Il nostro pianeta fornisce in modo alquanto soddisfacente per le necessità degli abitanti ma non per assecondare la cupidigia umana.
Quante volte l’uomo s’interroga in merito al periodo attuale virale o ai disastri naturali con domande del tipo: “Quando finirà tutto questo?” o anche “Ma dove andremo a finire continuando così?”
In effetti, guardando da una prospettiva prettamente umana, le domande sono lecite e la preoccupazione dell’incerto futuro è comprensibile. Ci siamo resi conto di quanto siamo inermi, fragili, incapaci di poter intervenire contro la ribellione della natura. Ci siamo costituiti usurpatori, dominatori e sfruttatori assoluti.
Ci siamo permessi di diventare antropocentristi e anziché collaborare con il Supremo Creatore ci siamo sostituiti a Lui alterando tutte le leggi naturali e divine. La coscienza e la volontà di rispetto e di responsabilità si sono affievolite sino a scomparire per favorire azioni che provocano il degrado ambientale e sociale.
Quando l’egocentrismo personale diviene la priorità al proprio egoismo istantaneo e dissoluto, ciò che ruota attorno all’esistenza si conforma caratterizzando il nostro tempo al punto tale di approfittarsi dei nostri simili: inquinando, corrompendo o pervertendo la natura delle relazioni umane, in sintesi trattandoli come oggetti ed esigendo, per la nostra ambizione, di usare le loro potenzialità per il proprio tornaconto.
Siamo perfetti come struttura umana, non dobbiamo comandare al cuore di palpitare o ai polmoni di trasportare ossigeno ed eliminare anidride carbonica, sono organi autonomi, ma siamo imperfetti in ogni nostra azione e pensiero perché vi è sempre un rovescio in ogni medaglia e se crediamo di far bene a qualcuno ad altri potremmo far male, quindi siamo limitati e se anche ci diventa difficile ammetterlo abbiamo una scadenza e non solo rivolgendo il concetto alla vita stessa ma a tutta la razza umana.
Siamo la sola razza capace di autodistruggersi di rendere malvagio e impuro ciò che ci è stato concesso con tanto amore disinteressato. E NON POSSIAMO ACCUSARE DIO di essere severo o impietoso e neppure recriminare la natura dissennata a un moto perpetuo di circostanze inesorabili e inaspettate, ma possiamo attribuire le conseguenze continue ad azioni e scelte ottuse imposte dall’ansia di potere e di avidità.
“Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta, ed è arrivato il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra”. Apoc. 11:18
Dalla seconda guerra mondiale si è entrati in un vortice definito da alcuni “periodo di grande accelerazione” negli ultimi settant’anni notevoli progressi sono stati raggiunti in diverse aree: trasporti, comunicazioni, tecnologia, variazioni economiche e politiche inedite e il risultato finale è che il prezzo da pagare è esorbitante.
Alcuni scienziati ritengono che a causa dei continui cambiamenti climatici potrebbero verificarsi ulteriori catastrofi dagli effetti esponenziali. E’ innegabile che i cicli stagionali siano mutati per effetto dell’antropizzazione, il clima assume aspetti sconosciuti in alcune zone, tanto da estinguere faune in estinzione: marine, terrestri, volatili, insetti, piante e barriera corallina. Ciò vuol dire che ogni ora sul pianeta scompaiono 3 specie!
La trasformazione della condizione meteorologica altera le maree e le strutture cicloniche e anticicloniche che contribuendo allo stravolgimento delle temperature provocano lo scioglimento dei Poli Artico e Antartico e la progressiva perdita dei ghiacciai montani, importante risorsa di acqua dolce per l’uomo e per le numerose specie di animali e piante, che fanno parte degli ormai fragili ecosistemi di tutte le più importanti catene montuose nel mondo. Le tremende inondazioni che negli ultimi anni hanno colpito molti paesi nel mondo, la progressiva mancanza di acqua dolce o la preoccupante fragilità di animali e piante montane a rischio di estinzione, sono solo alcuni assaggi del rovinoso futuro che ci attende, se lo scioglimento dei ghiacciai non dovesse frenare.
Nessuna risorsa è risparmiata per il bene dell’umanità o per la salvaguardia del globo, gigantesche le azioni di sfruttamento: dall’estrazione mineraria all’urbanizzazione, dall’industrializzazione al dirottamento dei corsi d’acqua spesso inquinati dalle discariche di rifiuti solidi e da sversamenti abusivi sul terreno di solventi industriali.
Altro fenomeno preoccupante è acidificazione dell’ambiente ossia la presenza di sostanze acide (principalmente ossidi di azoto e anidride carbonica) nell’habitat: atmosfera, corsi d’acqua superficiali, profondi, oceani e suoli come la foresta di Hambach (Germania) che rischia di essere abbattuta per favorire l’estrazione di carbone dalla locale miniera o ancora il deserto di Atacama (Cile), ricco di litio utilizzato in vari settori ma soprattutto per la fabbricazione di batterie per le auto elettriche; la città di Norilsk (Siberia) è tra le città più inquinate al mondo a seguito dell’attività di estrazione e lavorazione di metalli pesanti di cui è ricca.
E che dire dell’atmosfera? Cosa respiriamo? Lo scorso anno l’inquinamento atmosferico ha causato la morte prematura di quasi mezzo milione di bambini nel loro primo mese di vita, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre è stato dimostrato che l’esposizione agli inquinanti atmosferici è dannosa anche per i bambini nel grembo materno giacché può causare un parto prematuro o un basso peso alla nascita e questi fattori sono associati a una maggiore mortalità infantile. Quasi due terzi dei 500.000 decessi di neonati documentati sono stati associati all’inquinamento dell’aria in-door derivante soprattutto dall’utilizzo di combustibili solidi come carbone, legno e sterco di animali, per cucinare.
È probabile che alcuni di questi effetti siano esistiti per secoli ma siano passati inosservati, poiché le persone hanno cucinato a lungo sui fuochi in spazi chiusi, attività che fa respirare il particolato soprattutto a donne e bambini, che trascorrono più tempo in casa. Tuttavia, il problema è ora aggravato dall’alta densità di popolazione di molte città in via di sviluppo e dall’inquinamento atmosferico esterno causato dai veicoli e dall’industria. Questi fattori significano che per centinaia di milioni di persone non c’è più via di scampo dall’aria inquinata.
Gli studiosi hanno affermato che ci sono stati pochi segni di miglioramento dell’inquinamento atmosferico negli ultimi 10 anni, nonostante l’aumento degli avvertimenti sui rischi derivanti dall’aria inquinata negli ultimi cinque anni. Nel 2019, almeno 6,7 milioni di decessi nel mondo sono stati causati dall’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico; un fattore che aumenta il rischio di ictus, infarto, diabete, cancro ai polmoni e altre malattie polmonari croniche. L’inquinamento atmosferico si attesta in questo momento come la quarta causa di morte a livello globale, sotto il fumo e la cattiva alimentazione.
Dall’inizio della storia l’uomo ha lasciato le tracce della sua esistenza. Quanti di noi hanno studiato i fossili, resti di organismi, animali o vegetali, che sono vissuti in epoche geologiche antecedenti a quella attuale? Quasi tutti noi sui banchi di scuola. E noi generazioni degli anni 2000 quali testimonianze tramanderanno?
Ogni ciclo produttivo del materiale ricavato dallo sfruttamento produce rifiuti, il più delle volte classificati speciali e in alcuni casi addirittura tossici. Per legge naturale ai potenziali consumi corrispondono gli scarti: resti di plastiche, cemento e alluminio ferro puro, titanio, nitruro di boro o il carburo di tungsteno o le materie plastiche, polietilene e polipropilene, ergo la durevolezza rendono probabile, un loro futuro ritrovamento: saranno i fossili della nostra epoca a parlare di noi.
Le scelleratezze umane stanno cambiando il pianeta dove viviamo e lo stanno conducendo al punto di non ritorno che inevitabilmente firmerà la scomparsa del nostro pianeta e se vogliamo chiamiamola pure visione apocalittica se la definizione ci fa sentire giustificati, nel distruggere il pianeta come se non ci fossero conseguenze. Mi chiedo se la nostra specie ama il proprio habitat e la natura. Dimenticando il senso del dovere o di colpa, sappiamo che solo tramite le azioni dimostriamo l’amore per la Creazione, e…amare significa prendersene cura, proteggere, rispettare e difendere. Un dato certo è che la natura, il pianeta, l’universo, possono vivere e continuare a generare e rigenerare anche in assenza dell’essere umano. Noi, al contrario, senza la natura, non esisteremmo.
“Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli.” Geremia 10:12
Lella Francese
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