Secondo le cifre ufficiali, gli stranieri in libertà in Francia rappresenterebbero il 6% della popolazione totale. Quelli in prigione, invece, rappresenterebbero il 18,5% sul numero complessivo dei detenuti. Lo ha rilevato il settimanale Minute, citando un rapporto inviato dal Sovrintendente Generale delle carceri, Jean-Marie Delarue, al Ministro di Giustizia francese, Christiane Taubira, per individuare una serie di migliorie da introdurre in cella, al fine di migliorare gli standard di vita.
A preoccupare, però, è un verbale redatto lo scorso 19 luglio dalla gendarmeria circa il clima imperante nel carcere di Pontet, in Vaucluse, dopo l’inizio del Ramadan: «Se ospitati nella stessa cella, alcuni giovani detenuti, di confessione non islamica, sono stati costretti sotto minaccia a mangiare ed a bere agli stessi orari e con gli stessi ritmi dei musulmani praticanti – si legge – Per evitare rappresaglie, v’è chi ritiene inevitabile soggiacere alle loro pretese». Quella in atto, insomma, è una forma di vera e propria persecuzione contro cristiani e non, una persecuzione silenziosa e, proprio per questo, ancor più vile e detestabile. Il rischio è che, prima o poi, le vittime decidano di abiurare alla loro fede e di divenire musulmani di rigida osservanza.
Secondo il documento apparso sulla rivista, gli agenti di Polizia Penitenziaria preferirebbero non parlare di questa situazione. Avrebbero paura. Non solo. Ciò che più allarma è che già ora «la maggioranza dei detenuti cristiani o atei mangi carne halal ed eviti il maiale… Presso il carcere, le teorie dei Fratelli Musulmani sono alquanto radicate ed anche seguite dai prigionieri. Chi, tra questi, si dimostri psicologicamente più fragile diviene un bersaglio» per questa sorta di inedita conquista islamica delle carceri francesi:«Su di loro vengono esercitate pressioni fino a farli cedere e piegarli alla volontà dei loro compagni islamici di cella».
Ciò dovrebbe rappresentare – e non solo Oltralpe… – un campanello d’allarme. Circa la metà dei 69 mila galeotti in Francia è di cultura o di religione musulmana. Ed il carcere – lo confermano i dati delle forze dell’ordine riportati anche dalla grande stampa – rappresenta il primo canale di reclutamento delle giovani leve occidentali della jihad. Attualmente sono una settantina i detenuti, che chiamano alla preghiera tutti gli altri ed in possesso di libri salafiti, secondo quanto rivela Bruno Clément-Petremann, capo dello Stato Maggiore di Sicurezza dell’amministrazione penitenziaria francesi.
Segnali molto chiari: come sottovalutarli?
Fonte: http://www.nocristianofobia.org/
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