Gli orchi con la tonaca

orchiAll’inizio gli Stati Uniti, poi Irlanda e Germania, la questione della pedofilia all’interno della chiesa cattolica esplode nel mondo, in tutto il mondo tranne che in Italia.

Sembra che da noi il problema si presenti meno che altrove, ma almeno sessanta sono i casi insabbiati da vescovi o superiori religiosi. 

Il coperchio della pentola salta per la prima volta negli Usa, a Boston:oltre 500 persone denunciano di aver subito violenze sessuali in giovane età da parte di religiosi. Denunce che portano il cardinale Bernard Law alle dimissioni, colpevole di aver coperto quegli abusi, ma Law non subisce nessun provvedimento da parte del Vaticano, sino a quando papa Francesco rifiuta di incontrarlo e ne ordina l’allentamento prospettandogli un futuro di clausura.

Da Boston lo scandalo si allarga a macchia d’olio in altre diocesi statunitensi, fino alla più grande degli Usa, quella di Los Angeles, quasi cinque milioni di fedeli. 550 vittime di almeno 250 preti pedofili, la diocesi è costretta a vendere i propri beni immobiliari per risarcire oltre un miliardo di dollari.

Centinaia di casi accertati anche in Irlanda, come si legge nel rapporto Murphy, voluto dal governo irlandese. L’arcidiocesi di Dublino si preoccupa di mantenere per quanto possibile il segreto su quegli abusi “per evitare scandali e proteggere la reputazione della chiesa e preservare il suo patrimonio”, si legge nel rapporto che prosegue “il benessere dei bambini, la giustizia per le vittime erano subordinate a queste priorità”.

In Italia tutto tace, scriveva l’allora segretario della Cei monsignor Giuseppe Betori “Il fenomeno è talmente minoritario che bob merita attenzione”, invece anche da noi coperture, indulgenze e difese ad oltranza.

Come nel caso di don Giorgio Carli, prete altoatesino, assolto in primo grado nel 2006, accusato di aver ripetutamente violentato una ragazzina di 9 anni fino all’età di 14. Condannato in appello a 7 anni e mezzo di carcere e a 700 mila euro di risarcimento. Nonostante la condanna nessuna misura è stata presa dalla diocesi di Bolzano-Bressanone. La condanna di  don Carli viene annullata per avvenuta prescrizione del reato in Cassazione, dove il prete è difeso dal professor Franco Coppi, mica un azzeccagarbugli qualsiasi.

Ineffabile la diocesi “Pur se questa sentenza non  fa definitiva chiarezza, comunque ne deriva che don Giorgio Carli non può essere considerato colpevole essendo stata annullata la sentenza di secondo grado. Così ha valore la sentenza di assoluzione ottenuta in primo grado”.

Oppure don Marco Baresi, sacerdote quarantenne bresciano, condannato per violenza sessuale aggravata e continuata, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. A subire gli abusi un ragazzino che frequentava il Seminario minore della diocesi di Brescia, di cui Baresi era vicedirettore.

Comento della curia diocesana “Abbiamo fiducia che don marco saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti”. Convinzione errata, il prete, che già ha trascorso oltre quattro anni ai domiciliari, potrebbe tornare dietro le sbarre, dopo che la Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando la condanna in appello a sette anni e sei mesi.

Ancora don Marco Cerullo, vice parroco della chiesa del Santissimo Salvatore a Casal di Principe, arrestato in fragranza di reato e condannato in primo grado a sei anni e otto mesi per abusi sessuali su un bambino di 11 anni. Condanna confermata in Cassazione.

Cadute tutte in prescrizione le violenze consumate nell’istituto per sordomuti ‘Antonio Provolo’ di Verona, gestito dalla congregazione della Compagnia di Maria. Sessanta ex allieve dell’istituo, dopo decenni di sofferenze, hanno trovato il coraggio di denunciare quanto avevano subito.

Lo hanno fatto indirizzando una lettera al vicario della diocesi di Verona, Giampiero Mazzoni, si legge “Nella stanza adibita a confessionale, alcuni preti approfittavano del sacramento per farsi masturnbare e palapare a loro volta bambine e ragazze sorde. I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni dell’istituto”.

Queste vittime non chiedevano risarcimenti nè condanne penali, visto il tempo trascorso, solo giustizia. Ma non hanno trovato ascolto, i religiosi accusati hanno continuato a prestare servizio nell’istituto veronese.

Questi sono solo tre casi di un elenco molto lungo.

FONTE

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