Nelle prove e nelle difficoltà di questa vita, l’esempio di perseveranza della nostra sorella sia un incoraggiamento per noi in questo nostro cammino di fede.
Pace, mi chiamo Serafina e, anch’io come altri credenti, desidero dare la mia testimonianza.
Ho sessantun’anni, sono nata in Sicilia in una famiglia cattolica e all’età di sedici anni mi trasferii con la mia famiglia a Clivio in provincia di Varese.
Proprio di fronte casa nostra c’era una chiesa evangelica: prima d’allora non avevo mai sentito parlare di questa religione e inizialmente non mi piaceva, anzi pensavo che quelle persone fossero quasi matte per il loro strano modo di pregare e di lodare Dio.
Nel nostro cortile abitavano delle famiglie evangeliche tutte molto cordiali e gentili con noi, nonostante non ci conoscessero, dato che ci eravamo trasferiti lì da poco tempo. Fu tra quei credenti che conobbi mio marito, cominciammo a frequentarci e ovviamente la mia famiglia ne era contraria a causa della religione, ma a me non importava e così ci sposammo.
Ogni domenica trovavo una scusa per non andare in chiesa perché mi vergognavo e non avevo nemmeno tanto interesse. Una mattina, però, un pensiero mi venne alla mente: alcune persone rubano, uccidono o altro ancora e non se ne vergognano, mentre io mi creo problemi per andare in una chiesa evangelica?
Da quel giorno tutto cambiò! Dio aprì il mio cuore e l’accettai nella mia vita, non mi sentivo una matta nel lodarlo, anzi ne ero felice, e chi non lo sarebbe? Solo chi non ha ancora conosciuto il Signore Gesù e non l’ha accettato nella sua vita.
Purtroppo dopo qualche anno mio marito si ammalò, smise di frequentare la chiesa e da quel momento cominciarono seri problemi. M’impediva di andare in chiesa, così insegnavo i canti e leggevo la Bibbia ai miei due figli di nascosto e, quando mio marito era in ospedale, ne approfittavo per andare in chiesa; sembra brutto dire che facevo queste cose di nascosto, ma avevo bisogno della Parola di Dio per essere fortificata allora più che mai, viste le tribolazioni che dovevo affrontare. Tutta la chiesa pregava per noi, io mi sentivo benedetta da Dio e anche i miei figli erano contenti di andare in chiesa.
Un giorno vi fu un’agape in chiesa e delle sorelle ci invitarono ad andare. Ovviamente mio marito ne fu contrario, ma il Signore toccò il suo cuore e mi lasciò andare insieme ai miei due figli. Cominciai così a frequentare la chiesa liberamente, non più di nascosto.
Non per questo i problemi sono finiti, anzi da quel momento si può dire che sono aumentati, ma il Signore non mi ha mai abbandonata, si è sempre preso cura della mia famiglia; anche quando sembrava non esserci una via d’uscita a una situazione difficile, al momento giusto Dio ha provveduto. Un’infinità di volte ho potuto vedere la sua mano su di noi e le sue liberazioni, non era “il caso” come tanti potrebbero pensare. Nella sua Parola, infatti, ci sono scritte tante promesse, una delle quali è quella secondo cui Egli non ci abbandona: “Nel vostro comportamento non siate amanti del denaro e accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5).
Sono passati quarant’anni dal giorno in cui mi sono convertita e non me ne sono mai pentita, sono ancora ferma nel mio Signore, sapendo che solo con Lui starò al sicuro in ogni situazione e ho la piena certezza che mai mi deluderà. Nelle prove e nelle difficoltà mi ha fortificata, mi ha dato tanta forza e pazienza, virtù che non sono mie.
Prove e tribolazioni non sono ancora finite, ma so che il Signore mi sostiene e ho fede che un giorno vedrò la sua salvezza e la sua gloria nella vita di mio marito e di mio figlio minore.
Pace, Sorella Serafina
Tratto da: http://www.betaniachiesaevangelica.it/
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