Il denaro delle Chiese

Le Chiese protestanti regionali in Germania vogliono escludere le pecore nere dai loro investimenti finanziari. (Wiebke Rannenberg) Non basta investire il denaro delle Chiese protestanti regionali secondo criteri etici e sostenibili per avere le mani e la coscienza pulite, afferma il consigliere ecclesiastico Martin Kastrup, responsabile finanziario per la Chiesa regionale del Württemberg.

Le direttive delle Chiese
Qualche settimana fa vescovi e laici cattolici tedeschi hanno presentato l’opuscolo “Investimenti etici sostenibili”. La Chiesa evangelica in Germania EKD ha presentato già nel 2011 il suo “Leitfaden für ethisch nachhaltige Geldanlage” (“Manuale per investimenti finanziari etici sostenibili” – documento). Almeno da quella data le chiese protestanti dei Länder e molte organizzazioni e istituzioni ecclesiastiche protestanti si sono adoperate per rendere più trasparente la propria amministrazione. In gioco c’è comunque molto denaro. Non si tratta soltanto delle esigenze di risparmio delle parrocchie e delle Chiese, ma anche dei capitali delle loro istituzioni e soprattutto dei miliardi gestiti per le pensioni dei loro collaboratori.

30 miliardi di euro
I responsabili rifiutano di rivelare l’importo dei fondi da investire. Temono d’essere sommersi da proposte di investimento, dichiara uno di essi. Heinz-Thomas Striegler, della Chiesa evangelica dell’Assia-Nassau, non ha problemi al riguardo: la Chiesa del suo Land ha attualmente circa due miliardi di euro di investimenti. Sono ripartiti in fondi comuni di investimento, in istituti pensionistici, in fondi per la costruzione di chiese e in un fondo di investimento che la Chiesa dell’Assia-Nassau gestisce per conto delle parrocchie e delle istituzioni ecclesiastiche.
La Chiesa della Baviera ha, secondo quanto dichiara, 1,5 miliardi di euro in titoli mobiliari di investimento nelle sue immobilizzazioni contabili. La Chiesa evangelica luterana del Braunschweig dispone di 140 milioni di euro, di cui ha di recente reso più severi i criteri di investimento.

Rigore nelle valutazioni
Complessivamente, secondo la valutazione di Heinz-Thomas Striegler, le casse pensioni protestanti dei regimi di base e complementari, le banche protestanti e le Chiese dei Länder hanno, grosso modo, un totale cumulato di 30 miliardi di investimenti finanziari. Striegler è il presidente del gruppo di lavoro dell’EKD “Kirchliche Investments” (investimenti ecclesiastici). Questo gruppo ristretto di 30 membri discute criteri di finanziamento e redige una relativa guida. Il libretto, di 44 pagine, cita in apertura il Riformatore Martin Lutero, ma giunge presto al mondo degli investimenti, delle azioni, dei mutui e degli hedge funds. Tra le proposte si trovano criteri di esclusione, criteri positivi, la valutazione degli investimenti con i “creditori che intervengono effettivamente nel fondo”. Criteri di esclusione, come la pena capitale ancora in vigore e la produzione di armi, sono applicati rigidamente e sono sempre oggetto di nuove valutazioni.

Valutazione etica ed ecologica
I criteri positivi richiedono molte ricerche: il loro scopo è di “identificare e privilegiare, tra possibilità di investimento analoghe, quelle che sono da valorizzare dal punto di vista etico e sostenibile”, si legge nel manuale protestante. Per questo bisogna attribuire una valutazione “best of class” e “best in class”.
La prima valutazione indica le migliori fra tutte le categorie. In questo caso i settori sono messi a confronto gli uni con gli altri. La seconda indica il migliore nella sua categoria. Il fondo viene scelto all’interno di un settore, prima di tutto in funzione della sua conformità ai criteri etici e sostenibili, anche se il settore ha nel complesso una produzione antiecologica, per esempio nel ramo automobilistico.

Sicurezza degli investimenti
Accanto all’approccio etico, le Chiese cercano di individuare anche investimenti sicuri per il loro denaro. I responsabili finanziari delle amministrazioni ecclesiastiche regionali sono dunque chiamati a rispettare scrupolosamente i criteri di sostenibilità, ma le loro indagini e le loro decisioni vengono ulteriormente elaborate affidando i loro interessi ad agenzie di ricerca in materia di investimenti e a gestori di patrimoni.
I decanati della Baviera hanno così concluso, per investimenti di almeno 500.000 euro, contratti di gestione patrimoniale con alcune banche. La Chiesa bavarese ha potuto sopportare le perdite milionarie causate dal crollo finanziario del decanato di Monaco. Un collaboratore dell’amministrazione parrocchiale avrebbe fatto uscire dei fondi dalle riserve finanziarie per investirli “senza l’assicurazione contro i rischi richiesta per dei fondi di rating medio”, secondo il comunicato con cui la Chiesa regionale della Baviera ha riassunto il caso lo scorso novembre. (EPD/Protestinter; trad. it. G.M.Schmitt/voceevangelica.ch)

da: Voceevangelica.ch/

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