Intervista esclusiva a Johan Companjen, Presidente di Open Doors

johanFerite da fasciare” è il titolo della quinta Conferenza Missionaria di Porte Aperte, che si è tenuta quest’anno a Catania”, con lo scopo primario di diffondere la realtà della Chiesa perseguitata. L’ospite d’eccezione che abbiamo avuto l’onore di intervistare è stato Johan Companjen, missionario che ha servito per oltre 31 anni la Chiesa Perseguitata, viaggiando in Europa dell’Est, in Cina, in Africa, in America Latina e in seguito, nel mondo musulmano.

Ad accompagnarlo il più delle volte nelle zone più rischiose del mondo c’era Anneke Companjen, moglie di Johan, è autrice di due libri che raccontano le vicende delle donne perseguitate per la fede. Ma, Johan Companjen, è stato anche missionario in Vietnam, quantunque a lavorato per molti anni con Porte Aperte, diversi dei quali in qualità di presidente internazionale e proprio in qualità di Presidente emerito della missione Porte Aperte ha acquisito una profonda e diretta conoscenza della Chiesa Perseguitata, ci racconta la sua testimonianza di vita e quello che anche noi possiamo fare per i cristiani perseguitati nel mondo.

La testimonianza di vita di Johan Companjen rispecchia la cronaca internazionale degli ultimi tempi ci ricorda quanto sia reale la persecuzione a danno dei cristiani e, l’ondata di violenze in vari paesi nel mondo, documentata con reportage dettagliatissimi dalle TV e dai periodici nazionali e internazionali, non è altro che la punta di un iceberg.

Porte Aperte (Open Doors International è il nome con cui si conosce a livello internazionale) è un’agenzia missionaria attiva da oltre 55 anni nel campo del sostegno ai cristiani perseguitati. Nasce dalla visione di un singolo missionario, conosciuto come Fratello Andrea “Il contrabbandiere di Dio”. L’opera di questo missionario, iniziata nel 1955 portando Bibbie oltre la Cortina di Ferro, oggi è diventata un’organizzazione attiva e strutturata in oltre 60 paesi.

Sfidando il controllo del KGB russo durante la Guerra Fredda, Fratello Andrea distribuì materiale cristiano ai credenti in difficoltà in buona parte del blocco sovietico. Anni dopo, la sua attività giunse in Cina, anche attraverso piani avventurosi come il Progetto Perla, grazie al quale in una notte 1 milione di Bibbie vennero consegnate sulle spiagge cinesi, progetto che la rivista Time Magazine non esitò a definire “una spedizione impavida”. Dalla Cina al Medio Oriente passando per l’India e dall’America Latina all’Africa, la sfida di quest’uomo si trasformò in un ministero senza confini, che oggi  sostiene e aiuta milioni di cristiani perseguitati nel mondo.

Corea del Nord, Iran, Arabia Saudita, Yemen, Afghanistan, tutti Stati in cui quasi non sorprende apprendere  che i cristiani subiscano torture, vessazioni, incarceramenti o, nella peggiore delle ipotesi, sparizioni e uccisioni. Ma la lista è lunga e contiene Stati che potrebbero sorprendere l’opinione pubblica italiana, come le bellissime Maldive (meta turistica ambita da moltissimi connazionali), le imponenti Cina e India (punti di riferimento economici mondiali), per non parlare della lunga lista di paesi africani (dal Marocco alla Libia, dall’Eritrea all’Etiopia passando per la Somalia e l’Egitto, senza dimenticare Algeria, Nigeria, Mauritania, Sudan, ecc.).

Porte Aperte ha soccorso milioni di cristiani e ha provveduto al sostegno spirituale e legale dei prigionieri, vessati e perseguitati unicamente per aver manifestato la loro fede cristiana, offrendo inoltre aiuti economici alle loro famiglie e alle famiglie dei martiri. In questo momento opera attraverso moltissimi progetti, che spaziano dagli aiuti umanitari di prima necessità al sostegno spirituale e psicologico alle vittime, dalla fornitura di materiale formativo cristiano alla costruzione di infrastrutture utili alle comunità locali e molto altro.

Oggi Porte Aperte ha pubblicato la World Watch List 2014, la nuova lista dei 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Senza ombra di dubbio, la persecuzione dei cristiani nel mondo è in crescita e si conferma anche quest’anno l’estremismo islamico come fonte principale (non l’unica) di tale persecuzione, in ben 36 stati su 50 presenti nella lista. Nella top 10 sono 9 gli stati a maggio (Somalia, Siria, Iraq, Afghanistan, Arabia Saudita, Maldive, Pakistan, Iran e Yemen).

La Corea del Nord è ancora al °1 posto per il 12° anno consecutivo. Si stima che tra 50.000 e 70.000 cristiani soffrano negli orribili campi di prigionia nordcoreani. Persiste poi il trend di incremento della persecuzione in Africa, con la Somalia addirittura al 2° posto, il Sudan all’11° e l’entrata nella WWList direttamente al 16° posto della Repubblica Centrafricana, nazione al limite del collasso.

La guerra civile in Siria anche nel 2013 ha devastato il paese, salito addirittura al 3° posto: la specifica vulnerabilità della comunità cristiana in questo conflitto è ormai un fatto accertato, dopo la presentazione in sede ONU e UE dei nostri rapporti sulla condizione dei cristiani. Ma peggioramenti preoccupanti si registrano anche in Pakistan, entrato nella top 10, Tunisia, oltre che in Iraq.

I paesi con il più elevato numero di violenze contro i cristiani (omicidi, rapimenti, stupri, distruzioni di chiese) sono: Repubblica Centrafricana, Siria, Pakistan, Egitto, Iraq, Myanmar, Nigeria, Colombia, Eritrea e Sudan. La presenza nel territorio e il contatto diretto con i cristiani permette di avere una maggiore chiarezza sulle specifiche situazioni, comparandole a dati raccolti da altre fonti attendibili (ONG, agenzie, ecc.).

Isacco Provenzano – Notizievangeliche.com

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