La città di Nazareth esisteva certamente anche al tempo di Gesù

nazarethPiù passa il tempo, più l’analisi critica dei Vangeli viene approfondita e più ci viene restituita un’immagine del Gesù storico che è tranquillamente sovrapponibile a quella che tutti i cristiani hanno ricevuto nella loro educazione.

Ma, come è giusto accettare le numerose conferme che arrivano dalla comunità scientifica sulla storicità di Gesù, è altrettanto doveroso tenere in considerazione le perplessità o le smentite di alcuni particolari sulla vita del Nazareno. Una questione assai discussa in campo accademico, ad esempio, è la sua città di nascita. Betlemme, come da sempre viene insegnato, oppure Nazareth? Gli studiosi sono divisi, anche se quest’ultima sembra essere sostenuta dall’opinione dominante. John P. Meier, docente di Nuovo Testamento alla Notre Dame University, tra i principali biblisti viventi e colui che è riuscito volutamente ad offrire, nel suo monumentale lavoro, l’opinione sulla vita del Gesù storico maggiormente condivisa dai suoi colleghi, seppur tendente anche lui ad accreditare Nazareth come effettivo luogo di nascita, ammette che «non è possibile avere certezza su questo punto» (J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol.1, Queriniana 2008, p.210). Diversi studiosi, infatti, sostengono la storicità della nascita a Betlemme, il prof. Jerome Murphy-O’Connor, docente di Nuovo Testamento presso l’École Biblique di Gerusalemme, è stata forse la voce più autorevole tra essi.

In entrambi i casi, tuttavia, la vera città di origine di Gesù è stata Nazareth, in essa è avvenuta l’Annunciazione a Maria e in essa il Messia ha abitato ed è cresciuto. Non a caso, viene chiamato il Nazareno. Ci è stato tuttavia segnalato un articolo di un miticista scettico, René Salm, il più recente critico dell’esistenza storica della città di Nazareth ai tempi di Gesù. «Se Nazareth non esistesse», ha scritto Salm, «significa che gli evangelisti hanno mentito in modo piuttosto significativo. Dopo tutto, tale luogo è citato almeno dieci volte nei Vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli. In altre parole, questo non sarebbe un singolo errore, ma un’invenzione calcolata e ricorrente nei vangeli». Questo comprometterebbe totalmente l’attendibilità degli scritti evangelici ed infatti, continua Salm, «la paletta dell’archeologo fa paura perché potrebbe dimostrare che le cose non sono accadute come dicono le Scritture, quindi la Bibbia non è la parola di Dio». Lo scettico si avventura quindi in una lunga (quanto scarna di note bibliografiche) ricostruzione storica della cittadina, affermando: «possiamo quindi trarre una conclusione scioccante per i fedeli cristiani: l’archeologia mostra abbastanza chiaramente che i racconti evangelici di Nazareth sono fittizi, non veri. Stando così le cose, si può chiedere: “Anche Gesù di Nazareth è stato una finzione?”».

Per lui, la cittadina è stata abitata durante l’età del Bronzo, ma non annoverò alcun abitante ai tempi dei romani, nel I secolo. Basandosi sulle tombe rinvenute nell’area, afferma che venne ripopolata nel II° secolo dagli ebrei in cerca di nuova sistemazione dopo la distruzione di Gerusalemme. Per confutare tale tesi, bisognerebbe innanzitutto prendere sul serio tale René Salm, e questa è la parte più difficile. Non soltanto questo signore è privo di qualunque titolo accademico in ambito storico o archeologico, ma nemmeno presenta le sue credenziali generali. Senza considerare che si autodefinisce “miticista”, negando quindi l’esistenza storica di Gesù di Nazareth, una posizione antiscientifica che non è più possibile sostenere nel 2016.

Potrebbe comunque dire cose vere, anche senza competenze specifiche, per cui vale la pena -data anche l’ampia visibilità che ha guadagnato sul web- replicare alle sue affermazioni. Bisognerebbe però premettere una notazione fondamentale, ben espressa dallo studioso agnostico Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento presso l’Università del North Carolina: «Una delle asserzioni più frequenti negli scritti dei miticisti è che Nazareth non sarebbe mai esistita, la logica inerente a questa tesi sembra quella secondo cui se i cristiani inventarono la città di Gesù, probabilmente inventarono anche il personaggio. Potrei sbarazzarmene con relativa facilità, facendo presente che è un’argomentazione poco pertinente: se Gesù è esistito, come suggeriscono le prove a nostra disposizione, ma Nazareth è un’invenzione, come asseriscono i miticisti, ebbene Gesù arriverà da altrove. Che Barack Obama sia nato o no negli Stati Uniti non conferma e non smentisce il dato della sua nascita» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins Publishers 2012, p.194). E’ una tesi non pertinente sulla storicità di Gesù, dunque.

Entrando nel merito, stupisce che Salm dia ampio risalto a qualcosa che gli studiosi sanno da tempo: Nazareth non è mai menzionata nella Bibbia ebraica, negli scritti di Giuseppe Flavio o nel Talmud, ma compare per la prima volta solo nei vangeli. Capiremo, alla fine di questo articolo, il perché. Lo stesso Ehrman dedica un’ampia risposta proprio alle tesi di questo scettico, dopo aver a sua volta sottolineato che non si tratta né di uno studioso, né di un archeologo. Salm sottolinea che le tombe ritrovate nell’area di Nazareth non erano in uso nella Galilea della metà del I secolo, pertanto non risalgono ai tempi di Gesù e quindi la cittadina non esisteva. «E’ difficile comprendere perché le tombe di Nazareth che si possono far risalire all’epoca immediatamente successiva dovrebbero indicare che ai tempi di Gesù non c’era una città. In che modo il fatto che si possa stabilire l’esistenza di un centro abitato in un periodo più tardo dimostra che in precedenza la città non era popolata? Il fatto che nessuna delle tombe ritrovate risalga all’epoca di Gesù che cosa dimostra? Assolutamente nulla» (p. 197), ha risposto il prof. Ehrman. Inoltre, occorre considerare che le tombe delle persone non facoltose (nessuna testimonianza di famiglie facoltose a Nazareth) erano poco profonde e non sepolcri scavati nella roccia come quelle trovate in epoca successiva. «Non succede quasi mai che le fosse dei poveri resistano tanto a lunga da essere scoperte dagli archeologi» (p. 197), scrive lo studioso. Tuttavia, a proposito di tombe, il biblista americano Jack Finegan, professore emerito di Storia del Nuovo Testamento e Archeologia al Pacific School of Religion di Berkeley (California), ha precisato: «Delle ventitré tombe ritrovate, due di esse contenevano ancora oggetti come lampade di ceramica, vasi e recipienti di vetro risalenti al I, III o IV secolo dell’era cristiana. Quattro delle tombe erano invece chiuse con pietre rotolate, un tipo di chiusura tipico del tardo periodo ebraico, fino al 70 d.C. Dalle tombe, pertanto, si può concludere che Nazareth era un insediamento fortemente ebraico nel periodo romano» (J. Finegan, The Archaeology of the New Testament, Princeton University Press 1992, pp. 44-46). Ovvero, al tempo di Gesù.

Al di là dei «macroscopici errori logici» (p. 198) della tesi di Salm relativi al fianco della collina dove tradizionalmente viene collocata Nazareth, Ehrman riferisce che «molti reperti archeologici degni di fede indicano che Nazareth esisteva ai tempi di Gesù e che, analogamente ad altri villaggi e cittadine di quella parte della Galilea, era stata edificata sul fianco della collina, nei pressi delle future tombe scavate nella roccia. Inoltre, gli archeologi hanno portato alla luce una fattoria collegata al villaggio che risale all’epoca di Gesù» (p. 198). Ehrman si riferisce al ritrovamento del 1996-1997 di una sorta di azienda agricola di epoca romana, con terreno agricolo, torchio, torri di guardia, pietre per la frantumazione delle olive, sistemi di irrigazione e un’antica cava, sono state anche rinvenute 165 monete risalenti al periodo ellenistico, al XIV o XV secolo, ma anche a quello romano, in cui visse Gesù. Questo ha portato gli studiosi a sostenere che «la prova archeologica a disposizione, suggerisce che l’insediamento di Nazareth è esistito nel periodo del Secondo Tempio, compresa la zona intorno alla attuale Basilica dell’Annunciazione».

Il prof. Gregory Jenks, della facoltà di Teologia presso la Charles Sturt University, ha anche segnalato che gli antichi materiali ritrovati sotto l’attuale convento delle Sisters of Nazareth, scoperti nel 1884, sono stati datati al I° secolo, basandosi su analisi stratigrafiche (K.R. Dark, “Early Roman-Period Nazareth and the Sisters of Nazareth Convent” Antiquaries Journal 2012). Nel 2009, inoltre, è stata anche scoperta a Nazareth una casa risalente al tempo di Gesù, come l’archeologa Yardenna Alexandre, direttrice degli scavi dell’Israel Antiquity Autority ha confermato a Ehrman. I frammenti ceramici collegati all’abitazione, spaziano dal 100 a.C. al 100 d.C., i vasi sono di gesso e argilla, a conferma della povertà di chi l’ha abitata. Lo ha spiegato la stessa Yardenna all’Associated Press, scrivendo: «La prima abitazione trovata a Nazareth può essere fatta risalire al tempo di Gesù. Le scoperte suggeriscono che Nazareth era un piccolo villaggio fuori mano composto da circa 50 case, costruite su un appezzamento di crica quattro acri (1,6 ettari), popolato da ebrei di modesta condizione economica». Non sorprende, dunque, che tale insignificante cittadina non sia mai stata nominata dalla Bibbia ebraica, da Giuseppe Flavio o dal Talmud.

Grazie a tutte queste prove, nessuno studioso serio mette più in dubbio l’esistenza di Nazareth nel I° secolo. Diversi archeologi hanno anche direttamente replicato a Salm, tra essi Ken Dark, direttore del Nazareth Archaeological Project: «Non ci risulta che Salm possieda titoli in ambito archeologico o che vanti esperienze di lavoro sul campo», ha precisato prima di replicare dettagliatamente a tutte le sue asserzioni. «Nel complesso, la sua tesi di fondo è insostenibile sul piano archeologico» (K. Dark, Review of Salm, Myth of Nazareth, in “Bullettin of the Anglo-Israel Archaelogical Society”, 2007). Gli archeologi Stephen J. Pfann e Yehudah Rapuano, a loro volta hanno scritto: «le valutazioni personali di Salm rivelano una mancanza di competenza nel settore e l’assenza di una seria ricerca delle fonti. La sua analisi e critica vanno relegati nell’ambito del “mito”» (S.J. Pfann & Y. Rapuano, On the Nazaret Village Farm Report: A Reply to Salm, in “Bullettin of the Anglo-Israel Archaelogical Society”, 2008). Ecco che fine fanno le tesi dei miticisti: ridotte, loro sì, a dei “miti”.

La redazione | uccronline.it

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook