mi puoi rispondere, allora fammi conoscere chi sei, rispondimi, ti prego!”

Qualcosa di eccezionale!

Non è eccezionale che io ho cominciato a cercare Dio, ma che Lui si è fatto trovare da me! Dopo una quindicina di giorni di ricerca continua e di preghiera a parole mie: “Gesù, dai, dove sei? Io lo so che ci sei! vieni, aiutami! fammi capire, fammi sentire la tua presenza!” Avvenne che proprio mentre stavo leggendo la Bibbia, la Parola di Dio, nel Vangelo di Matteo capitolo 11, e parlavo con gli altri ragazzi, fui assalito da un pensiero brutto, d’angoscia. Da una ventina di giorni ero lì, ma ora, all’improvviso, cominciai a sentirmi in colpa di tutte le cose che avevo fatto nella mia vita.

Quanti debiti avevo con gli spacciatori, quanti processi da affrontare in Tribunale, pensavo alla morte di mio padre, a tutti i dispiaceri che ho dato a mia madre, a tutte le amicizie che ho distrutto, a tutto il male fatto a me stesso e a tutte le persone che hanno cercato di aiutarmi. Ho sentito un peso enorme, come una montagna addosso, stavo di nuovo scivolando verso la depressione, tutti i vecchi pensieri mi portavano di nuovo nell’abisso…

…Ma i miei occhi si fermarono sulla pagina della Bibbia che io davanti, Gesù diceva: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi darò riposo.

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore e voi troverete riposo alle anime vostre”.

Non un libro comune!

Quello non poteva essere un libro comune, quello che mi dava la risposta giusta al momento giusto, era la Parola di Dio. In quel momento, vidi che Gesù Cristo stesso aveva parlato al mio cuore, perché nessuno conosceva quello che io stavo pensando, e che mi stava succedendo, ma Egli mi diede la risposta, mentre ero oppresso, Gesù disse a me: “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo”. Avevo bisogno di riposo: “e io vi darò riposo e voi troverete riposo alle anime vostre”.

Allora iniziai a ringraziare Dio, chinai il capo, e piangendo riconobbi che Gesù Cristo era il Figliuolo di Dio, il mio Salvatore, perché quell’angoscia, quell’oppressione mi faceva male, ma in quel momento mi sono sentito accettato per quello che ero, amato nonostante quello che ero stato. Per la prima volta, nonostante lo sporco dei miei peccati che mi passava davanti, avvertivo che non c’era giudizio su di me, nessuna condanna, su me scendeva la grazia e l’amore di Gesù, su di me c’era Dio, il Padre che mi aspettava con le braccia aperte. Senza esitare, pregai facendo un passo ulteriore: “si, io oggi ti riconosco come Dio, riconosco anche il tuo amore, che tu hai dato il Tuo Figliuolo per me. Ora vedo che tu, Signore Gesù, col tuo sangue prezioso hai lavato tutti i miei peccati, perciò ti accetto come mio Salvatore e Signore”.

Il giorno più bello!

È stato il giorno più bello della mia vita, mi sentivo leggero, e vedevo il futuro in modo nuovo. Affrontai in una maniera gioiosa e veloce il programma di recupero per tossicodipendenti; se nel lavoro avevo difficoltà andavo da Bruno, e siccome egli aveva conosciuto Gesù prima di me, gli chiedevo anche altre cose: “ ma che cosa mi sta succedendo? Io voglio fare la volontà di Dio, ma ho questo carattere permaloso, scontroso, orgoglioso; un giorno dopo un paio di mesi che lottavo con questo mio carattere pieno di difetti, egli mi guardò e con la solita semplicità disse: “Giovanni, tu adesso sei pronto per ricevere il battesimo nello Spirito Santo”.

E io di nuovo: “Ma che cos’è il battesimo nello Spirito Santo?” “Si, Giovanni, c’è scritto nella Bibbia che Dio l’ha promesso fin dall’Antico Testamento: Io spanderò il mio Spirito su ogni carne. Tu, Giovanni, sei pronto, vuoi che Dio ti modelli e ti aiuti a cambiare il carattere? Allora ricevi il battesimo nello Spirito Santo, lo puoi afferrare con la stessa fede con cui hai accettato la salvezza in Cristo”.

Il battesimo nello Spirito Santo

Allora io cominciai un’altra ricerca, e quando Dio vide che io ero serio, insistente, il 31 dicembre del ‘96, mentre con i ragazzi della comunità avevamo fatto una pausa per pregare, io dicevo: “Signore fammi ricevere la potenza del tuo Santo Spirito, affinché il mio carattere possa essere cambiato, la mia natura maggiormente trasformata dal tuo Spirito.” In quel momento, mentre stavamo pregando io cominciai a parlare in altre lingue, che non conoscevo, la mia bocca cominciò a parlare una lingua che io non conoscevo, e mentre parlavo quella lingua, avevo la sensazione di parlare con Dio.

Scese in me una nuova potenza e io ero certo che da quel momento in poi, Dio avrebbe operato maggiormente in tutti i miei pensieri, nel mio comportamento, per modificare radicalmente la mia persona. Egli l’ha fatto, perché dopo due anni io ho finito il programma.

Inserito nella società

Sono entrato nella società, ho ripreso a lavorare come muratore, senza più droghe, alcolici, o sigarette. Non ero più un tossicodipendente. Ho anche trovato dopo un anno e mezzo, una fidanzata, una cara credente, e dopo alcuni mesi di fidanzamento, ci siamo sposati. Ho cominciato ad avere in ogni cosa una vita regolare, un lavoro e, nell’ambiente della chiesa evangelica, dove avevo tanti nuovi amici, cercavo di rendermi utile in ogni modo, nell’evangelizzazione, anche davanti ai Sert, e agli ospedali, nelle stazioni, dove c’erano ragazzi che si drogavano come me un tempo.

Ora, avevo un messaggio da portare: “Io non mi drogo più e conosco una persona che può aiutare voi, come ha aiutato me!” Ho lavorato sodo, ho comprato una casa, onestamente, con il lavoro di muratore. E dopo cinque anni di matrimonio, un giorno c’è stata la possibilità di iniziare una nuova collaborazione con la comunità di recupero in cui io sono stato.

Veramente lo desideravo tanto, il mio cuore si è riempito di gioia e sono andato a lavorare con il Centro Kades. Prima ero uno scarto della società, nessuno mi accettava per quello che ero, sporco dentro e fuori. Invece, adesso sono nella posizione in cui posso aiutare gli altri.

Che trasformazione!

Le persone che una volta mi evitavano, oggi mi rispettano e mi chiamano addirittura “Signor Giovanni”, mai l’avrei pensato. A Dio tutta la gloria! Adesso io mi trovo in questa comunità come operatore, come quel mio amico, Bruno, che quel giorno mi accolse. Arrivano i ragazzi dalla strada con il bisogno di trovare delle risposte, e cercano di scaricare su di noi i loro problemi, ma io, come operatore sociale, dico: “…io non posso fare niente per te, ma conosco una persona che ha aiutato me e può aiutare anche te, può risolvere tutti i tuoi problemi, il suo nome è Gesù”.

Quante gioie il Signore mi ha fatto provare in questi nove anni di fede. Gesù mi ha dato tutto, vita, nuova vita, salvezza, battesimo nello Spirito Santo, gioia di appartenere a una famiglia grande che è quella dei figliuoli di Dio, un lavoro secolare, una casa, adesso mia moglie è in dolce attesa, aspettiamo un bambino da cinque mesi. Da alcuni anni, il Signore mi ha dato la gioia muovermi con un camper, per raggiungere i luoghi più malfamati, dove veramente il peccato, la droga, la disperazione abbondano.

Il camper

Ma noi crediamo nella Parola di Dio che ci dà speranza al cuore: “dove il peccato è abbondato, la grazia di Dio è sovrabbondata”, noi sappiamo in chi abbiamo creduto. E con il camper andiamo per fede, in preghiera, con la guida divina, andiamo in questi luoghi e parliamo della grazia e dell’amore di Gesù. Le persone che si trovano all’interno di questo tunnel, senza speranza, e accecate dal male, spesso dure, incredule, le vediamo che mentre noi cominciamo a parlare, nei loro occhi si accende una speranza. Queste sono ora le gioie più grandi per noi, quotidianamente vediamo accendersi nel cuore di altri, soprattutto delle persone che avevano il mio stesso problema, una luce meravigliosa.

Nel 1996 appena uscito dal carcere, andai in questa comunità, per essere liberato dalla droga, ma invece ho trovato la ricchezza più grande: Gesù, colui che mi ha liberato di tutti i miei peccati.
A Colui che può mediante la potenza che opera in noi fare infinitamente di più di quel che domandiamo e pensiamo a Lui sia la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età nei secoli dei secoli, amen” (Efesini 3:20-21).

Fonte: http://www.adimodena.it/

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